Archivio di maggio 2010

Una vera vacanza di SOLO golf

Marco ci racconta la sua esperienza di una vacanza interamente golfistica nel paese che è la culla del golf: La Gran Bretagna. Non avevo mai pensato prima d’ora a una vacanza del genere: abbinavo l’idea del golf al mare, ai tropici, al sole. E invece ho letto con interesse questa testimonianza, adesso ho una grande curiosità verso questo paese che ha INVENTATO questo splendido gioco, e dove ancora si gioca a golf con regole ferree. Ecco il racconto di Marco:

 

Ho recentemente giocato in Inghilterra, nello Yorkshire, in 4 campi diversi.


Si trattava del “Bridlington Golf Festival”, una manifestazione annuale “open” che prevede diverse competizioni nell’arco di una settimana, su tre campi nelle immediate vicinanze di Bridlington, piccola cittadina affacciata sul Mare del Nord.

Il primo campo del lunedì, dove si è giocata una gara con formula AM/AM ( 4 giocatori, si segnano i due migliori risultati, medal) , è stato il “Bridlington Links” (www.bridlington-links.co.uk) ; è stato un impatto con i famosi links piuttosto traumatico: campo lunghissimo, rough impossibile, esattamente come me lo aspettavo, le seconde nove si giocavano con il mare del nord sullo sfondo. Molto piacevole molto difficile e credo impossibile quando spira il classico vento dal mare.

Poi abbiamo giocato una 4 palle la migliore medal al ” Flamborough Head Golf Club” (www.flamboroughheadgolfclub.co.uk ) . Magnifico! Un links un po’ meno lungo del precedente ma quasi interamente disteso sulla scogliera, con delle buche mozzafiato. Il miglior links che abbiamo incontrato. Ve lo consiglio vivamente, non tanto per la magnificenza del luogo, quanto per l’idea di golf che si pratica da quelle parti. Per dirne una, non esiste il campo pratica; avete a disposizione solamente una tappetino una rete su cui potete sciogliervi usando le vostre palline . Se poi avete voglia di sgranchirvi le gambe potete usufruire di uno scampolo di terreno, situatro tra la 1 e la 18, dove effettuare colpi di pratica piu’ lunghi ma sempre rigorosamente con vostre palline; nella club house non si accede con le scarpe da golf o con il cappello in testa, i telefonini dovrebbero essere spenti, si tollera la suoneria a vibrazione. Questo è solo un piccolo esempio dell’etichetta che regna nei campi inglesi.

Quindi è stata la volta del “Bridlington Golf Club” ( www.bridlingtongolfclub.co.uk ) , ancora una 4 palle medal . Un campo piu’ simile a quelli italiani, quanto a presenza di alberi, ma dal rough ugualmente impossibile. Devo dire che questo campo, pur con qualche difficoltà apprezzabile, non è stato all’altezza dei primi due.

L’apoteosi golfistica si è raggiunta , nei due giorni di pausa della competizione del festival, giocando su un campo realizzato all’interno del parco di una villa di un conte inglese, che ne ha gentilmente concesso l’uso. Giocare all’ “Hainsworth Park Golf Club” infatti (www.hainsworthparkgolfclub.co.uk) è stato un incanto. Di recente costruzione, datata 25 anni or sono, contrariamente ai primi due che contavano quasi 100 anni, questo percorso ha fornito sensazioni golfistiche incredibili. Disegno armonioso che, ad uno sguardo frettoloso, poteva sembrare semplice. In realta’ tutto quello spazio contornato da alberi secolari, colline fiorite, laghetti insospettabili, è sembrato subito insufficente a chi non riusciva a piazzare il drive nei pochi metri quadri a disposizione.
Bunker disegnati in modo da sembrare onde che stanno per frangere, scaturite da green rialzati , devo dire pero’ di scarsa tenuta, ostacoli questi che parevano creati apposta per impedirti di vedere la bandiera. Anche se non riuscirete a fare uno score accettabile non vi importera’, la gioia di giocare su un campo del genere sara’ sicuramente maggiore dello sconforto per il pessimo gioco. Insomma…ve lo consiglio.

 

Grazie Marco, prima o poi mi recherò nello Yorkshire!

Spirit of the game (spirito del gioco)

Grazie Paolo per questa bella storia!

Ci sono l’erba, la sabbia, le buche  ed anche le bandierine colorate.Non siamo al mare e, nonostante le pendenze e le viste sorprendenti, nemmeno in montagna.

A volte manca il fiato, non solo per lo sforzo di una salita ripida.

A volte manca il fiato per la bellezza di quanto si vede, per i profumi dell’erba appena tagliata, o di quel grande cespuglio di rosmarino o del folto gruppo di tigli che compare dietro una curva.

Davanti agli occhi, disegnata su di un cielo azzurro e pulito,  la montagna innevata, di un bianco dipinto con la panna montata.  In basso, così vicino da poterlo toccare, azzurro e dorato, il grande lago. Tutto questo potrebbe bastare per rendere splendida la giornata.

Intendo dire : sarebbe sufficiente una passeggiata in questo posto incantevole per sentirsi in pace con se stessi e con le altre persone, per avere delle sensazioni appaganti e dei ricordi piacevoli, per sentirsi tonificare in modo pieno.

Troppo semplice. Almeno per noi. Siamo in quattro amici e giochiamo a golf.

Siamo qui anche questa settimana per le nostre diciotto buche, per trascorrere la mattinata assieme e per poter avere un buon gioco. Ho proprio scritto un buon gioco.

Non una bella gara, non l’un contro l’altro armato, non io vinco e tu perdi.

Siamo in quattro contro il campo, ognuno per battere il percorso.

Siamo tutti alleati per fargliela vedere, per non cadere nelle trappole  delle sue curve, della sua erba alta – rough, of course – per non finire nelle  buche di sabbia – bunker, sorry – per vedere e superare le pendenze di quelle sue aree d’erba morbida e rasata come una moquette – green, lo sanno tutti.

Ecco perché un bel colpo è sottolineato dai complimenti spontanei di tutti gli altri giocatori. Guarda lì che traiettoria, che distanza. Certo il mio tiro non è stato così buono, ma se ce l’ha fatta un altro, al prossimo giro…..tocca a me.

Lo scopo del gioco, di per se stesso, lo si può riassumere così :  riuscire a mettere la palla in buca nel numero previsto di colpi, tiro dopo tiro, per poter dimostrare  che    un po’ d’attenzione e di concentrazione, unite  ad un buon movimento di braccia, gambe e schiena – swing – sono alla portata di ciascuno di noi.

O quasi. In effetti tra noi c’è chi si definisce onestamente non un giocatore, ma un modesto colpitore di palline e , a volte, arriva sulla quella  piccola cosa rotonda e bianca con una furia tale che può ricordare più la velocità del giocatore di polo che la pazienza del golfista.

Finalmente partiamo e giochiamo. Nel rispetto delle regole, s’intende. Ogni gioco ha le sue regole.

Quelle del golf si sono arricchite di dettagli e di humor negli anni, anche nella famosa sintesi di quattro frasi conosciuta da tutti i giocatori :

“Gioca la palla come si trova”. Bene, molto chiaro.

“Gioca il campo come lo trovi”. Fin qui tutto bene. 

“E se non puoi fare l’una o l’altra cosa, fai ciò che è giusto”.

Giusto ? Cosa vuol dire giusto ? Sulla faccenda  Socrate, nell’Eutifrone dice : io credo che coloro che litigano, litigano sulle singole azioni. E in quanto sono discordi sulla valutazione di una data azione, gli uni sostengono che essa è stata compiuta conformemente a giustizia, altri, invece, contro giustizia.

 “Ma per fare ciò che è giusto hai bisogno di conoscere le Regole del Golf”.

Lo humor anglosassone è la chiave di volta.

Che ci siano delle regole chiare e che debbano essere rispettate è un’esigenza di ogni giocatore corretto, un bisogno di chiarezza che consenta di disciplinare le azioni, i tempi e i punteggi, ma ditemi cos’è un citello ?

Escludendo gli zoofili, chi alza la mano? Chi sa cos’è, come è fatto e come vive il citello?

Chiedo questo perché le Regole del Golf 2008-2011, redatte da The Royal and Ancient Golf  Club of St Andrews, nel puntualizzare tutto, ma proprio tutto (non a caso il libretto è di 236 pagine e ci sono più di cinquanta definizioni) nel descrivere un “animale scavatore” recita testualmente : un animale scavatore è un animale, diverso da verme, insetto o simile, che fa una buca per abitarvi o ripararsi, quali un coniglio selvatico, una talpa, una marmotta, un citello o una salamandra.

Cosa c’entrano gli animali scavatori con quattro giocatori, armati di sacche e bastoni?

Praticamente nulla, a meno che una pallina non finisca in ….una buca, terreno espulso o traccia di galleria sul campo fatti da un animale scavatore, un rettile o un uccello.

In questo caso si tratta di una condizione anormale del terreno e il giocatore deve alzare la palla e spostarla all’indietro, tramite un procedura detta di droppaggio, per poterla colpire.

Molto ragionevole e sensato, ma allora perché se posso spostare la palla dalla montagnola di una talpa, non posso spostarla dalla terra smossa da un cane ?

Elementare, caro amico : un cane non è un animale scavatore, un rettile o un uccello.

Non è uno scavatore un Terrier ? Un cane di origine britannica che pur di andare a prendere un animale nella sua tana, oltre a mulinare vorticosamente le zampe, si mette a strappare anche con i denti una zolla dopo l’altra, fino a scomparire quasi sottoterra ?

Nossignore, ma lo è il citello, un mammifero roditore, terricolo, simile ad un piccolo scoiattolo e che nessun golfista saprebbe riconoscere nemmeno se portasse una scritta luminosa al collo con il nome scientifico, spermophilus citellus.

Per brevità vi risparmio un facile esercizio che ha per titolo : come si distingue una buca fatta da un animale scavatore, un rettile o un uccello da quella di qualsiasi altro animale ?

Il golf è giocato, per la maggior parte, senza la supervisione di un arbitro. Il gioco si basa sull’integrità dell’individuo nel dimostrare riguardo verso gli altri giocatori e nel rispettare le regole.

Lo spirito del gioco è quello di auto controllarsi, di essere onesti con se stessi e con i compagni di gioco, ragione per cui è frequente in campo cercare l’approvazione degli altri nell’applicare le regole o i colpi di penalità in caso di violazione, seppur involontaria, come finire in acqua con la palla o spararla fuori dai limiti del percorso.

L’autodisciplina è la norma e la propria coscienza l’ arbitro di ciascuno di noi.

Cosa vale spostare con un calcetto, che nessuno vedrebbe, una pallina nascosta  nell’erba verso una zolla  pianeggiante dove sarebbe più agevole colpirla nel modo migliore e fare un bel colpo, a fronte dell’intima e personale consapevolezza di  avere imbrogliato gli amici, il gioco e, soprattutto, se stessi ?

Un aperitivo.

Un aperitivo è la posta in gioco tra noi : chi perde lo paga al vincitore, a colui che ha impiegato meno colpi nel completare le buche del campo.

E’ questa la ricca posta che mette un po’ di energia in più nel gioco, che aggiunge la voglia di far bene, che diventa la ricompensa di quattro, cinque ore di gioco, nel rispetto delle regole ?

Siamo all’ultima buca e siamo pari nel punteggio, io e il mio amico Raffaello, che ha terminato la buca con cinque colpi. Anch’io sto per colpire la palla per la quinta volta e se non fosse che il tempo sta velocemente peggiorando, direi che la giornata è stata perfetta. Un sole caldo fin dalla prima buca e una brezza piacevole in questa giornata di primavera.

Ho la palla a non più di mezzo metro dalla buca e, anche per me, è un colpo proprio facile. Se la metto dentro né vincitori né vinti, per oggi.

La birra, che sento già bella fresca in gola, ce la offriremo a vicenda.

Avanti, mi dico, tira questo colpo.

Mi sistemo con i piedi ben appoggiati a terra, guardo la buca, sposto all’indietro il putter per colpirla e….una folata improvvisa di vento sposta di una spanna la pallina all’indietro !

Nessuno l’ha toccata: è stato il vento.

Regola 18-1 : se una palla ferma viene mossa da un agente estraneo, non c’è penalità e la palla deve essere rimpiazzata.

Bene, vi rifaccio la domanda : ditemi cos’è un citello ?

O forse dovrei chiedervi : cos’è un agente estraneo ?

Definizione : In un match play, un agente estraneo è qualsiasi agente che non riguardi la parte del giocatore o dell’avversario, qualsiasi caddie di ambedue le parti, qualsiasi palla giocata da ambedue le parti alla buca che si sta giocando, oppure qualsiasi equipaggiamento appartenente ad ambedue le parti.

Un agente estraneo comprende : un arbitro, un marcatore, un osservatore e un forecaddie.

 Né il vento né l’acqua sono un agente estraneo.

Forse non tutti i miei amici ricordano questa definizione e potrei farla franca, rimettendo  la palla dov’era e chiudere in perfetta parità  l’incontro, ma, ricordate il giudice-arbitro che è dentro noi in attesa di formulare cos’è giusto?

Ebbene, io so che non è così, perché  so che né il vento né l’acqua sono un agente estraneo.

Dichiaro un colpo di penalità, chiudo la buca in sei colpi, pagherò la birra, e sarò soddisfatto della mia partita, del mio gioco e di tutte le cinquanta e più definizioni di un gioco che ti appassiona e ti avvince anche per le sue regole, al limite dell’incredibile e dello humor.

Il brindisi sarà in onore vostro e del citello.

Che gioia, ho preso l’handicap!

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Fuffi, il protagonista del mio libro, da principiante alle prese col drive

 Fuffi,  principiante a golf,  deve scalare la montagna della “gara dell’handicap”.  Ovviamente Fuffi, nome da cane, è un nomignolo affibbiatogli in seguito dai compagni di gioco per la sua mania di stanare le palline nella melma dei laghi, ma questa è un’altra storia. Prima di arrivare a giocare in gara ha dovuto sudare 7 camicie per allenarsi a dovere, provare e riprovare il suo swing  e spendere un bel pò di euro per pagare il maestro, le centinaia di palline in campo pratica, l’iscrizione annuale a un club … La trafila è lunga ed è questa che ha  scoraggiato diversi suoi amici (che hanno vistoFuffi entusiasta) ad avvicinarsi al golf. “Non ho tempo” – dicevano – e prima di divertirmi un pò passano almeno 6 mesi: chi me lo fa fare?”

Fuffi invece è felice, si è messo in testa di prendere l’handicap entro l’anno in corso e cioè dopo 9 mesì da quando ha iniziato a giocare. Ha già preso una ventina di lezioni col maestro,  di cui tre in campo, e si sente pronto per la prima gara. Le prime volte che cercava di colpire quelle palline era una tragedia, la sua media era del 10%, cioè 10 palle alzate più o meno bene su 100… Le altre 90 palle erano sbucciate, rattonate, flappate, appena toccate. Ma adesso è diverso, ne alza circa il 60%, a volte di più a volte di meno, ed è tutto documentato sul suo diario, con le date degli allenamenti e delle gare.

In campo pratica Fuffi prende un cesto da 100 palline e segna una “x” sul suo diario di golf per ogni colpo preso. A dire il vero conta come “preso” anche un rattone ben fatto, vale a dire una palla che, pur volando bassa, fa un centinaio di metri. Quando la palla fa da 90 a 100 metri conta anche la flappa, lo slice e l’hook. “Cosa vuoi che sia se la palla va a sinistra o a destra dell’obiettivo?” pensa Fuffi – “l’importante è mandarla avanti verso la buca!” In questo modo le sue x sul foglio hanno raggiunto la percentuale giusta per avventurarsi nella sua prima gara.

Ne parla col suo maestro: “Ieri ho alzato 73 palle su 100, che dici avrò speranze di prendere l’handicap domani in gara?”

“Io non mi preoccuperei più di tanto, cerca di giocare tranquillo e rilassato e pensa a divertirti, se domani non è la gara buona lo sarà la prossima”

Fuffi non è soddisfatto della risposta, avrebbe preferito che il maestro gli avesse detto che sì, certamente, lui avrebbe preso l’handicap, bravo com’era vista la percentuale alta di palline alzate.

Il risultato della sua prima gara fu 15 punti, neanche un punto a buca, triplo-bogey-virgola- qualcosa  di media per buca. Che delusione per Fuffi! Forse sarà stata la tensione o forse l’inesperienza, fatto sta che nella sua prima gara Fuffi non si divertì affatto, anzi: alla fine delle 18 buche aveva un mal di testa da scoppiare per la concentrazione e per i suoi tentativi di rimediare i colpi precedenti sbagliati. Il suo cervello lavorò incessantemente per tutte e 5 le ore nel tentativo di trovare il pensiero giusto che gli consentisse di alzare la palla e tutta questa fatica è servita a totalizzare 15 miseri punti…

Anche le quattro gare successive non bastarono per fargli prendere l’handicap: 19, 26, 21 e 27 punti. Però si stava avvicinando alla mèta! La domenica in cui fece 27 punti era al settimo cielo: “ci sono quasi!”

Ma ecco arrivare la gara BUONA. Quella in cui TUTTO va come deve andare e per certi versi anche MEGLIO dell’immaginazione. Primo colpo preso quasi SEMPRE, secondo avanti, terzo nei pressi del green, approccio, due putt: doppio bogey! Alla buca 8 Ugo era sotto di un colpo rispetto all’handicap 36 e il suo cuore esultava di felicità. Si sentiva bravo, abile, sentiva che tutta la fatica degli allenamenti aveva finalmente un senso. Era sciolto, rilassato, innamorato di se stesso e del magnifico ambiente verde in cui era immerso, andava sulla palla senza ansia e anzi non vedeva l’ora di dimostrare ai compagni quanto fosse bravo per essere un principiante, e così fu. Totalizzò 34 punti e prese l’agognato HANDICAP, che gli avrebbe consentito di giocare in tutti i campi da golf del mondo.

Con lo score in mano alla 18, dopo aver controllato con il marcatore, si avviò alla club house camminando a tre metri da terra, immerso in pensieri fantastici di soddisfazione e gioia pura. In macchina, mentre guidava verso casa, pensava solo “ho preso l’handicap!”  Telefonò al maestro, alla fidanzata, ai genitori, ai suoi amici per comunicare la lieta notizia. Non reagirono come si aspettava, solo qualche misero complimento. Eppure questo traguardo per lui valeva di più di una promozione al lavoro, più di aver vinto al totocalcio, più di tutto! Offrì cena ai suoi amici, stappò la bottiglia e pensò a quanta intima soddisfazione avesse tratto dall’aver superato questo difficile obiettivo proprio in un momento in cui gli sembrava quasi impossibile. In questa gara aveva semplicemente “lasciato che accadesse”, era riuscito a rilassarsi e giocare col cuore più che con la testa. Sul diario del golf, quello dove segnava i suoi obiettivi di golf, le date degli allenamenti  delle gare, la percentuale delle palle prese, le istruzioni del maestro ecc.ecc, scrisse:

Primo obiettivo, prendere l’handicap, realizzato un mese prima del previsto. Ho fatto 34 punti così ripartiti: 6,6,5,6,7,5,5,6,x, 5,6,6,x,5,8,6,4,7. Sono TROPPO felice!

Adesso Fuffi conserva gelosamente il suo diario di golf, dove annota anche il numero di palline ritrovate nei laghi, lavate e classificate per marca. E’ diventato un golfissato e ne va fiero!

 

 

 

Il controllo del colpo con il mantra “solo swing”

Noni è una replica all’articolo precedente, anche se lo sembra. E’ solo un utile approfondimento perchè nessun altro gioco come il golf provoca tante tensioni e angosce mentali.

Io voglio che il mio corpo faccia quello che gli comando io per far partire la palla come voglio io: voglio avere l controllo. Ma non è dando ordini al mio corpo che otterrò miglioramenti nello swing: i miei muscoli non capiscono l’italiano e la mia mente mentre pensa alle parole non si focalizza sulla coordinazione occhi-mani-corpo. Quando gioco in campo e cerco in tutti i modi di mettere in pratica la teoria sullo swing che mi ha insegnato il maestro nell’ultima lezione, il più delle volte inibisco il libero movimento del mio corpo e divento scoordinato anzichè migliorare. (quante persone mandano gli accidenti al maestro che “li fa sbagliare” in campo dopo una lezione!)

Allora inizio a bombardare il mio corpo di istruzioni: “Spalle perpendicolari alla linea di tiro… ginocchio destro che resiste nel backswing… braccio destro bene interno nel downswing…”

Il corpo prova ad obbedire a queste istruzioni , ma lo fa controvoglia, in un modo che nega la vera eccellenza. Che effetti disastrosi può avere l’eccesso di istruzione! Quando la mia mente è libera da istruzioni esterne (maestro, video ecc) e interne (mente critica) posso dar libero sfogo alle sensazioni: miglior grip, miglior assetto sulla palla, miglior feeling col mio corpo, cose che portano ad un miglior risultato.

Ecco un’istruzione utile: DIMENTICA TUTTO CIO’ CHE PENSI DI SAPERE SU COME FARE UN COLPO DI GOLF.

Dato che è impossibile dimenticare tutto ciò che davvero SAI sul golf, puoi però cercare di dimenticare tutto ciò che PENSI di sapere e vedrai che il tuo movimento sarà naturale. Capisci la differenza? Ciò che pensi di sapere è nel turbinio della tua mente, mentre ciò che davvero SAI è nel tuo inconscio, è dentro di te.

Spesso non basta un’istruzione per vincere la mente. la mente vuole prevalere, vuole vincere, è furba e supera facilmente gli ostacoli, ma ci puoi provare. Quando sbagli ripetutamente non è colpa del maestro o dell’ignoranza della tecnica. La “colpa” è della mente, che elabora dubbi, paure, tensioni e provoca errori di concentrazione. La colpa è della PRESSIONE MENTALE.

Quando ti accorgi che ti succede questo fai un respiro profondo, allontanati dalla palla, ripetiti nella mente “solo swing, solo swing, solo swing, solo swing, solo swing, solo swing……….” Poi fai più prove di swing senza palla e abbandonati alle sensazioni corporee, senza dare ordini al corpo. Ripetendoti “solo swing” ti sarà impossibile pensare altre cose come “gira le spalle” o quant’altro e puoi lasciarti andare, rilassare i tuoi muscoli e FARE COLPI DI GOLF.

Ciò che ti impedisce di imparare, giocare bene, divertirti e goderti la vita fuori o dentro il campo da golf è la tua mente. Prendi coscienza ed esamina i tuoi pensieri, impara a dominarli e farai un passo da gigante verso la felicità.

Ottima la prova senza palla, colpo orribile con la palla. Perchè?

Questo problema affligge i golfisti meno esperti, ma ci sono giornate NO anche per i più bravi, giornate in cui i colpi partono STORTI, CORTI, STRAPPATI, FLAPPATI, INSICURI. A me succede ancora, nonostante la mia esperienza decennale.

Eppure la prova senza la palla è così fluida! Mentre mi allontano dalla palla per fare la prova sento il mio corpo muoversi correttamente, le spalle girare, sento il bastone che scende e sfiora l’erba, continua avanti e finisco bene, con il bastone dietro la spalla sinistra e le spalle che guardano l’obiettivo.

Adesso mi avvicino alla palla per fare il colpo. Pronti? Via! Il movimento è sconnesso, il corpo rigido, la paura di fallire ha il sopravvento e il colpo è orribile.

PERCHE’? QUAL E’ IL MOTIVO?

Il motivo è che nella prova attraverso la palla (che non c’è, che io non vedo perchè NON C’E’) mentre nel colpo voglio COLPIRLA con tutta me stessa, con tutto il mio essere, fisico e mentale perchè VEDO la palla lì in mezzo e VOGLIO che voli alta, lunga e dritta e lo voglio talmente tanto che anzichè fare uno swing faccio quel tanto IN PIU’ che mi fa sbagliare tutto.

E’ la mente, la qualità del pensiero che consente la riuscita o meno del colpo. Se io penso che questa palla si alzi solo con una botta forte comprometto ogni possibilità di riuscita. Purtroppo anche se SO che solo la tecnica e cioè uno swing corretto e rilassato serve per fare un buon colpo è poi la VISTA di quella palla bianca, immobile sull’erba, che comanda al mio cervello e  ai miei muscoli di picchiarci forte, di fare di tutto meno che un semplice swing, con risultati disastrosi e distruttivi per il colpo di golf, e di conseguenza per la mia autostima.

Quando i brutti colpi si ripetono spesso, e cioè quando non  riesco a fare lo swing corretto sulla palla, significa che metto nel colpo tutte le mie abitudini, i miei modi di pensare negativo, il  “karma” (come ho agito fino ad oggi). Tutte le mie paure vanno a finire in qualche modo nel mio brutto colpo, lo influenzano negativamente.

La soluzione? Tante, eccone alcune, ma funzionano solo quando hai energia.

Fai una prova di swing. Vedi che si tratta solo di lasciar andare? Adesso fai lo swing con la palla. Si tratta di affidarsi all’inconscio, facendo esattamente lo stesso movimento che fai senza palla, dimentica quell’oggetto bianco e rotondo, pensa solo a fare lo swing. Se può servirti, ripeti il mantra “SOLO SWING”, mentre fai la prova e quando sei sulla palla.

Ripetiti mentalmente la frase quando sei in campo e devi tirare. Già mentre scegli il bastone ripetiti “solo swing”, “solo swing”, “solo swing”, “solo swing”….e continua a ripetertelo quando fai la prova e anche dopo, quando devi mettere la palla in green. Calma il tuo pensiero incessante con una mantra, con le parole “solo swing” comandi il cervello di eseguire solo un semplice swing. Funziona! Il mantra serve a farti dimenticare la palla.

Un’altra soluzione.

Quando il pensiero TI COMANDA e quindi agisci inconsapevolmente per te non c’è progresso, sia che si tratti di golf o di altro. Il pensiero VA COMANDATO per ottenere risultati. Mentre col mantra ti abbandoni all’inconscio, lasciandoti andare ad un movimento muscolare che l’inconscio ha già registrato e conosce bene, col pensiero comandato ti obblighi ad agire in quel certo modo. Pensa a qualcosa che ti serva per fare un buon swing. Puoi pensare a partire bene nel backswing con le spalle, a scendere col bastone veloce in avanti, a chiudere il colpo. Basta una cosa sola,  poi lasci che il corpo faccia da solo. Fai delle prove a vuoto, senza palla e osserva i tuoi pensieri da spettatore. Fissa un pensiero, uno solo. Prendi ADESSO un bastone e fai lo swing. Fallo pure in casa, dove hai un pò di spazio e pochi mobili, stai attento ai lampadari perchè io ne ho rotto due. Fai lo swing con quel pensiero diverse volte.

Poi vai in campo e prova lo stesso pensiero senza la palla e con la palla, con la mente fissa su QUEL pensiero, già allenato a casa. La ripetizione aiuta a far dimenticare al cervello che c’è una palla da colpire e a fargli invece capire che c’è una palla da attraversare!

Sii più rilassato possibile, goditi il colpo, preparalo con cura, prova lo swing, sii consapevole. Hai l’incredibile fortuna di praticare un gioco meraviglioso, in mezzo alla natura, e se talvolta sbagli non crucciarti e non prendertela più di tanto: verranno giorni migliori, quelli in cui tutti i tasselli del puzzle si aggiustano da soli e allora infili i putt da lontano, spari drive lunghissimi e gli approcci ti vanno in bandiera. Gli alti e bassi ci sono per tutti! Prova subito il mantra o il pensiero fisso e raccontami i tuoi progressi. Ricordati che è sempre meglio giocare male MA GIOCARE piuttosto che starsene chiusi in casa alla tv…