Archivio di maggio 2013

Hai un malessere? Lo hai voluto tu.

epiQuesto titolo provocatorio scaturisce da una mia profonda convinzione, che si sta avverando a mie spese:

Le malattie non vengono per caso. Vengono perché c’è uno squilibrio dell’anima che fa ammalare anche il corpo. Vengono perché contengono un profondo messaggio di disagio interiore, che aspetta solo di essere portato alla coscienza e superato.

Hai mal di schiena? Forse stai sopportando troppi pesi, troppe responsabilità? Forse porti sulle spalle troppe persone che richiedono la tua disponibilità perché sanno di poter contare su di te e tu non riesci a deluderle?

Hai mal di stomaco? Forse sei frenetico o sopporti situazioni che non ti piacciono? Forse non pensi di meritare felicità, ricchezza salute? Forse lo stress ti si accumula nello stomaco?

A volte le malattie vengono anche perché hanno un vantaggio. Ti è mai successo quando andavi a scuola di farti venire la febbre perché non eri preparato? Molti anziani fanno ore di code dal medico e prendono medicine per riempire il vuoto esistenziale, o si ammalano affinché i parenti li vengano a trovare.

Ho un dolore al braccio che mi impedisce di giocare a golf, sono 10 giorni che non prendo un bastone in mano e non giocherò per molto tempo ancora. Per una fissata di golf come me farsi venire l’epicondilite sembra una maledizione.

E invece tutto ha un senso.

Adesso, senza golf “abitudinario” posso riprogrammarmi il presente. Posso cercare quella congruenza fra ciò che insegno e ciò che faccio. A volte predico bene e razzolo male ebbene sì. Sperimento sugli altri metodi e sistemi per allontanare dubbi e paure e poi sono io la prima ad aver paura di affrontare il lago della buca 5. O il drive alla 1.I miei sistemi mi consentono di non fare catastrofi.

Ma evitare un golf catastrofico non mi basta più.

Voglio giocare un golf davvero facile, piacevole e divertente.

Adesso il braccio dolorante mi sta dando l’opportunità di finire alcuni progetti che rimandavo di mese in mese, di leggere libri che ho impilati sul comodino, di iscrivermi a due seminari per sviluppare la mia parte intuitiva… mi sta dando l’opportunità di una svolta positiva: AMO questa “malattia”.

Quando sbaglio un colpo di golf mi dico “Anche se hai sbagliato questo colpo ti amo e ti accetto, Alessandra”. Adesso, analogamente, AMO questo mio malessere che mi parla e mi racconta la mia storia. Amando e integrando le mie debolezze se ne andranno da sole, per lasciare posto a ciò che voglio coscientemente: uno swing più solido, una salute di ferro, aiutare le persone a giocare/vivere con entusiasmo.

Ma adesso pensiamo ad entusiasmarci e godiamoci questi 10 colpi magici che hanno prodotto buca in uno:

Attento alla dipendenza da golf

caNella vita a volte  abbiamo dei PADRONI. Padroni della nostra energia, che ci danno in cambio un altro tipo di energia.

Prendiamo le droghe o l’alcool. Assumendone, prendiamo energia a credito. Il senso di relax della marjuana o l’euforia che dà l’acool è come ottenere un prestito, mentre  i postumi del dopo sballo/ sbornia sono come restituire il prestito con gli interessi.

Col tempo, poi, bisogna restituire interessi sempre più alti perché i burattinai del giro d’affari di droga e alcool non regalano energia a fondo perduto.

Chi muove i fili del giro d’affari (produttori, intermediari, spacciatori…) pompa con potenza fuori dall’uomo la sua energia libera e l’uomo è costretto a soffrire o a prendere una nuova dose di droga/alcool. I burattinai gli prestano volentieri nuova energia, non hanno fretta, tanto la resa dei conti si presenterà prima o poi. Quanto più l’uomo è indebitato tanto maggiore sarà lo scotto che l’aspetta. L’uomo ha l’impressione di essere in preda di un rapace che lo ha afferrato con i suoi artigli e gli impone la sua legge: o continui a bere/drogarti o continua la tortura.

Se decide di continuare a bere/drogarsi riceve un nuovo prestito di energia, solo che poi la resa dei conti è ancora più severa! Quindi, se si decide di prendere questo tipo di “prestito” bisogna mantenere un alto livello di consapevolezza e rendersi conto della propria capacità di restituzione. Che vuol dire moderazione e fermarsi in tempo!!

Tutto ciò che è associato ad esperienze intense che comportano un alto consumo energetico è una dipendenza dannosa a rilascio di energia negativa. Esistono altri tipi di prestiti con interessi più bassi: il tabacco, il caffè, il tè, le bibite gassate, le gomme da masticare, il cibo-spazzatura, lo zucchero…caf

La soddisfazione di qualsiasi esigenza materiale o spirituale richiede rilascio di energia. Dopo aver ricevuto, bisogna restituire.  Questa è l’equazione: vuoi qualcosa-accumuli energia, ottieni il desiderato-emani energia.

Anche il golf può diventare una dipendenza.

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I bassi di handicap, come i drogati, dedicano al golf gran parte della loro vita e dei loro pensieri. Ricevono energia mentre giocano, sentendosi abili e bravi e procurandosi quel senso di benessere e di gioia che si prova vedendo volare perfettamente la pallina. Poi però restituiscono il prestito di energia con gli interessi nelle altre aree della loro vita:  lavoro, famiglia figli,  cultura, relazioni, conto in banca… Spesso giocano bene, ma quando giocano male pagano alti interessi in termini di arrabbiature…

Gli alti di handicap, invece, pagano un altro tipo di interessi: quello del senso di vergogna, di incapacità, di dubbio, di insicurezza dovuto alla loro discontinuità. Quando giocano bene si caricano di energia, quando imbucano o approcciano in bandiera vanno in estasi, per poi ripagare questo debito con rattoni e flappe che scatenano una bassa autostima. Ah, pagano il debito anche  con un bel pò di lezioni col maestro. Diciamoci la verità: giocare male non piace a nessuno e di energia se ne spreca parecchia…

Per non parlare della profonda crisi di astinenza che si prova quando NON E’ POSSIBILE giocare, vuoi per impegni di lavoro che per malesseri fisici. Questa crisi colpisce tutti i golfisti, dai professionisti ai principianti.

Concludendo, escludendo poche persone dotate di temperanza, pazienza, amorevolezza e gratitudine, il golf fa spesso incazzare. Scusa se uso questa poco fine e brutale parola, ma spero converrai con me che rende l’idea. Questa incazzatura è lo scotto che si paga!

Non voglio con questo articolo suscitare polemiche e confesso che paragonare il golf con la droga e l’alcool è un tantino eccessivo. Forse si può paragonare al caffè o al cibo, cioè a una dipendenza più leggera.

Una cosa è certa: il golf ti accredita energia, ma ti chiede di saldare il conto con altra energia + interessi. 

E tu come ti senti? Dipendi dal golf o riesci a farne a meno? Dipendi dalla voglia di riprovare l’estasi della pallina che vola alta e lunga e atterra dove vuoi tu? Del toc della pallina che entra in buca? Della piacevolezza di passare una mattinata all’aria aperta, con amici che condividono la tua stessa passione? Dipendi dalla sensazione di abilità che provi quando fai un bello score?

Se la risposta è sì sei dipendente. Ma che meravigliosa dipendenza!

una MEZZA clinic golfissati

clinic golfissati

Metà clinic stavolta.

Metà coaching (solo io)

Metà giorni (solo la domenica)

Metà partecipanti (6 di cui solo 4 golfisti)

Metà bel tempo (mattina pioggia intensa, pomeriggio sole)

Metà tempo di gioco (il pomeriggio abbiamo visitato Lucca)

 

Ma dal mio punto di vista è stato tutto perfetto.

Perfetti i partecipanti: 4 di loro sono venuti per la seconda volta e hanno portato con sé altri due amici molto simpatici.

L’atmosfera è stata di amicizia e divertimento. Nell’uliveto in cui giocavamo si respirava un’aria profumata di pino e tiglio, che sprigionano i loro effluvi dopo la pioggia. Fra tutto quel verde spiccava nel silenzio il cinguettio degli uccelli, unito al suono delle nostre voci e al “toc” delle palline colpite.

In quell’atmosfera quasi magica di profumi Giuliano ha recitato una poesia che mi ha toccato il cuore e che riporto qui:

   “Precetto” di Giovanni Bertacchi
                                   Il carro oltre passò, d’erbe ripieno,
                                   e ancor ne odora la silvestre via.
                                   Sappi fare ancor tu come quel fieno,
                                   lascia buone memorie, anima mia.

 

Abbiamo simulato le nostre paure, le buche del nostro campo che ci procurano dubbio e insicurezza. Ognuno la sua. La mia àncora negativa ad esempio è la buca 5 dove sbaglio quasi sempre il primo colpo o il terzo al green, senza segnare quasi mai la buca.

Dopo esserci immedesimati nel “problema” lo abbiamo esorcizzato con un esercizio e abbiamo simulato un colpo come se fossimo a quella buca difficile. C’è voluto qualche rattone, ma poi, ripetendo l’esercizio, tutti noi abbiamo superato l’ostacolo…immaginario! Eccomi a simulare il colpo al green della buca 5 dopo che ho lasciato andare il potenziale superfluo dei dubbi e delle incertezze:

La gita a Lucca ha spezzato la giornata e trasformato la clinic in una vacanza turistica… Era giusto accontentare le 2 signore non golfiste. Siamo passati da un dolce rumore di uccellini in campagna a un inquinamento acustico  da vittoria di campionato della juventus in città. Si sente anche qui nel film:

La sera per cena Wanda ha preparato la “pizzoccherata”, un piatto tipico valtellinese gentilmente offerto da Nicoletta e Giuliano che era spettacolare! La padellata piena di pizzoccheri, burro, patate, verza e formaggi è stata accolta con un’ovazione.

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Poi il lunedì mattina i 6 sono dovuti ripartire per un problema di salute di uno di loro e non abbiamo potuto giocare insieme in campo. Peccato, avremmo sperimentato tutti i sistemi mentali di fiducia nello swing. Ecco perché è stata una clinic a metà. Una domenica super intensa e bellissima comunque!

Adesso c’è l’ultima clinic del 26-27 maggio, dove ho già 6 partecipanti e mi piacerebbe arrivare a 8. Dopodiché finito! Non so se riparlerò di clinic per quest’anno, di sicuro non fino a settembre. Se vuoi il programma clicca qui:

clinic26mag2013

Grazie alla clinic sto allenando l’esercizio per abbattere il dubbio, la paura, l’incertezza, l’aspettativa, la necessità, il volere A TUTTI I COSTI il risultato. In una parola, il potenziale superfluo. Tutti questi stati d’animo provocano brutti colpi, ormai lo sappiamo tutti. Adesso mi sembra di aver eliminato l’IMPORTANZA di fare un bel colpo per lasciare posto alla spontaneità, ritmo. divertimento. Domani commenterò questo blog dicendo con sincerità se ho segnato la buca 5, la buca che mi provoca molte delle sensazioni negative sopra descritte. Nel video qui sopra ho passato il lago immaginario. Perché mai non dovrei farlo sul lago VERO? A domani la risposta!