hole in one, il miracolo di Alessio
Qui sotto ho copiato il racconto di un golfista entusiasta, appassionato, fissato e chi più ne ha più ne metta: è Alessio che domenica ha fatto buca in uno nel par 3 al golf Fontevivo di San Miniato. Che gioia trasuda dalle sue parole!!! Com’è potuto succedere proprio a lui, un handicap 27? Vediamo se mi avvicino alla risposta:
– Alessio è in testa per la gara sociale, ha una forte motivazione per vincere perchè con una sola gara ne vince 2.
– Alla buca 4 si avvia sul tee in tutta tranquillità, dopo aver fatto tre buche buone. La buca 4 è un par 3 facile, di soli 120 metri: prendere il green è alla portata di tutti, basta addressarsi bene. Alessio non pensa troppo, fa il suo swing e segue il volo della palla.
– Il suo pensiero è già orientato sul birdie, grande risultato, così segue con gli occhi e con le orecchie quella sua bellissima palla che atterra in green e si avvia verso la bandiera.
– La palla che entra è il coronamento di un sogno, è un premio del suo pensiero positivo, un annuncio di altre gioie future. Lui dice che ha avuto una grande fortuna, ma la fortuna aiuta gli audaci e chi si impegna a fondo. Io dico che è un segno e tocca ad Alessio capirne il significato! Ecco il suo racconto:
Domenica 12 dicembre mi è successa una cosa che non mi succederà mai più!
Lo sponsor della gara a Fontevivo non me lo ricordo e chissenefrega… Io sto pensando ad una cosa sola mentre mi sto scaldando: e’ l’ultima gara del sociale dove sono in testa con 6 punti di vantaggio e mi dispiacerebbe perderlo proprio all’ultima giornata visto che chi vince prende 7 punti e a scalare il settimo ne prende 1.
Partenza ore 8e 50 tutti pronti io il mio amico Stefano e ( deciso insieme ) il mio grande antagonista, secondo in classifica, Piero.
Buca 1 insomma – buca 2 benino – buca 3 pure – buca 4 come da descrizione: sono le ore 9,30, vado sul tee sintetico del par 3 di 120 metri e faccio il mio colpo. Vedo bene la pallina che si alza, rimbalza in green a 3 metri circa dalla bandiera, poi prosegue dritta verso l’asta, e qui penso: “Vai vai pallina bella, che qui ci scappa il birdi (come lo chiamo io)!” Lei, la palla, va avanti davvero e…Plu! (il classico rumore che non dimenticherò mai) entra in buca!! Sissignori, entra proprio dentro la buca e il Nencio che sono io entra nella storia con il suo primo (e quasi sicuramente ultimo)
HOLE IN ONE ( INGLESE ) O’LINONE ( NAPOLETANO ) OLIUAN ( CINESE ) BUO DI ULO ( LIVORNESE E PISANO )
Dopo alle buche 5, 6, 7 e 8 ho fatto tutte x, ma non mi importava più… I miei amici dovevano darmi da mangiare con la fionda tanto volavo alto!!! Il mio amico Piero ha vinto a pari merito con me ma è arrivato secondo perchè ha fatto un punto meno di me nel secondo giro.Io ho preso 7 punti così ho vinto anche la gara sociale. Poteva forse andarmi meglio di così?
RAGAZZI CHE DOMENICA E CHE CULO !!!!!!!
Il cameratismo nel golf
Le barzellette di golf hanno in comune una morale: gli uomini amano di più il golf delle mogli e hanno relazioni migliori e più durature con i compagni di gioco piuttosto che con le mogli! Tra compagni infatti nasce spontaneo un senso di lealtà, che acquista significati mistici ed eterni molto più profondi della cerimonia di matrimonio, dove si fanno promesse vane…
Qual è il segreto? La chiarezza. Nel golf la partita a quattro ha scopi chiari e limitati: chi arriva ultimo paga da bere, se a coppie la coppia perdente paga “lo spaghetto” e chi arriva primo si gusta la gloria per aver giocato meglio degli altri. Nella partita a due che è il matrimonio si stabiliscono mete nebulosamente ampie e irraggiungibili: fedeltà finchè morte non ci separi, reciproca assistenza nella malattia, amore eterno, ripetto e onore per tutta la vita……..
Il cameratismo nel golf è fatto ad arte, proprio come lo stesso campo da golf che è stato ricavato dalla natura, ti chiede solo cinque o sei ore a settimana, che comprendono i saluti scherzosi nel parcheggio, il cambio delle scarpe nello spogliatoio, i commenti davanti a un bicchiere di birra e le 18 buche insieme. Dentro questo spazio circoscritto nascono irritazioni, gelosie, a volte perfino litigi, che però vengono miracolosamente soffocati dalle distanze imposte dal gioco, dalle regole di buona condotta degli sportivi e dal pensiero che comunque finirà presto.
Come nel matrimonio, nel golf c’è partecipazione: ci aiutiamo a vicenda a cercare le palline perdute, commentiamo caritatevoli gli swing sbagliati gli uni degli altri e ci ritroviamo insieme (come marito e moglie a cena) sui green e sui tee. A differenza del matrimonio però il golf è una guerra fin dal primo momento, è un gioco al massacro che fa nascere il cameratismo golfistico, come un fiore che sboccia fra i sassi. Uccidere o essere uccisi, mangiare o essere mangiati, il cameratismo del golf ha come fondamenta l’antagonismo animale, piacevolmente dissimulato sotto il maglioncino Chervò nuovo e le piccole gentilezze.
Oltre a una guerra il golf è anche un teatro dove ognuno recita la sua personalità e a turno sta sotto i riflettori, alternando il ruolo di attore a quello di spettatore. Non c’è niente di prevedibile nel golf, a volte il giocatore più forte crolla e gli spettatori ne sono contenti!
Buona parte del piacere del golf quindi è nella familiarità che si sviluppa fra compagni di gioco, nella sicurezza che ognuno prova all’interno del suo ruolo di attore, nella competizione sportiva, nella gioia di essere insieme. E la moglie? Purtroppo c’è anche lei!! Questa vecchia barzelletta rende bene l’idea il rapporto moglie/golf:
4 amici giocano a golf tutti i giovedì mattina. Sono sul tee della 8 quando vedono passare un corteo funebre in strada e uno di loro dice agli altri 3: “Facciamo un minuto di silenzio” Trascorso il minuto i tre amici stupiti dal senso religioso del compagno gli chiedono: “Com’è che ti commuovi davanti a un funerale? Che ti è preso?” Lui risponde triste: “eravamo sposati da 25 anni…”
Costruisci l’entusiasmo!
Quanto entusiasmo e passione mettevo nel descrivere storie di golf all’inizio di questo blog! Il golf era in questi racconti non solo un gioco meraviglioso, ma un immergersi nel verde della natura, una presenza totale all’attimo vissuto, un’espressione di gioia pura. Ho descritto i miei passi sull’erba verdissima innaffiata dalla pioggia e asciugata dal sole, i miei colpi magici, quelli che fanno volare alta e lontana la pallina, con quel “toc” perfetto d’impatto col ferro. Ho descritto l’umana pazzia, quella di chi vuole vincere ed essere bravo a tutti i costi rubando sul punteggio, quella di chi tira addosso agli altri per impazienza o di chi trova le scuse più improbabili quando gioca male.
Ho descritto la gioia che provo quando vedo il mio nome fra i vincitori, quando torno in club house con un bello score, quando il mio gioco è fluido ed efficace, e tutto sembra filare per il verso giusto, come un sogno che si avvera. Ho descritto anche le sconfitte, i momenti negativi in cui lo swing non funziona più, come se un black out avesse invaso il mio corpo e le spalle si rifiutassero di fare il loro lavoro di rotazione… Ho provato ad elencare i RIMEDI a queste gravi malattie, e una volta elencati ho provato anche a metterli in pratica!
Il mio entusiasmo era palpabile in quegli scritti! Nel libro “Tutti pazzi per il golf”, il mio primo tentativo letterario, c’era l’essenza della mia fissazione quando ho scritto “vengo a giocare a golf lunedì, mercoledì e sabato ogni settimana e non c’è impegno di lavoro, esigenza familiare, malattia, pioggia o temporale che possa fermarmi”! I punti esclamativi si alternavano agli interrogativi (perchè sto giocando male?) per trovare risposte e soluzioni, descrivere gioie e dolori di questo gioco spettacolare.
Questa scrittura appassionata ha inondato di passione molti altri aspetti della mia vita. E’ come se il cervello avesse collegato la felicità del golf con la felicità di avere la mia famiglia, i miei cari, di aver iniziato un nuovo lavoro, di aver conosciuto tante persone fantastiche, di trovare soluzioni ai problemi, di essere consapevole dei miei bisogni, proattiva anzichè reattiva. Tutte cose di cui sono grata ogni giorno che mi alzo dal letto. Com’è stato possibile questo contagio?
Ho costruito il mio entusiasmo per il golf descrivendolo nei miei post, nel mio libro, nel mio ebook con parole ricche di particolari sensoriali, ho analizzato a tavolino una felicità che avvertivo solo in maniera “sbadata”. Ho conosciuto tante persone “sbadate” com’ero io, che danno per scontata la giornata positiva e si lamentano di ciò che non va, e adesso mi dispiace per loro. Scrivere di golf mi ha permesso di scomporre i tasselli delle mie emozioni, di dare voce a una gioia profonda che – ho scoperto – pervade molti altri aspetti della mia vita. Adesso scrivo meno, ma non smetto di essere grata quando prendo un caffè in club house e mi aspetta una mattinata di golf. Assaporo ogni attimo, respiro il profumo dell’erba che tinge di verde l’interno del mio corpo, ricevo il calore del sole, rido con la mia compagna ad ogni occasione.
La foto dei miei figli qui sopra in un momento di gioia è un pezzo del puzzle con cui ho costruito l’entusiasmo di questo post. Per sistemare gli altri pezzi del puzzle (troppo bella questa assonanza) ho usato solo le lettere dell’alfabeto!