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La legge di attrazione nel golf

Questa storia di Ronca Saverio ha dell’incredibile. E’ quanto di più si avvicini alla LEGGE DI ATTRAZIONE NEL GOLF,che recita: desidera intensamente un risultato, credi che lo otterrai, immaginalo già ottenuto con tutti i particolari sensoriali, poi lascia andare ogni aspettativa, gioca contento e lo otterrai.

Saverio è arrivato primo ad Arzaga, alla finale BMW (quella dove io sono arrivata seconda a pari merito) sapendo in anticipo che avrebbe vinto.

Eppure Saverio non è, come me, un appassionato di magia, legge di attrazione, magari non ha neanche letto “The Secret”… Ma allora come ha fatto?

Ha iniziato a dirsi che avrebbe vinto, visualizzandosi in finale a  Singapore e immergendosi nel clima tropicale caldo-umido che vi avrebbe trovato!!!

Si è guardato allo specchio e si è detto vincerò io. Il suo obiettivo era giocare 90 colpi e ne ha giocati 92. Se penso che giocava un colpo più di me, lui 24 e io 23… Se lo avessi conosciuto ad Arzaga avrei carpito il suo segreto e sarei arrivata prima anch’io… Ma lo ringrazio lo stesso di questa opportunità che mi dà di convalidare la legge di attrazione e di capire come agisce nel golf.

Per riassumere ci vuole, nell’ordine:

una forte motivazione (lui vuole essere apprezzato dai soci del circolo, vuole vincere in rappresentanza del  suo circolo, come il prode condottiero di una battaglia)

un obiettivo ben preciso: giocare un certo numero di colpi 100, 95 poi 90.

una convinzione che sconfina nel delirio (!) in altre parole una fede incrollabile in se stesso (ho detto a tutti che vincerò io).

la visualizzazione del risultato con particolari sensoriali (essere a Singapore a giocare, chiede agli amici che tempo farà a marzo a Singapore!)

Il lasciar andare l’aspettativa e pensare solo a concentrarsi sul gioco in gara.

Il desiderio di divertirsi e stare nel presente

Il coraggio di perseguire il suo obiettivo contro ogni forma di logica prudenza (non ascolta l’amico e fa par all’ultima buca, conquistando la vittoria)

I festeggiamenti del risultato raggiunto (vedi foto di Saverio attaccato al rubinetto della birra)

leggi la sua storia e impara a mettere in pratica la legge di attrazione:

Ho 43 anni ed ho iniziato questa fantastica avventura da circa 1 anno e mezzo un po’ per caso grazie alla mamma di una mia amica. (io da solo non ci sarei mai andato).

Dalla prima palla colpita è scattata la “malattia”(perché questa è una malattia), all’inizio giocavo per la voglia di evadere dallo stress quotidiano poi sono iniziate le prime gare di circolo e la voglia di non perdere o di essere protagonista alla premiazione mi ha fatto scattare un’altra molla mi sono reso conto che era bello arrivare primo, giocare bene scendere qualche colpo ad ogni gara (di circolo) avere una considerazione diversa da parte di persone che giocavano da anni e  volevano giocare con me.

Per fortuna il nostro è un campo a 3 buche, campo pratica e putting green con 18 buche, ogni volta una sfida, gli approcci, il putt, il giro in campo sempre con formule diverse ed ogni volta è una gara, ora penso che questo mi ha aiutato molto nel darmi uno stimolo sempre a fare meglio, a reggere la pressione di persone (una in particolare, Enrico D’antonio) che snobbava sempre i miei colpi più belli, non mi diceva mai bravo e quando giocavo con lui ero sempre in difficoltà ,io ho sempre cercato la sua considerazione ed alla fine l’ho ottenuta ed ho capito che lui lo faceva per me.

Questo mi è servito nelle gare perché trovi sempre qualcuno che ti è un po’ antipatico od arrogante ma io riesco ad ignorarlo ed andare avanti per la mia strada.

All’inizio giocavo sempre cercando di fare meglio dei miei compagni di team ma ora i miei obbiettivi sono altri, quando ho iniziato a pensare di scendere sotto i 100 colpi e non al risultato il mio gioco è cambiato, poi sono passato a 95, a 90 ora voglio scendere sotto i 90 (ci sono riuscito solo una volta) e mano a mano che scendo i colpi scende anche l’hcp. Quindi penso che alla fine in campo sono solo io ed il mio obiettivo.

Ora gioco 21,3 ma vorrei arrivare almeno a 19, non mi piace molto allenarmi nel senso di stare ore in campo pratica a tirare centinaia di palline, come ti ho detto sopra il mio allenamento (inconsciamente) lo faccio con le varie sfide.

Faccio poche lezioni, ma mirate ad un determinato tipo di gioco quando ne sento la necessità e quando ho perso un po’ di fiducia nello swing, riesco ad andare al campo almeno una volta a settimana e fisso il sabato e la domenica.

Di gare ne ho vinte diverse, sono secondo in classifica generale di circolo, quando ho vinto la qualifica per la BMW alcuni erano felici per me ed altri un po’ invidiosi ma da allora quando arrivo in campo, mi vogliono sfidare, mi cercano è la cosa mi riempe di orgoglio.  

La mia motivazione per arrivare ad Arzaga è stata la voglia di emergere di fare una cosa che altri pur preparandosi per mesi non sono riusciti a fare, io mi sono alzato la mattina, mi sono guardato allo specchio e mi sono detto “vai e vinci” non ci crederai, ma e così.

E così è stato tornando al circolo mi sono reso conto che la considerazione come giocatore nei miei confronti era cambiata e la cosa mi ha spinto a cercare sempre di fare meglio.

Durante i mesi che mi separavano dall’evento mi sono sempre più convinto di poter vincere ed ho iniziato a dire a tutti:

“ma secondo te che tempo fa a Singapore a marzo?” Poi non potevo fare una brutta figura e sono stato “costretto” a vincere.

Arrivando ad Arzaga all’inizio avevo un po’ di timore, pensavo questa è gente che gioca da più tempo di me, ha più esperienza, spero di non fare brutta figura, questo pensiero è durato poco perché ho iniziato a dirmi che ce la potevo fare, di giocare senza cercare di strafare facendo cose semplici escludendo gli altri c’ero solo io ed il campo con l’obiettivo di 92 colpi ci dovevo credere.

La sera a cena coi compagni di tavolo ho iniziato a dire domani vinco io lo stesso negli spogliatoi e loro dicevano”si vabbè poi vediamo” questo è stato uno stimolo in più.

La notte ho dormito poco, ogni tanto mi alzavo e provavo lo swing, arrivando al campo avevo un po’ di crampi allo stomaco poi sono andato in campo pratica mezz’ora di uscita dal bunker, mezz’ora di approcci, ho tirato 10 palline e poi via sul putting green avevo capito che la gara si vinceva sul putt sono stato a praticare fino al momento della partenza.

Il primo tiro è sempre un’incognita, dopo aver visto tre tiri fuori ho iniziato a pensare vabbè di peggio non posso fare, ho chiuso la prima buca in 4.

Da quel momento ho chiuso gli occhi e c’ero solo io, sulle seconde nove sono andato un po’ in crisi facevo slice, ganci ma riuscivo a fare dei buoni colpi di recupero e la pratica degli approcci e del putt mi è servita per farmi avere un gioco decente.

Devi sapere che io non mi conto mai i punti vado a sensazione, ma alla 17 dopo un disastroso 5 vado a contare ed avevo 36 punti a quel punto mi sono detto “se vuoi portare qualcosa a casa devi fare 4” alla 18 avevo 2 colpi un quattro erano 4 punti abbastanza per farmi rientrare nel mio obbiettivo non pensavo alla vittoria.

Ho tirato il mio legno 3 (non gioco quasi mai il drive) palla centro fairway il mio accompagnatore, Gianluca, mi ha detto “tira un ferro 7 in sicurezza c’è acqua a sinistra, bunker sotto il green, fuori limite a destra gioca per fare 6 e potresti fare 5”

L’ho guardato e gli ho risposto “ sono venuto per vincere, tiro al green dammi l’ibrido 4” mi esce un bel colpo palla altezza bandiera 15 metri a destra sull’avant- green nel frattempo mi facevo le foto con il tramonto alle spalle( ero nel penultimo fly) da quella posizione Gianluca mi dice: fai un putt di approccio ed io “ dammi il sand” palla ad un metro dalla buca, putt e faccio il 4.

Controlliamo gli score ricontrollo il punteggio e penso “40 punti è un buon risultato di sicuro non ho fatto brutta figura”  a quel punto ho avuto la sensazione di potercela fare ma non avevo il coraggio di andare in club house a controllare gli altri risultati, sono stato un po’ sul putting green ho fumato diverse sigarette e mi sono avvicinato alla club house.

Gianluca è arrivato dicendo: hai vinto ed io dicevo non dire st……..te,  poi ho visto Maurizia del club Volturno, ci siamo salutati e le ho chiesto come avesse giocato. Aveva vinto il 1^ lady dopo le congratulazioni, le mi chiede i miei punti e le dico 40 anche lei mi dice hai vinto… La sensazione è stata strana, pelle d’oca, non ci credevo, c’era ancora un altro fly che doveva consegnare gli score, dopo un po’ entro e vedo il video” 1° netto Ronca Saverio- Salerno 40 punti. Una gioia immensa, ed ora che faccio???

Poi sono arrivate le telefonate, il direttore, il presidente, gli amici ed io a raccontare buca per buca tutta la giornata stavo fuori dalla pelle, alla premiazione non ero ancora riuscito a fare la doccia.

 

I miei compagni di tavolo e quelli dello spogliatoio mi dicevano “cazzo hai vinto veramente”ed io con un aria di finta tranquillità rispondevo “ve l’avevo detto che avrei vinto”

Dopo questa gara sono tornato cambiato, ho molta più convinzione nei miei mezzi ed ho capito che le lezioni e la pratica servono ma se non hai la testa non vai da nessuna parte.

La sera ho festeggiato in un pub e mi sono ubriacato di birra.

Tornando al circolo tutti si sono congratulati ed è partita una corsa all’autoinvito a Singapore, mi hanno chiesto di far parte del consiglio direttivo del circolo.

Due settimane dopo gara di circolo a Fiuggi dove ho sempre giocato max 32 punti mi sento obbligato a vincere infatti chiudo con altri 40 punti,

dopo due settimane finale nazionale go golf trophy secondo con 38 punti

settimana scorsa finale nazionale D.I.G.A. due giorni di gara il sabato all’Argentario con 41 punti la domenica al pelagone con 33 punti per chiudere 1° assuluto.

Quando vado a giocare fuori non vado come Ronca Saverio, ma sento di essere un rappresentate del golf club Salerno e se dovessi vincere la mia è una vittoria del circolo.

Tornando alle altre cose che mi hai chiesto, se sbaglio un colpo cerco di dimenticarlo il prima possibile, quando vedo il green non penso a tirare alla bandiera, ma ad un punto dove secondo me posso avere una buona posizione per il putt.

Ad ogni colpo credo in quello che voglio fare, poi l’elemento fortuna è sempre una cosa che conta, cerco sempre di fare un approccio che mi consente di stare a 2 o 3 metri dalla bandiera.

A volte capita che all’improvviso vedo buio e non riesco più a giocare, allora inizio a cambiare guanto, mastico gomma, fumo, gioco ferri più corti per andare in fairway e riprendere la fiducia, mi fermo è mi dico che stai facendo? Riprendi a giocare che lo sai fare, il più delle volte funziona.

La cosa fondamentale è pensare positivo, se vai sulla palla pensando a destra c’è acqua al 99% andrai in acqua.

Non mi sento un miracolato per la vittoria ad Arzaga: ho ottenuto quello che volevo e ci ho creduto fino alla fine non ti nascondo che sto iniziando mentalmente a lavorare per fare bene anche a Singapore.

Penso di averti detto quasi tutto (purtroppo i miei riti scaramantici non te li posso raccontare altrimenti dovrei cambiarli) e di aver soddisfatto le tue aspettative cerca tu di capire quello che provo quando gioco perché io non lo so, voglio solo divertirmi e passare una giornata in tranquillità e con gli amici spero di essere stato abbastanza esauriente.

 Sì Saverio sei stato esauriente e hai raccontato benissimo la tua storia però ora tutti noi ti chiediamo una lezione di riti scaramantici!

Intervista a Gianni, golfista-papà-scrittore-imprenditore

gdavico_golfHo conosciuto Gianni Davico sul web, ha un blog come me ed è un golfista appassionato di prima categoria che vuole diventare professionista anche se ha superato i 40 anni.  Lo stile di pensiero di Gianni è simile al mio: anche lui parla di felicità, equilibrio, stima di sé e… di golf.

Lui di golf ne sa MOLTO più di me, soprattutto dal punto di vista tecnico (è 4 di handicap…), ma le sue aspettative golfistiche sono totalmente diverse dalle mie e così è diverso anche l’impegno e la dedizione.

Alessandra: Cosa ti affascina del golf? 

Gianni: In una parola, la sfida con se stessi e la ricerca continua del superamento dei propri limiti. È vero che ci sono tanti aspetti del golf assai piacevoli (conoscere persone interessanti, vedere luoghi incantevoli, mantenersi in forma fisica, il divertimento e così via), che naturalmente costituiscono una parte importante del tutto. Ma se riuscirò nel mio intento – diventare professionista entro i 45 anni, avendo preso un bastone in mano per la prima volta a 36 anni –, ecco, questa sarà per me una sorta di missione compiuta. È proprio questo il mio motore primo, la motivazione che mi viene dall’interno, il desiderio di “andar oltre, mangiarmi un’altra generazione, diventare perenne come una collina”, per dirla col Pavese del Diario

Alessandra: Come concili lavoro, golf e famiglia?

 Gianni: Premetto che mi considero molto fortunato. 

Ho dato il via alla mia attività nel 1995, fresco di laurea, e col tempo il lavoro era cresciuto a dismisura: mi portava via troppe ore, mentre c’erano attorno a me persone e attività cui volevo dedicare tempo. Molto tempo. Passati i quarant’anni ho iniziato a vedere la fine del mio tempo, e questo mi ha dato molta energia. Nel 2008 ho dato il via ad un progetto che ho chiamato 25×44: ovvero, mi sono riproposto allora di non dedicare al lavoro più di venticinque ore la settimana per più di quarantaquattro settimane l’anno, partendo proprio dalla considerazione che avevo passato i quarant’anni e che avevo altre priorità oltre al lavoro. Ho descritto questo processo nel dettaglio nel mio ultimo libro, La vita 2.0; non tanto per quel che mi riguarda, ma soprattutto per come ciascuno possa, volendolo (è questo il punto cruciale) applicare a sé quei principi. Io da allora e fino ad ora ci sto riuscendo molto bene: ora ho molto più tempo per le mie passioni, riuscendo ugualmente a mantenere una famiglia composta da quattro persone. 

La reazione tipica che osservo quando racconto la mia esperienza è: “Eh, beato te che puoi permettertelo…” Ma non è esattamente così. Non è che io possa permettermelo e altri no; tutti possono farlo, ma devono decidere di volerlo per sé. 

Alessandra: Quali segreti puoi svelare a noi scarsi di terza categoria per fare il salto di qualità? Come superi i momenti in cui giochi male? (anche i giocatori “super” come te avranno i loro momenti no…) 

Gianni: Guarda, la risposta è facile da trovare dando un’occhiata ad un campo pratica o a un putting green o ad una zona per gli approcci in un qualunque momento. Accadono delle cose molto lineari. In campo pratica, tendenzialmente più l’handicap di un giocatore è alto più praticherà i legni – soprattutto, va da sé, il drive. Nel putting green, quella persona tendenzialmente prenderà tre palline che tirerà da 6 metri per 10 minuti al massimo. Nella zona degli approcci… be’, tendenzialmente non ci andrà mai!  

Come dice Tom Peters, “You can’t shrink your way to greatness”. Insomma, non esistono scorciatoie per diventare bravi. Bisogna praticare, praticare e poi praticare ancora. Il tutto, ovviamente, sotto la supervisione di un maestro di fiducia (altrimenti si rischia di praticare l’errore, e quindi di peggiorare). 

Per essere chiari: occorre dividere il proprio tempo di pratica secondo percentuali “ragionevoli”. Io mi regolo di trascorre circa un terzo del tempo agli approcci, un terzo al putting green e il rimanente terzo allo swing completo, ma ciascuno troverà la sua misura. 

Infine, un aspetto da non sottovalutare è quello mentale: il golf è essenzialmente uno sport mentale, quindi saper governare la propria mente nei momento cruciali è fondamentale per un buon gioco. 

Quanto al superare i brutti momenti di gioco, il punto sta nel concentrarsi in quel che si sta facendo. Ovvero, gli errori sono normali nel golf, ma è importante accettarli una volta compiuti e passare oltre, in maniera da evitare che un errore ne porti altri tre o quattro a seguire. Non che sia facile – anche questa è una tecnica mentale che va allenata. 

Alessandra: Che progetti hai per il futuro? (da tutti i punti di vista: familiari, lavorativi, sportivi) 

Gianni: Dal punto di vista familiare, la priorità è che le bambine crescano sane. 

Dal punto di vista lavorativo, l’obiettivo è di mantenere il mio lavoro “ufficiale” ai ritmi attuali e incrementare la parte di scrittura (libri, articoli e blog). 

Dal punto di vista sportivo, l’obiettivo è quello che ricordavo in apertura: diventare professionista entro il 2012. 

Alessandra: Hai scritto un libro: di cosa parla? Perché non di golf? 

Gianni: La vita 2.0 è la descrizione delle tecniche e della linea di pensiero che ho applicato a me stesso, e che ciascuno può – secondo me – applicare a sé per aumentare la felicità delle sua propria vita. Sono partito da alcune costatazioni se vogliamo banali ma non contestabili. Il punto è, per dirla con Andersen, che il re è nudo. E non c’è più tempo, dunque, per fare finta: allora il compito che mi sono ritagliato è quello di una sorta di grillo parlante, di pascoliano fanciullino, di qualcuno che ci ricordi che la felicità è alla nostra portata, adesso e semplicemente, sempre e comunque, nonostante noi possiamo essere indotti a ritenere che le cose stiano in maniera differente. Ad esempio: il denaro è troppo sopravvalutato, mentre l’unica risorsa davvero critica che abbiamo è il tempo. Di conseguenza, siamo ricchi solo se abbiamo il tempo per fare le cose che vogliamo veramente e non siamo sempre costretti a saltare di scadenza in scadenza, in una corsa al massacro che non ha mai fine. 

Naturalmente non ho la pretesa di insegnare qualcosa ad altri, e questo perché nessuno può insegnare alcunché a chicchessia: si può solo imparare (volendolo). Io ho detto nel libro quello che mi riguarda, cercare di estrarre dei casi generali; e poi ciascuno farà il lavoro su di sé. Se vorrà, beninteso. E la mia speranza è che lo voglia.

 La vita 2.0 non parla di golf perché questo è uno dei miei prossimi progetti: un volume che racconti il percorso che sto facendo per diventare professionista, sia da un punto di vista della tecnica che – soprattutto – della conoscenza di me stesso e dei miei limiti. 

Alessandra: Ho scritto un post ultimamente proprio sulla felicità e ho avuto tanti commenti, anche di persone che in questo momento non sono felici.(eccolo qui http://golfissazione.com/vuoi-solo-essere-felice/) Tu cosa diresti a queste persone per aiutarle a conquistarsi la felicità? 

Gianni: A parer mio la felicità è alla nostra portata, sempre e comunque. Spesso però ci facciamo prendere troppo dalla quotidianità, dai problemi contingenti, e ci lasciamo dominare da questi pensieri. E tuttavia la realtà è secondo me molto più lineare. C’è una frase nel film Yesman che descrive bene tutto questo: “Il mondo è un parco giochi; ma poi strada facendo tutti lo dimenticano”. Ecco, nel momento in cui noi riusciamo a fare questo piccolo salto tutto diviene più semplice. O, per dirla col poeta Leonardo Sinisgalli: 

Si può prendere la felicità

per la coda come un passero.

Si possono dimenticare i debiti

che abbiamo con il mondo

Un lampo di beatitudine

non offende il nostro vicino.

Lui dorme sulla panchina,

il passero gli vola intorno.

Lui sogna il lebbroso

ma sentiamo che il suo male

non è contagioso.

Grazie Gianni, per i contenuti di qualità che ci hai messo a disposizione!

Quale augurio per il 2010?

il golf sulla neve va giocato con palle nere!!

Grazie 2009, benedico il 2010 e i suoi frutti!

 

Il bilancio di fine anno e la previsione del nuovo anno non dovrebbe essere fatta solo dalle aziende, ma da tutti noi umani, per capire a che punto siamo nella nostra evoluzione e a che punto vogliamo arrivare alla fine dell’anno prossimo.

Io in genere faccio una mappa fatta all’incirca come un sole. Al centro del sole scrivo 2009 e sui raggi i risultati raggiunti. Qualche raggio ha uno o due rami, come un albero, inerenti all’argomento principale scritto sul raggio.

Qui non posso fare disegni, ma sui miei raggi scrivo in una parola cosa ho fatto di buono e meno buono nel 2009, ad esempio blog nuovo, vendute 300 copie del libro, rimessi soldi nel doposcuola, migliorati rapporti con i figli, stazionario l’handicap di golf…..

Poi disegno il sole del 2010 con tanti raggi colorati dove scrivo le previsioni sui progetti che ho in corso e che avrò più avanti, per poi confrontarlo col bilancio del prossimo anno. Non devono per forza essere progetti difficilissimi da realizzare, basta che siano anche piccoli passi avanti come ad esempio ricucire rapporti logori, rimettere in forma il fisico, smettere di fumare, iscriversi a un corso di yoga o di formazione, qualsiasi cosa che crei espansione e crescita. 

SEI ANCHE TU UN’ AZIENDA INDIVIDUALE! 

Ti sento da qui che stai trovando scuse di ogni genere:

sono troppo vecchio

non ho tempo da perdere

ormai quel che ho fatto ho fatto

2009 o 2010 non cambia niente, la vita è sempre la stessa

Sto bene così…… 

So che non è per niente facile fare progetti quando non si sono mai fatti, ma tu hai la fortuna di giocare a golf e ti risulterà più facile.

Comincia a progettare per il 2010 qualcosa che implichi il tuo miglioramento a golf!

Potrebbe essere una vacanza di golf, una “clinic” ossia una full immersion di lezioni e gioco che potrebbe dare una svolta al tuo gioco.

Oppure potrebbe essere iscriversi a più gare, entrare a far parte di un circuito che organizza gare anche fuori dal campo in cui sei socio.

Oppure andrebbe bene anche un allenamento più intenso, magari rubando qualche ora al lavoro, accompagnato da lezioni quindicinali col maestro.

Quindi, progetto: calare di hcp nel 2010!

Dopo il golf, progetta qualcosa che ti rafforzi emotivamente, ad esempio puoi impegnarti a migliorare i rapporti con gli altri cercando di farti rispettare di più.

Fai un inventario delle situazioni spiacevoli che vivi a volte con alcune persone.

Se ad esempio tua moglie si lamenta spesso con te e tu tolleri le sue lagne che ti svuotano l’energia, da oggi puoi dirle:

“Cosa pensi di fare per uscire da questo problema?”

Lei ti risponderà di sicuro che non può fare niente perché è tutta colpa degli altri, ma tu le dirai educatamente che la verità è che lei è affezionata ai suoi problemi e se non vuole far nulla per risolverli è giusto che se li tenga lei, senza coinvolgere te.

 Stamani al supermercato avevo lasciato un attimo il carrello alla cassa per andare a prendere lo zucchero che mi ero dimenticata, dietro di me c’era un signore con un carrello che aspettava che arrivassi. Quando, dopo aver preso lo zucchero, ho cominciato a scaricare il carrello è arrivata la moglie di questo signore  che tutta arrabbiata ha aggredito il marito:

“Che fai, ti fai passare avanti? Toccava a te, non c’era la signora (che sarei io)”

Lui poverino era imbarazzato, ha detto:

“Il carrello della signora era già alla cassa, io mi sono messo dietro”

Io ho detto che aveva ragione lei, ho tolto la mia roba dal nastro e l’ho rimessa nel carrello per far passare avanti la coppietta felice. Lei, la moglie, continuava a inveire dicendo che se una si allontana dalla cassa deve togliere anche il carrello, dicendo a suo marito che era un rammollito a farsi passare avanti e che loro oltretutto dovevano fare in fretta.

Avrei voluto dire a questo marito:

“Per il 2010 progetti di lasciare sua moglie!!!”

Scherzi a parte, non è certo questo il tuo caso, ma tu impara a farti rispettare da TUTTI.

 

Altro progetto possibile: lavorare per la tua salute. Nutrire meglio il tuo corpo, cominciando a consumare alimenti biologici, mettere su un orticello, installare il depuratore ad osmosi inversa per l’acqua. Iscriverti in palestra o, più semplicemente, giocare più spesso a golf.

Puoi guardare su internet dov’è il GAS più vicino alla tua città e iniziare a fare acquisti lì.

No, non il gas metano o gpl, ma il Gruppo di Acquisto Solidale. Io faccio parte di un gas che ha sede qui vicino a casa mia, anche se in verità ora che ho l’orto non sono più una buona cliente.

I GAS fanno acquisti collettivi da aziende agricole della zona limitrofa, come frutta, verdura, olio e vino, farro, formaggi e latticini, carne, detersivi biologici… Sapere cosa si mangia è importante.

Muoversi, stare all’aria aperta è altrettanto importante. Evitare fumo alcolici, caffè…vedi quello che puoi e che vuoi fare per il tuo benessere.

Puoi fare progetti di lavoro, di svago, di hobbies, di quello che vuoi.

Basta che sia qualcosa che ti migliora.

Potrei scrivere 100 pagine, ma per ora accontentati di questo: 

AUGURI DI UN 2010 RICCO DI QUELLO CHE VUOI TU.

Amore, gioia, buone relazioni, grande forma fisica, soldi….

Qualunque cosa tu progetti, ricordati di gustarti il cammino per arrivarci. Se progetti di migliorare le tue relazioni festeggia ogni volta che riesci a NON reagire alle provocazioni!

Festeggia ogni volta che fai 35-36 punti a golf anche se non cali di hcp!

Festeggia quando riesci a fare un complimento sincero a qualcuno a cui non l’avevi mai fatto. Festeggia il cammino, prima della meta finale. La vita è il cammino, non è qualcosa che arriverà. Anche Claudio Baglioni ha intitolato una sua canzone “La vita è adesso”.

Che cosa augurarti dunque?

Di divertirti stasera con cenone, champagne e botti? E’ un po’ limitante, non credi?

Di passare un felice 2010 come dicono tutti? E’ un po’ banale.

Di calare di hcp nel 2010? Questo è un augurio già più allettante…

 Io ti auguro di fare UN SALTO QUANTICO nella tua scala evolutiva, quella di cui parlo all’inizio del post precedente a questo. Ti auguro di acquisire consapevolezza dei tuoi reali bisogni, di cosa davvero ti fa felice, e di muovere dei passi in quella direzione. Ti auguro di far entrare più amore nella tua vita e di averne così tanto dentro di te da poterlo distribuire agli altri. E infine, come dice Baglioni,di vivere la tua vita ADESSO.

Alessandra

Grazie 2009, benedico il 2010 e i suoi frutti!

Primo capitolo del romanzo di Alfredo

LEGGI PRIMA L’ARTICOLO PRECEDENTE CON L’INIZIO DEL ROMANZO!
Lo pubblico a pezzi e quando sarà finito lo riunirò in un solo, lunghissimo post. Mano a mano che Alfredo “produce” ne pubblico un pezzettino. Buona lettura!

Quel giorno – data memorabile – iniziammo anche noi e cercare di colpire la pallina che se ne stava calma, ferma, docilmente appoggiata sul tee di gomma ad una buona altezza dal tappetino per facilitare i nostri colpi.
E’ scontato dire che con i primi colpi non riuscivamo neppure a sfiorare la pallina.
Quando riuscivamo a colpirla ci mettevamo tanta rabbia e cattiveria (la forza è quella che è alla nostra età) ma quello che riuscivamo a ottenere è che questa si allontanava poco dal tappetino, non si alzava da terra e si limitava in modo insolente a fare qualche saltello e pochi metri: e fu in quell’occasione che sentimmo per la prima volta la parola “rattone”. (termine satirico usato da chi ci stava accanto e ci guardava con il sorrisetto sotto i baffi come a voler dire, anche se si guardava bene dal dirlo “poveretto, questo non capisce nulla – e non solo di golf -, io si che sono un “ganzo” e so giocare, oltre a capire tutto).

Fu proprio questo diffuso alone di sfiducia percepito nei nostri confronti che ci spinse a continuare con il golf: decidemmo quindi anche noi di prenotare alcune lezioni con il Signor Maestro.
Mi ricordo che quel giorno noi 4 andammo insieme a mangiare al ristorante della club house e questa diventò una simpatica consuetudine.
Davanti a bei piatti di fumanti spaghetti quel primo giorno non parlammo altro che di golf: unica interruzione fu la telefonata che Terzilio fece al negozio della moglie; gli rispose la suocera (la mamma della moglie) che gli disse;“ Non c’è tua moglie Terzilio, è andata dal parrucchiere”.
Anche questa diventò una consuetudine: tutti i sabati Terzilio telefonava al negozio per parlare con la moglie e invariabilmente la suocera gli rispondeva che non c’era. Appena la suocera diceva a Terzilio che la moglie non c’era, noi, i suoi più cari amici, incominciavamo a domandargli “ Ma tua moglie dove va tutti i sabati all’ora di pranzo ?
Avrà per caso qualche simpatia e tua suocera le copre le sue scappatelle ?”.

Tormentavamo il nostro amico, ma sapevamo tutti la verità. La moglie di Terzilio è un’eccellente e brava moglie, affezionata alla famiglia e fedele al marito; ha però una passione: le piace fare shopping, cioè comprarsi capi di abbigliamento e relativi accessori (dispone di suoi soldini e se lo può permettere – beata lei -). L’ora di pranzo del sabato è il momento migliore per fare le “spesucce” in centro: i negozi sono aperti, il marito non c’è, per il suo negozio è un momento di calma.
Fra noi amici storici circola una storiella: la moglie di Terzilio ha così tanti capi di vestiario e relativi accessori che è impossibile ricordarsi tutto e soprattutto è impossibile conservare tutto in una casa normale e soprattutto impossibile potersi ricordare a colpo sicuro dove sono riposti.
Siamo giunti alla conclusione che il povero Terzilio è costretto a archiviare ordinatamente sul pc dove sono riposti tutti i capi di abbigliamento della moglie, cioè armadio A,B,C di casa, oppure cantina, oppure quartiere della mamma, cantina della mamma, casa al mare…!

Dopo questa piccola trasgressione sul buon Terzilio torniamo alla fase iniziale del nostro golf. Volevamo sapere tutto sull’abbigliamento, sull’attrezzatura, sugli accessori necessari per giocare e ovviamente sui relativi costi.
Dichiarammo senza alcuna esitazione che noi non avremmo comprato nulla senza essere più che convinti che il golf sarebbe diventato il nostro sport; ci lasciammo andare a dichiarazioni tipo
“noi non spenderemo una lira fintanto che non saremo super convinti di continuare a giocare a golf”. A quei tempi non c’erano ancora i famigerati euro: famigerati perché nella realtà 1 euro è corrisposto a quello che con le lire valeva 1.000 lire. Eravamo ancora convinti che sarebbe stata un’infatuazione passeggera.
Il sabato successivo andammo a prendere la prima lezione. Io mi vestii per l’occasione con un paio di pantaloni che non mettevo da tempo, di color nocciola e un golf dimesso da mio figlio, perché forse non era all’ultimissima moda,ma di ottima lana di colore verde bosco con una striscia sul torace di color mattone. Forse l’abbinamento dei colori non era ottimale, ma mi sembrava di essere molto a posto e mi piacevo!

Tra l’altro mia moglie quando mi vide non mi brontolò, come fa spesso quando qualche abbinamento non è di suo gusto; e di gusto ne ha e tanto. Mi confessò poi che quella mattina non mi disse nulla perché mi vedeva contento e non voleva turbarmi…
Quando il mio amico Rolando mi vide mi disse: “ Ma come ti sei vestito ? Tu mi sembri un albanese !!”
La cosa non mi turbò più di tanto perché ero eccitato per prendere la prima lezione di golf. Avevamo prenotato un’ora di lezione dal Signor Maestro (mezz’ora Rolando e mezz’ora io) e così incominciammo a giocare e non fu un inizio facile. Ma il sacro fuoco che ci aveva preso ci fece abbandonare tutti i buoni propositi di non comprare niente. Subito dopo la prima lezione comprammo tutto l’occorrente e anche il superfluo, tramite il Signor Maestro che si “offrì” di acquistare per noi il materiale, l’abbigliamento e quant’altro tenendo conto delle nostra caratteristiche. L’unica cosa che non comprò per noi fu l’ombrello; ma quando dopo alcuni sabati ci presentammo con l’ombrello che ci avevano regalato le nostre mogli non celò il suo malumore perché ci eravamo permessi di fare acquisti di materiali “sofistici” (nel senso di tecnici) senza il suo permesso,o meglio senza il suo tramite.

Così ebbe inizio il nostro percorso golfistico. Iniziammo a giocare con continuità, ci iscrivemmo ad un circolo più importante, superammo brillantemente al primo turno l’esame delle regole, ci iscrivemmo a tutte le gare del circolo per acciuffare questo benedetto handicap.
Cominciammo a fare gare con una certa regolarità, non vedevamo l’ora che arrivasse la domenica
per poter gareggiare e dopo tante AMARE domeniche e qualche rara gara decente riuscimmo anche ad abbassare l’handicap! Ah il golf, che insana passione…

Fine primo capitolo.
Il secondo capitolo potrai leggerlo per intero venerdì mattina.