intervista

Intervista a Gianni, golfista-papà-scrittore-imprenditore

gdavico_golfHo conosciuto Gianni Davico sul web, ha un blog come me ed è un golfista appassionato di prima categoria che vuole diventare professionista anche se ha superato i 40 anni.  Lo stile di pensiero di Gianni è simile al mio: anche lui parla di felicità, equilibrio, stima di sé e… di golf.

Lui di golf ne sa MOLTO più di me, soprattutto dal punto di vista tecnico (è 4 di handicap…), ma le sue aspettative golfistiche sono totalmente diverse dalle mie e così è diverso anche l’impegno e la dedizione.

Alessandra: Cosa ti affascina del golf? 

Gianni: In una parola, la sfida con se stessi e la ricerca continua del superamento dei propri limiti. È vero che ci sono tanti aspetti del golf assai piacevoli (conoscere persone interessanti, vedere luoghi incantevoli, mantenersi in forma fisica, il divertimento e così via), che naturalmente costituiscono una parte importante del tutto. Ma se riuscirò nel mio intento – diventare professionista entro i 45 anni, avendo preso un bastone in mano per la prima volta a 36 anni –, ecco, questa sarà per me una sorta di missione compiuta. È proprio questo il mio motore primo, la motivazione che mi viene dall’interno, il desiderio di “andar oltre, mangiarmi un’altra generazione, diventare perenne come una collina”, per dirla col Pavese del Diario

Alessandra: Come concili lavoro, golf e famiglia?

 Gianni: Premetto che mi considero molto fortunato. 

Ho dato il via alla mia attività nel 1995, fresco di laurea, e col tempo il lavoro era cresciuto a dismisura: mi portava via troppe ore, mentre c’erano attorno a me persone e attività cui volevo dedicare tempo. Molto tempo. Passati i quarant’anni ho iniziato a vedere la fine del mio tempo, e questo mi ha dato molta energia. Nel 2008 ho dato il via ad un progetto che ho chiamato 25×44: ovvero, mi sono riproposto allora di non dedicare al lavoro più di venticinque ore la settimana per più di quarantaquattro settimane l’anno, partendo proprio dalla considerazione che avevo passato i quarant’anni e che avevo altre priorità oltre al lavoro. Ho descritto questo processo nel dettaglio nel mio ultimo libro, La vita 2.0; non tanto per quel che mi riguarda, ma soprattutto per come ciascuno possa, volendolo (è questo il punto cruciale) applicare a sé quei principi. Io da allora e fino ad ora ci sto riuscendo molto bene: ora ho molto più tempo per le mie passioni, riuscendo ugualmente a mantenere una famiglia composta da quattro persone. 

La reazione tipica che osservo quando racconto la mia esperienza è: “Eh, beato te che puoi permettertelo…” Ma non è esattamente così. Non è che io possa permettermelo e altri no; tutti possono farlo, ma devono decidere di volerlo per sé. 

Alessandra: Quali segreti puoi svelare a noi scarsi di terza categoria per fare il salto di qualità? Come superi i momenti in cui giochi male? (anche i giocatori “super” come te avranno i loro momenti no…) 

Gianni: Guarda, la risposta è facile da trovare dando un’occhiata ad un campo pratica o a un putting green o ad una zona per gli approcci in un qualunque momento. Accadono delle cose molto lineari. In campo pratica, tendenzialmente più l’handicap di un giocatore è alto più praticherà i legni – soprattutto, va da sé, il drive. Nel putting green, quella persona tendenzialmente prenderà tre palline che tirerà da 6 metri per 10 minuti al massimo. Nella zona degli approcci… be’, tendenzialmente non ci andrà mai!  

Come dice Tom Peters, “You can’t shrink your way to greatness”. Insomma, non esistono scorciatoie per diventare bravi. Bisogna praticare, praticare e poi praticare ancora. Il tutto, ovviamente, sotto la supervisione di un maestro di fiducia (altrimenti si rischia di praticare l’errore, e quindi di peggiorare). 

Per essere chiari: occorre dividere il proprio tempo di pratica secondo percentuali “ragionevoli”. Io mi regolo di trascorre circa un terzo del tempo agli approcci, un terzo al putting green e il rimanente terzo allo swing completo, ma ciascuno troverà la sua misura. 

Infine, un aspetto da non sottovalutare è quello mentale: il golf è essenzialmente uno sport mentale, quindi saper governare la propria mente nei momento cruciali è fondamentale per un buon gioco. 

Quanto al superare i brutti momenti di gioco, il punto sta nel concentrarsi in quel che si sta facendo. Ovvero, gli errori sono normali nel golf, ma è importante accettarli una volta compiuti e passare oltre, in maniera da evitare che un errore ne porti altri tre o quattro a seguire. Non che sia facile – anche questa è una tecnica mentale che va allenata. 

Alessandra: Che progetti hai per il futuro? (da tutti i punti di vista: familiari, lavorativi, sportivi) 

Gianni: Dal punto di vista familiare, la priorità è che le bambine crescano sane. 

Dal punto di vista lavorativo, l’obiettivo è di mantenere il mio lavoro “ufficiale” ai ritmi attuali e incrementare la parte di scrittura (libri, articoli e blog). 

Dal punto di vista sportivo, l’obiettivo è quello che ricordavo in apertura: diventare professionista entro il 2012. 

Alessandra: Hai scritto un libro: di cosa parla? Perché non di golf? 

Gianni: La vita 2.0 è la descrizione delle tecniche e della linea di pensiero che ho applicato a me stesso, e che ciascuno può – secondo me – applicare a sé per aumentare la felicità delle sua propria vita. Sono partito da alcune costatazioni se vogliamo banali ma non contestabili. Il punto è, per dirla con Andersen, che il re è nudo. E non c’è più tempo, dunque, per fare finta: allora il compito che mi sono ritagliato è quello di una sorta di grillo parlante, di pascoliano fanciullino, di qualcuno che ci ricordi che la felicità è alla nostra portata, adesso e semplicemente, sempre e comunque, nonostante noi possiamo essere indotti a ritenere che le cose stiano in maniera differente. Ad esempio: il denaro è troppo sopravvalutato, mentre l’unica risorsa davvero critica che abbiamo è il tempo. Di conseguenza, siamo ricchi solo se abbiamo il tempo per fare le cose che vogliamo veramente e non siamo sempre costretti a saltare di scadenza in scadenza, in una corsa al massacro che non ha mai fine. 

Naturalmente non ho la pretesa di insegnare qualcosa ad altri, e questo perché nessuno può insegnare alcunché a chicchessia: si può solo imparare (volendolo). Io ho detto nel libro quello che mi riguarda, cercare di estrarre dei casi generali; e poi ciascuno farà il lavoro su di sé. Se vorrà, beninteso. E la mia speranza è che lo voglia.

 La vita 2.0 non parla di golf perché questo è uno dei miei prossimi progetti: un volume che racconti il percorso che sto facendo per diventare professionista, sia da un punto di vista della tecnica che – soprattutto – della conoscenza di me stesso e dei miei limiti. 

Alessandra: Ho scritto un post ultimamente proprio sulla felicità e ho avuto tanti commenti, anche di persone che in questo momento non sono felici.(eccolo qui http://golfissazione.com/vuoi-solo-essere-felice/) Tu cosa diresti a queste persone per aiutarle a conquistarsi la felicità? 

Gianni: A parer mio la felicità è alla nostra portata, sempre e comunque. Spesso però ci facciamo prendere troppo dalla quotidianità, dai problemi contingenti, e ci lasciamo dominare da questi pensieri. E tuttavia la realtà è secondo me molto più lineare. C’è una frase nel film Yesman che descrive bene tutto questo: “Il mondo è un parco giochi; ma poi strada facendo tutti lo dimenticano”. Ecco, nel momento in cui noi riusciamo a fare questo piccolo salto tutto diviene più semplice. O, per dirla col poeta Leonardo Sinisgalli: 

Si può prendere la felicità

per la coda come un passero.

Si possono dimenticare i debiti

che abbiamo con il mondo

Un lampo di beatitudine

non offende il nostro vicino.

Lui dorme sulla panchina,

il passero gli vola intorno.

Lui sogna il lebbroso

ma sentiamo che il suo male

non è contagioso.

Grazie Gianni, per i contenuti di qualità che ci hai messo a disposizione!

Ti presento Andrea Perrino

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Andrea Perrino, vincitore dell’Alps Tour 2009, gioca nel mio campo.

Prima di incontrarlo avevo sentito parlare di lui come di una persona gentile, socievole, umile, disponibile, sorridente, colto, educato… Questi aggettivi non gli rendono merito!

Andrea è unico perchè è semplicemente se stesso. Non fa alcun sforzo a trattare con rispetto e considerazione  ogni persona che gli si avvicina e non ha corso il rischio di montarsi la testa dopo la vittoria dell’Alps Tour proprio perchè è rimasto se stesso: una persona SEMPLICE, con semplici aspirazioni di un ragazzo della sua età: l’amore, le amicizie, lo svago, il lavoro, il golf.

Ha deciso di fare del golf il suo lavoro, ha capito di potercela fare e nel 2009 ha vinto l’Alps Tour, con risultati strabilianti. In una delle gare del circuito ha chiuso a -18 in quattro giri! Qui sotto i suoi risultati nel 2009:

  • Vincitore ordine di merito Alps Tour 2009.
  • Vincitore Peugeout Loewe Tour Laukaritz.
  • Vincitore Allianz Open de Strasbourg.
  • Secondo classificato a 4 tornei del circuito Alps Tour.
  • Secondo classificato al Campionato Nazionale PGAI.
  • 11 volte top-10 nella stagione 2009.
  • Detentore Record Vincite sul circuito Alps Tour.
  • Secondo classificato nell’ordine di merito Pilsner Urquell Pro Tour.
  • Quinto classificato Ordine di Merito Nazionale 2009

Tutti questi premi gli hanno fatto guadagnare una cifra buona per uno della sua età. Se sommiamo a questi risultati il fatto che Andrea ha fatto l’università in America, scrive e parla correntemente  inglese e spagnolo, viaggia continuamente e gira il mondo, viene da  pensare: è proprio strano che non sia un montato…!

Andrea passa intere giornate ad allenarsi nel campo da golf, quando arriva a casa la sera evita di stare ore su facebook o di spippolare col telecomando della tv:  è completamente presente per la sua ragazza. Chissà se lei è gelosa dei successi di Andrea, della sua popolarità. Per adesso non ne ha motivo, a meno che a forza di accumulare vittorie Andrea non vada fuori testa come ha fatto Tiger Woods…resized_DSC00559 

 Ecco alcune domande dei lettori e risposta di Andrea:

Andrea, che differenza c’è fra i campi da golf “normali” e quelli che hai provato sull’Alps Tour?

I campi dell’Alps non sono molto differenti dai campi in cui giochiamo tutti i giorni. Ce ne sono alcuni che sono perfetti e curati nei minimi particolari proprio come se fossero preparati per una gara del tour, ma tanti altri sono modesti da tee a green. L’ unica vera differenza è che i green sono quasi sempre veloci e discretamente duri in modo tale che sia più difficile fermare la palla ma una volta col putt in mano chi putta meglio è avvantaggiato in quanto la palla rotola perfettamente. I campi dei tour maggiori Challenge e European sono sempre curatissimi e il 90% delle volte vengono estremizzate le loro condizioni per rendere il percorso il più “difficile” e selettivo possibile in modo tale che chi gioca meglio quella settimana vince. Differentemente dall’Alps i campi dei tour maggiori sono più lunghi, con le piste più strette e magari con qualche asta estremizzata in modo tale che solo i migliori possano fare birdie!

Quale tipo di rapporti riescono ad instaurare fra loro i giocatori?

Nell’Alps i rapporti tra i giocatori sono ottimi, io son riuscito a fare amicizia con tutti. Ho viaggiato più volte con stranieri, ho avuto modo di conoscerli bene e credo di poter considerare molti di questi ottimi amici sui quali posso contare sempre.
Sui circuiti maggiori c’è più riservatezza e molta più professionalità quindi più individualità e ho notato tanti piccoli gruppetti solitamente di giocatori della stessa nazionalità. Nei pochi tornei che ho giocato per adesso io non ho fatto fatica a socializzare con gli stranieri ma ogni tanto mi rendo conto che non si aprono al 100%, sono più conoscenze che vere amicizie.
L’età, la carriera e la reputazione di ognuno spesso e volentieri creano dei piccoli limiti al farsi avanti e socializzare, però c’è un grandissimo rispetto l’uno per l’altro.

Parliamo di cibo ed energia. Qual è la tua dieta?

Quando sono in gara fuori dall’Italia è difficile seguire una dieta strutturata. All’estero non c’è la cultura della pasta, per cui cerco di mangiare carboidrati con verdure a pranzo e proteine la sera. A casa do la preferenza alla pasta per pranzo, verdure a volontà e a cena carne e verdure; senza essere categorico, seguo una dieta dissociata. A volte cucino da solo piatti molto semplici, ma quasi sempre trovo tutto pronto!

Prendi integratori?

Sì. In gara uso il polase, periodicamente prendo vitamine e integratori come il supradyn.

Le altre domande dei lettori sono le seguenti:

-Come hai capito di poterti avviare al professionismo?

– Qual è il segreto del tuo gioco, così diverso da quello di noi amatori: carattere, disciplina, allenamento o disposizione mentale?

-Che pensieri hai in gara nella passeggiata verso la palla fra un colpo e l’altro?

-Quando giochi peggio hai un tipo di pensiero diverso? Quale?

– Qual è per te il colpo più difficile?

– Cosa puoi suggerire a noi amatori di seconda e terza categoria per essere meno discontinui e giocare sempre al meglio?

– Perchè c’è questa tendenza a fare proselitismo nel golf? Non si sta meglio con pochi giocatori..?

– Qual è il tuo pensiero quando esegui il colpo di golf?

Nell’intervista le risposte di Andrea! Giovedì mattina sul blog.