Archivio di febbraio 2011

The inner golf – quanto conta il pensiero

Nelle giornate di grazia, quelle dove la palla vola dritta e lunga, in un paio di colpi-massimo tre sei in green e poi tiri uno o due putt ad ogni buca ti sei mai chiesto a cosa pensi?

Hai presente quando estrai dalla sacca sempre il ferro giusto vai deciso e sicuro a tirare e ti viene un colpo fantastico? Certo che lo hai presente! Magari non succede sempre, o forse ti è successo solo raramente ma di sicuro sai di cosa parlo. Ebbene ti dico io a cosa pensi in questi momenti: a niente. Al massimo pensi ad addressarti bene, poi lasci che lo swing avvenga da solo, senza comandi.

Prendiamo ora il caso opposto, il brutto gioco. Vai sul tee, prendi il legno 3 anzichè il drive perché ultimamente il drive non ti entra, temi di non prenderla bene, fai tre o quattro prove pensando a un mucchio di dettagli tecnici (giro le spalle, mi fermo bassa dietro, scendo veloce, giro i polsi, faccio il finish…) e poi… ti viene un colpo orribile, strappato, rattonato, storto, corto e ti vergogni davanti ai tuoi amici.

Dopo vai sulla palla sperando che il secondo colpo ti venga meglio. Ci ragioni un pochino, valuti cosa hai sbagliato prima e cerchi di rimediare quell’errore ma… anche questo secondo colpo, sebbene un pò meglio del primo, è una schifezza. Va bè, niente è ancora perduto, la buca 1 è un par 5, sei a 220 metri dal green, puoi sempre fare 6 o 7! Il terzo colpo lo fai con prudenza, usi un ferro, ragioni bene su cosa hai sbagliato prima, hai terrore di sbagliare anche questo e invece… E’ andata bene, (che sollievo!) ha volato, ora sei a 100 metri e mettere il quarto in green è facile.

Il quarto colpo lo fai impaurito, è decisivo, devi andare in green per forza, ti è andata bene fino ad ora e non puoi sprecare l’occasione del bogey, se niente niente dopo imbuchi puoi fare anche il par, forza! Non puoi sbagliare, prendi un ferro 7, la bandiera è lunga e fai qualche prova. Giri troppo le spalle? Se scendi veloce fai un buco in terra? L’address andrà bene? L’indecisione ti attanaglia e sbagli. Fai un rattone lungo che attraversa il green e scende vicino alla strada.

Porca miseria, addio par! Niente panico, puoi ancora fare 6 o 7, concentrati. Adesso hai un approccio difficile, sei sul terreno duro e non puoi toccare la palla, ferro 9 a correre o sand a volare? Decidi per un pitch a correre. Fai 6 o 7 prove in preda all’ansia, nessuna delle prove ti soddisfa ma non puoi far aspettare troppo, devi giocare come va va. Altro rattone dall’altra parte del green, no! Ci vuole un altro approccio. Imprechi contro te stesso perchè non hai fatto quanto dovevi: par o bogey, adesso puoi sperare massimo nel 7. Tiri anche questo approccio in preda al nervoso e alla preoccupazione, metti la palla in green lontana dalla bandiera, anche il miraggio del 7 è sfumato. Infatti fai due putt: 8.

Dopo commenti con i tuoi amici che -va bene-, hai fatt0 8 anzi hai fatto x perché alla buca uno hai un colpo solo, ma se non fosse stato il terreno così duro nel primo approccio l’avresti messa in green col quinto e potevi fare 6 o 7.

Trovi giustificazioni, ti lamenti, ti arrabbi con te stesso.

Sai che succede? Ci sono come due persone in te: una che ti dà istruzioni (la tua mente razionale) e una che cerca di ubbidire ai comandi (la tua parte istintuale) ma non ci riesce per due motivi: 1 non capisce l’italiano 2 ha idea di come fare uno swing corretto, ma non ha idea di come lo sta facendo. L’istinto sa bene come il corpo dovrebbe muoversi ma non sa se in realtà si sta muovendo correttamente.

Quello che voglio dire in poche parole è

che la superistruzione rovina lo swing e anche la paura, la preoccupazione e il dubbio fanno la loro parte quando giochi male.

La tua parte razionale, quella che impartisce istruzioni, non ha alcuna fiducia nella tua parte istintuale, così la riempie di istruzioni per poi arrabbiarsi quando sbaglia perchè non è riuscita ad eseguire gli ordini. Ecco cosa succede quando ti arrabbi con te stesso: ti arrabbi col tuo istinto quando non sai che per farlo lavorare bene bisogna ridurre al massimo le istruzioni!|

Senza istruzioni l’istinto è libero di eseguire uno swing rilassato, morbido, abbandonato alla sensazione giusta. Quanto è difficile tutto questo! E invece dovresti (vale anche per me) farlo diventare un’abitudine, distraendo la mente conscia per lasciare libertà all’istinto.

La prossima settimana esce il mio nuovo report: “Libera” il tuo miglior swing.

C’è un esercizio importante su come tenere occupata la mente conscia mentre l’istinto esegue lo swing. Oggi l’ho sperimentato in campo pratica e funziona. E’ difficile, ma quando ci riesco lo swing è davvero libero, è difficile semplicemente perchè mesi e anni di abitudini di un certo tipo non si possono estirpare in mezz’ora di pratica. Devo solo insistere per acquisire ritmo e sicurezza e voglio che provi subito anche tu. Il report sarà il mio regalo per te!a Roma-Antonella's birthday 008

La gloria del grande Costantino Rocca

Costantino_Rocca_la_voce_del_golfAncora un bel racconto di Massimo Cuzzolin, che ha “scoperto” quanto Costantino Rocca sia osannato in Inghilterra. Massimo organizza viaggi per grandi eventi di golf come la Ryder Cup, e i vari “Open” in Europa e nel mondo. Se sei interessato scrivimi, ti metto in contatto con Massimo! Leggi questa bella testimonianza di uno dei suoi viaggi:

Una premessa è d’obbligo. Ho cominciato a giocare dieci anni fa e non più giovanissimo, sono un golfista adolescente. Tutto quello che so sui grandi campioni, sugli eventi e la storia di questo gioco l’ho imparato curiosando qua e là. Non ho vissuto di persona gli avvenimenti e quindi non ho avuto la fortuna di “emozionarmi in diretta”. Un esempio: mi ricordo a memoria formazioni, marcatori e molto altro del famoso Italia Germania 4-3. Se lo chiedete ad un quattordicenne di oggi fa fatica a ricordare che era in Messico. Se poi aggiungete a tutto questo che il golf è sempre stato, in Italia, cosa per pochi intimi…

Sapevo certo che Costantino Rocca è stato ed è il nostro più grande campione ma mai mi sarei immaginato di scoprire chi è nel “mondo” del golf.

Il primo indizio l’ho avuto durante un viaggio a St. Andrews quando, giocando sul’Old Course, il mio caddie locale mi disse: ” Sei italiano..? Io c’ero quando Costantino imbucò il putt alla 18 ….. Grandissimo”. Figuratevi il piacevole stupore per uno che da anni gira il mondo e, che nella migliore delle ipotesi, è abituato a rispondere su pizza, spaghetti o a dare informazioni sulla mafia… Una volta tanto un motivo d’orgoglio.

Secondo indizio. La segreteria della PGAI mi contatta:”Buongiorno sappiamo che hai organizzato un gruppo per la Ryder. Vista l’importanza dell’avvenimento e la presenza in campo, dopo 13 anni, di due giocatori italiani vorremmo che anche Costantino fosse presente, ci puoi aiutare ad organizzare il viaggio ?”…..” Siamo a pochi giorni sarà difficile ma ci proviamo”

In effetti alla prima richiesta per una camera supplementare , dal Galles la risposta è stata “Impossible, full booked” ma quando ho rivelato chi era il “cliente” la sorpresa: “Costantino? Do not worry we ‘ll get it”. Chissà chi avrà dormito in garage.

Quindi andiamo con Costantino. Primo colpo di fortuna. Con noi, sul volo per Bristol,viaggia anche Matteo Manassero. Comincia una piccola processione. Passeggeri inglesi che si alzano per farsi autografare qualsiasi cosa da Costantino e Matteo. Per noi italiani, che abbiamo tanti golfisti quanti gli spettatori di un paio di giornate di Ryder, sono soddisfazioni.

Il primo giorno di Ryder accompagniamo Costantino sul campo, e qui gli indizi si trasformano in prove certe. Nonostante la pioggia torrenziale la gente si gira, lo riconosce lo saluta, lo chiama. È un continuo sino all’arrivo al Media Center dove tutti lo salutano, chi lo abbraccia, vedo arrivare Thomas Levet che lo vuole intervistare per la tv francese…sono sbalordito.

Il secondo giorno succede di tutto. Marshall che lo vogliono far passare dietro le corde ( e Costantino cortesemente rifiuta..), un gruppo di giovani che urlano ” You beat Tiger, you beat Tiger…”, un altro che lo ferma e gli dice ” ti ho aspettato alla 17 di Valderrama..” risposta ” troppo lunga era meglio finire prima…” .

Poi andiamo al driving range…

Stanno praticando i Molinari brothers, Peter Hanson e Miguel Angel Jemenez. Stiamo parlando degli swing quando lo spagnolo si gira e si accorge della presenza di Costantino. Molla i ferri corre alle transenne e lo abbraccia. Tutti e due con le lacrime agli occhi. Sono ad un palmo dalla scena , sbalordito. Non so se piangere anche io, scomparire per lasciarli soli o applaudire. Arrivano Hanson e lo abbraccia ” Hi great man…”, arrivano i fratelli Molinari e lo abbracciano, Edoardo stacca le transenne e se lo mette sul buggy per portarlo in campo …..mai visto niente di simile.

Ho sempre pensato, e lo penso tutt’ora, che fare il professionista di golf sia un’attività privilegiata, ma questa esperienza mi ha convinto che i Pro hanno una grande responsabilità. Il golf non è solo piano dello swing, il piattino della domenica o buttare avanti una palla. Il golf è tradizione, gioia, educazione, umanità, sentimenti e nessuna tessera di federazione può untitleddare tutto questo. Siete voi Pro a dover trasmettere tutto questo perché questo è lo ” spirit of the game”.

Grazie a Costantino io la Ryder l’ho vinta due volte.

Smettila di fumare al golf (e altrove)

imagesCAJ7VA5IDati quasi buoni del mio sondaggio: solo un golfista su dieci fuma. (attenzione: ho scritto a 518 persone e mi hanno risposto meno della metà, secondo me è più probabile che siano i fumatori ad evitare di rispondere.)

 Mi sono piaciute le risposte dei lettori… a parte qualche semplice “no, non fumo” la maggior parte dei non fumatori ha dichiarato di non sopportare chi fuma in campo e spegne le sigarette sull’erba. Qualcuno è addirittura furente per lo scempio dei mozziconi lasciati sui green e sui fairways ed evita di giocare con persone che fumano. Il golf è uno sport all’aria aperta, dove si fa movimento fisico e si respira ossigeno, il fumo è un controsenso! Oltretutto il gioco del golf entrerà nelle olimpiadi e la federgolf sta progettando di vietare il fumo ai professionisti.

I fumatori che mi hanno risposto… si sentono dannatamente in colpa! I pochi, coraggiosi che hanno ammesso di fumare hanno usato la parola “purtroppo” (purtroppo sì, fumo) e la maggioranza di loro aumenta la frequenza del fumo quando gioca a golf. Uno addirittura fuma 3-4 sigarette al giorno a cose normali ma raggiunge quota 10-12 se gioca. Due hanno affermato di voler assolutamente smettere, solo tre persone superano le 20 sigarette al giorno, una persona si conta le sigarette quando va in campo per non fumare troppo. Un fumatore meticoloso e corretto ha una borsetta raccogli-cicche attaccata alla sacca che svuota regolarmente all’arrivo in club house dopo le 18 buche e a lui va tutta la mia simpatia. Ho considerato come non fumatori le persone che fumano il sigaro e quelle che fumano sigarette solo saltuariamente, quasi mai al golf.

perchè il fumatore medio al golf fuma di più?

  La tensione e lo stress vengono alleviate dalla nicotina, potente narcotico che neutralizza le ansie da prestazione… Vero fumatore? Vero che fumi per calmarti? Per rilassarti, per concentrarti meglio?  Soffermati un attimo sul COSTO di questo “calmante”:

Tempo (per andare dal tabaccaio a comprarti il pacchetto), Denaro (da 4 a 5 euro al pacchetto) Emarginazione (nei locali non puoi fumare e devi andare fuori al freddo)Ripugnanza (l’odore che emana dai tuoi vestiti e dalla tua pelle respinge le persone) Malattie (tosse, bronchite, enfisema, cancro)  Ma non è finita: schiavitù: senza il tuo pacchetto rassicurante in tasca ti senti perso, sei schiavo delle tue sigarette.

Scusa se prendo questa posizione intransigente e decisa, ma sono sicura che la tua vita cambierebbe in meglio e faresti felici i tuoi familiari, senza annebbiarti la mente (e i polmoni) col fumo. Cerca di smettere, ce la puoi fare!

Ecco un aiuto importante:

www.golfissazione.com/stopsmoking

Attendo commenti e segnalazioni da chi riesce a smettere…

 

 

 

 
 

Quanto conta il caddie? Seconda parte

Ecco la seconda parte del racconto di Massimo Cuzzolin sull’importanza del caddie, per i professionisti e anche per noi super-handicappati. Le due foto mostrano i campi scozzesi, links con mucche e pecore. Quando questi animali pascolano sul green come sarà possibile imbucare…?                                              

fotoQuante volte ci siamo chiesti: ma conta veramente il caddie?

Gli aneddoti sull’argomento si sprecano.

Severiano Ballesteros racconta nella sua biografia che nel 1976 al Royal Birkdale, Dave Musgrove, il caddie che lo aveva accompagnato all’Open di Francia, si era già impegnato con Roberto de Vincenzo. Come dargli torto, fra l’affermato campione argentino ed un giovane spagnolo di belle speranze voi cosa avreste scelto? Dave, quasi per farsi perdonare gli consigliò un amico: “ E’ un poliziotto e non ha esperienza di grandi tornei parla solo inglese ma penso sia libero questo fine settimana…”

Andò a finire che Severiano ,dopo aver preso solo tre fairways in tutto il giro, terminò secondo ad un colpo da Johnny Miller a pari merito con Jack Nicklaus ed arrivò alla 18 acclamato dal pubblico Inglese che da quel momento iniziò ad amarlo come pochi altri.

Non credo il caddie sia stato importante in quel frangente  ma si sà… Severiano è Severiano.

Pete Bender è stato il caddie di Greg Norman a Turnberry. In una recente intervista ha raccontato di come Greg fosse nervoso al punto che fu costretto di prenderlo per il maglione e dirgli:” Greg fermati e guardami. Easy.. cammina al mio fianco sono qui per aiutarti”

Al tee della 18 Norman stava prendendo il drive e Pete mise una mano sul copri bastone e gli diede un ferro 1. Lo “squalo” vinse il suo primo Open.

In proposito Greg Norman fu chiaro e dichiarò:” Alla  17 avevo un putt da un metro e mezzo e ho detto a Pete: sono così nervoso che non vedo la linea , dimmi dove devo puttare e con che forza…” e ancora “ Pete sa identificare di cosa ha bisogno il giocatore.Legge le situazioni che il giocatore non sa leggere ed ha il coraggio di dirlo nel momento giusto.”

Il caddie può dare un supporto importante, è una persona di fiducia alla quale appoggiarsi nei momenti di difficoltà.

A proposito di fiducia nel caddie due piccoli anedotti che per  combinazione sono capitati al  recente US Open e per combinazione a due giocatori spagnoli.

Miguel Angel Jiemenez al tee della 18, un par 4 corto, doveva fare un par per passare il taglio. Chiese il drive al suo caddie. Martin Gray, non un dilettante ma noto per aver portato sacche  importanti,(Ballesteros e Olazabal fra gli altri), glielo nego e gli disse che doveva giocare un legno 3. La tensione era alta ,il malaguegno gli diede retta ma la situazione gli creò sfiducia. Fece un hook, “raddrizzo” in fairway, approccio corto, due putt… a casa.

La settimana seguente Jimenez aveva un altro caddie.

Ad Alvaro Quiros è successo il contrario. Era da tempo che Alvaro non era soddisfatto del rapporto, fece l’errore di parlarne con David McNelly, il suo caddie, durante un giro a Bethpage. Il dialogo fu più o meno questo: “Non va bene ma proviamoci ancora “ disse Alvaro, “Grazie, sono sicuro che non te ne pentirai” rispose David.

Alla buca seguente Il giocatore chiede la distanza dalla bandiera: “180 yards, 14 passi dall’entrata,4 da destra” Colpo perfetto…in bunker. McNelly, forse innervosito dalla situazione, gli aveva dato la distanza… della buca seguente. Dopo un paio di settimane la sacca di Quiros non era più sulle stesse spalle.

E’ un fatto che il rapporto fra caddie e giocatore è uno fra i più complicati del mondo e sono rari i rapporti che si prolungano nel tempo come quelli fra Steve Williams e Tiger o fra “Fluff” Cowan e Jim Furyk. Al proposito è bello ricordare come, dopo aver trionfato nella Race to Dubai, Martin Kaymer sia volato a portare la sacca di Allison Micheletti, sua fidanzata alla qualifying school dell’ European Tour. Risultato: non qualificata.Probabilmente il campione tedesco se la cava meglio nella versione giocatore.

Di recente ha molto colpito la storia del caddie di Camillo Villegas. Il sogno di Brett Waltman è sempre stato di giocare come pro. Ci ha provato all’ultima QS del Nationwide Tour (il Challenge Tour americano), ottenendo la tanto sospirata carta. A questo punto si è presentato il dilemma: rinunciare ad un sicuro quanto cospicuo ingaggio del campione colombiano od inseguire il sogno…ha scelto il sogno ed io faccio il tifo per lui.

Il lavoro del caddie è veramente difficile sia fisicamente che psicologicamente. Ho portato la sacca di Alfredo Da Corte alle qualifiche dell’ Open di Francia. Nel nostro gruppo c’era anche il recente vincitore dell’Open del Galles sul Challenge Tour: Rhys Davies. Il giovane gallese era accompagnato da un caddie professionista. Io caddie improvvisato, ho avuto modo di vedere da vicino, buca dopo buca, il lavoro di un vero caddie. Annotava tutto, distanze, pendenze, ferri, vento. Era sempre vicino al suo giocatore proteggendolo da rumori o fastidi di ogni genere, sostenendolo quando sbagliava facili putt sui terribili green di Chantilly , cercando di dargli serenità per arrivare alla qualificazione. Davvero un duro lavoro.

Portando la sacca di Alfredo da Corte in qualche torneo  mi sono accorto, sulla mia pelle,  come sia veramente difficile avere la parola giusta al momento giusto. E’ difficile sapere se è il momento di dare la carica o il momento di “calmare le acque”, Si sa in un giro di golf un colpo può cambiare le sorti di tutto un torneo e quindi la responsabilità e veramente alta…se non sei li solo per portare la sacca e pulire i ferri.

Al proposito ho anch’io un piccolo anedotto personale.

Campionato PGAI a Margara,secondo giro. Siamo messi bene. Alfredo fa un gran birdie alla 10 e manca di poco il putt per l’eagle alla 11.Arriviamo alla 12 un par 3 di 160 mt.

Alfredo mi chiede il ferro 6.

Penso: veniamo da due birdie, ha l’adrenalina a 1000 dovrebbe tirare un 7 e azzardo:” Alfred hai tirato un 6 anche ieri e sei andato leggermente lungo e poi abbiamo un po’ di vento dietro io tirerei un 7….”  Alfredo guarda la mappa, la bandiera,  lancia un po’ d’erba per aria e mi dice: “OK dammi il 7”.

Si addressa e swinga in maniera perfetta il ferro 7. Adesso non ho più scuse e guardo il volo della palla sudando freddo e….. palla in bandiera.

Voi non ci crederete ma quel ferro 7 mi ha dato tanta felicità.          Massimo.

 mail

Bellissime barzellette extradivertenti!

L’altra mattina alle 7.30 hanno suonato alla porta.
Con un occhio chiuso ed uno aperto sono andato ad aprire.
Era mia suocera, mi fa: “Posso restare qui una settimana?”
“Certo” …. e ho chiuso la porta.
 
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Due amiche al telefono:
“Finalmente, dopo tre anni che stiamo insieme, Massimo mi ha parlato di matrimonio!”
“Davvero? E che cosa ti ha detto?”
“Che sua moglie si chiama Angela e hanno quattro figli.”
 
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Dopo più di mezzo secolo di vita matrimoniale, lui muore.
Qualche anno dopo, anche Lei sale in cielo…
Lì ritrova suo marito e corre verso di lui gridando:
– “Amoreeeeee, che bello ritrovarti !!!!!!”
Lui secco: “Non rompere Monica, il prete era stato chiaro: “finché morte non vi separi!!!”
 
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Il marito entra con molta cautela nel letto e sussurra appassionatamente all’orecchio di sua moglie:
“Tesoro, sono senza mutande …”
E la moglie gli risponde: “Domani te ne lavo un paio”.
 
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Un signore di 80 anni va a fare il suo controllo annuale dal dottore, che gli chiede come si sente.
“Non sono mai stato meglio in vita mia” – risponde il vecchio – “Ho appena sposato una ragazza di diciotto anni.
È già incinta e tra poco sarò padre. Cosa ne pensa?”
Il dottore pensa un momento e dice:
“Le voglio raccontare una storia: ho conosciuto un tale che era un cacciatore accanito.
Non aveva mai mancato una stagione di caccia.
Ma un giorno uscì di casa precipitosamente e prese l’ombrello al posto del fucile.
Quando fu nel bosco, improvvisamente un orso si precipitò verso di lui.
Prese l’ombrello, lo strinse con forza e lo puntò verso l’orso.
E sapete cosa successe?”
“No.” Rispose il vecchio”.
Il dottore continuò: “L’orso cadde morto davanti a lui!”
“È impossibile!” gridò il vecchio “Qualcun altro deve aver sparato al posto suo!”
“È esattamente quello che sto cercando di spiegarle!” rispose il medico.

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  ………e per finire……….

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Citazione dell’anno, che si commenta da sola, del medico brasiliano Drauzio Varella:
“Nel mondo d’oggi spendiamo 5 volte di più per i medicinali che aiutano l’impotenza dei maschi e di silicone per le donne, che non per investire sulla guarigione dell’Alzheimer; di conseguenza in futuro avremo donne vecchie con le tette grosse e uomini vecchi con il pisello duro…
… però nessuno di loro riuscirà a ricordare a cosa servono”.