Dai un voto al tuo swing
in questo film Gianni, che ha partecipato a una mia clinic, cerca di essere consapevole di una parte del suo corpo durante lo swing.
Prima sta attento al suo fianco destro e lo sente girarsi correttamente sia indietro che in avanti. Poi cerca di capire la posizione della sua testa all’impatto e nel finish. Questo semplice esercizio di analisi del proprio corpo serve ad avere feeling, ad aumentare cioè la sensazione di come ti muovi senza che nessuno te lo dica!
Se nel fare lo swing senti una tensione o un qualcosa di “strano”, cerca di pensare solo a quella parte del corpo e DAI UN VOTO alla tensione, dove 10 è massima tensione e zero è rilassatezza. Con questo esercizio ottieni due risultati:
1 diventi consapevole di come si muove il tuo corpo – e quindi capisci cosa sbagli quando fai un errore –
2 Notando la tensione, la allontani in modo naturale!
Si tratta dunque di capire, dalla sensazione, se c’è tensione o scioltezza muscolare: nel caso di Gianni non c’era tensione quindi non ha nemmeno dato il “voto” da 1 a 10. Può essere che Gianni non sia riuscito a capire davvero se c’era o meno tensione, ma non ha importanza: per diventare consapevoli tutti noi abbiamo bisogno di tempo e di “guardarci dentro”.
Comincia a fare pochi swing al giorno stando attento a una sola parte del tuo corpo al giorno. Ad esempio: giorno 1, cerco di rendermi consapevole della mia mano destra. Cosa noto? per esempio potrei notare che uno o due dita mollano il grip. Quando succede? Che voto dai alle mani che mollano il bastone?(10 mollano molto, zero sono okay). Giorno 2: noto la testa – giorno 3: le spalle….
Mano a mano che i voti calano i colpi migliorano! In questo modo, poco alla volta, trovi da solo i tuoi “difetti e ti auto-correggi solo diventandone consapevole.
Qui sotto, Pierluigi che cerca di capire, dalla sensazione, come “lavora” la sua testa e la sua spalla destra durante lo swing.
Senza sforzo conscio la legge della consapevolezza tende a eliminare tensioni dal corpo per lasciare che si muova liberamente, nel modo più fluido possibile.
Faremo questo breve esercizio alla clinic golfissati del 9-10 settembre con l’aiuto del maestro, portati una chiavetta usb per film e foto, mi raccomando!
Giovedì 6 settembre chiudono le iscrizioni, sei ancora in tempo. Spiego tutto qui:
http://www.golfissazione.com/risorse/golfissati-mente-tecnica/
A presto!
vacanze felici
Stai pensando che il mio titolo “vacanze felici” sia inappropriato in quanto secondo te TUTTE le vacanze sono felici?
In parte devo darti ragione perché di solito di ogni vacanza si ricordano solo i momenti belli, ma questa mia vacanza con 4 quinti della mia famiglia (+ la cagnetta) è stata f-a-v-o-l-o-s-a!
Poi ti spiego in che modo l’ho ancorata per provare più volte le sensazioni felici.
Nella foto qui a sinistra sono in Normandia a Sainte Mère Eglise: il lenzuolo che vedi sul tetto della chiesa ricorda il paracadutista americano John Steele che durante lo sbarco in Normandia della seconda guerra mondiale si è salvato fingendosi morto e restando per più di due ore attaccato al campanile. Le mie figlie si sono gentilmente prestate per una foto con la mamma, di solito facevano le preziose.
Nella foto sotto invece abbracciano il loro papà sul promontorio che domina una delle spiagge dello sbarco in Normandia, Juno Beach. Nella foto di destra la nostra cagnetta Ginetta tenta in ogni modo l’agguato alla crepe alla nutella sul tavolo.
La vacanza improvvisata, senza prenotazioni se non la chambre d’hote dei primi due giorni, ha consentito alla nostra famiglia di confrontarsi, di trovare accordi e punti in comune, di ridere, di coccolare la cagnetta e condividere il soddisfacimento delle sue esigenze, di giocare a carte e divertirsi insieme, visto che a casa non c’è mai tempo e voglia per fare tutto questo.
I momenti di “crisi” fra le sorelle non sono mancati, del tipo “io preferisco questo posto”, “io non voglio andare in quell’albergo…, ma sono stati ogni volta brillantemente risolti, questo conta! E le poche volte che sono intervenuta per mettere pace fra le sorelle sono stata incredibilmente ASCOLTATA, tanto che la mia frase “L’ironia è un attacco” è diventata un cult…
Ho ancorato alcuni di questi momenti magici per riutilizzarli al bisogno. Nei momenti più felici, in cui c’era unione, intimità e divinità fra noi (divinità perché si sentiva che Dio era lì con noi) facevo schioccare le dita e inspiravo profondamente. Poi ho aggiunto alla mia àncora il profumo di lavanda, acquistata ai mercatini di Aix-en provence. Dunque: schiocco di dita, inspiro il profumo di lavanda e… zac! Sono felice!
Anche adesso per me la lavanda è una pianta di felicità. Stacco un pezzettino di fiore e lo strofino tra le dita, aspirando intensamente l’aroma, per rivivere quei momenti. Per non strappare i fiori dalle piante mi sono messa il sacchettino con la lavanda sul comodino. Wow, quanto funziona!
Non dimenticarti di prenotare la mia clinic del 9-10 settembre, dove scopri come ancorare il tuo miglior swing:
http://www.golfissazione.com/risorse/golfissati-mente-tecnica/
Ma non preoccuparti, rinnoverò l’invito a fine agosto se ora sei al mare o a giocare a golf.
Ti auguro un buonissimo FERRAGOSTO, al profumo di lavanda…
L’ancora di Tiger
Questo film mostra 10 bellissimi colpi del giovane Tiger. Guarda come esprime la sua gioia…
Alza il pugno destro, guarda in faccia il pubblico con un largo sorriso e una particolare gestualità del pugno destro rivolto verso l’alto, cammina veloce a grandi falcate cercando la condivisione della sua immensa gioia con qualcuno. Batte il 5 con il suo caddie, sempre con la mano destra e tiene in mano il putter con la sinistra.
Tutto questo lo fa in maniera naturale, mai studiata. Queste esultanze sono ancore sensoriali che, rievocate al momento giusto, lo riportano nello stato di entusiasmo necessario per riprodurre i suoi migliori colpi. Anche nel rugby, nel calcio, nel tennis e in ogni altro sport assistiamo a queste manifestazioni di esaltazione per una palla andata a segno o una vittoria, e ogni atleta ha il suo modo di esprimere la gioia: c’è chi si inginocchia e alza la testa al cielo, chi piange, chi alza le braccia, chi si rotola in terra…
E tu? Che gesto fai, che frase dici, in che modo manifesti la tua esultanza? (non rotolandoti sul green, spero!)
Accetta i doni della vita
Dopo una lunga assenza dal mio blog ho deciso di tornare con un nuovo spunto di riflessione di vita anziché sul golf. Sul golf, prometto, scriverò la prossima settimana.
E’ una breve storia, metafora della nostra incapacità di accettare i doni della vita, convinti di non meritarli.
Tre uomini erano condannati alla ghigliottina: un medico, un avvocato e un ingegnere. il giorno dell’esecuzione i tre prigionieri furono messi in fila sul patibolo. “Desideri vedere in faccia la lama o guardare altrove?” Chiese il boia al medico. “Guarderò in faccia la lama!” Rispose coraggiosamente il medico. E qui accadde una cosa stupefacente: la lama si fermò a pochi millimetri dal collo del medico!
La folla dei cittadini riuniti rimase attonita e faceva mille congetture. Dopo una serie di discussioni concitate il carnefice disse al dottore: “Questo è un segno di Dio che non meriti di morire. Và, sei perdonato.” Colmo di gioia il medico si alzò e proseguì per la sua strada.
Poi toccò all’avvocato, il quale scelse anche lui di guardare in faccia la lama. La corda fu tirata, la lama cadde giù e ancora una volta si fermò a pochi millimetri dalla gola dell’uomo. Di nuovo ci fu un brusio fra la folla: due miracoli in un giorno! Proprio come aveva fatto col medico, il carnefice informò l’avvocato che si era prodotto un intervento divino e che poteva considerarsi libero. L’avvocato felice se ne andò.
L’ultimo condannato era l’ingegnere il quale, come i suoi predecessori, aveva scelto di guardare in faccia la lama. Fece combaciare il collo nella curvatura della ghigliottina e alzò lo sguardo al marchingegno sospeso sopra di lui. Il carnefice stava per tirare la corda quando l’ingegnere indicò il sistema di tiraggio e gridò: “Aspetta un attimo! Penso di aver capito dove sta il problema!”
In ciascuno di noi risiede un ingegnere che lavora più del dovuto e si preoccupa maggiormente di analizzare il problema anziché accettarne la soluzione. Molti di noi sono rassegnati al fatto di convivere con i propri limiti, di non meritarsi la gioia, di vivacchiare senza vera gioia, tanto che se arriva un dono inaspettato non sono in grado di accettarlo… Dobbiamo essere disposti a lasciar cadere il pesante fardello della colpa, dell’indegnità e affermare che siamo pronti a ricevere tutto il bello che la vita ha da offrirci. Accettando i doni del cielo attestiamo di meritare liberazione, libertà e celebrazione.
Ho scelto questo brano del libro stupendo che sto leggendo perché mi succede di soffermarmi sul problema anziché guardare lontano, fiduciosa, all’obiettivo finale. Mi succede di rimproverare mia figlia per il disordine anziché abbracciarla perché le voglio bene. Mi succede di maledirmi per un colpo di golf sbagliato anziché gioire della bella giornata passata al golf e di tutti gli altri bei colpi…
Ti consiglio il libro dal titolo “Tutto il bello che c’è” di Alan Cohen, un’occasione per guardarsi dentro e dirsi “Ha ragione Alan, mi merito tutto il meglio che c’è”. Lo trovi su internet, clicca qui: Macrolibrarsi
Anche se sei al mare, fra un romanzo e l’altro un po’ di introspezione non guasta. Buona lettura!