Archivio di dicembre 2009

Racconto di un’avventura di golf (e non solo) di Alfredo Maccolini

Ecco qui l’nizio del romanzo di Alfredo, appassionato golfista e lettore affezionato del blog, che ha scritto la storia del SUO golf e di quello dei suoi amici. Sembra il film “Amici miei” in versione golf!
Complimenti Alfredo, aspettiamo con ansia i prossimi capitoli!

PROLOGO Avevo circa 40 anni quando decisi di iscrivermi al circolo del tennis. Amavo il tennis e nel tempo libero giocavo più che potevo.
Il Circolo era molto bello, come del resto lo è ora: situato in riva al fiume, in un meraviglioso uliveto, con la club house ricavata da una casa colonica ristrutturata. In primavera il prato si ricopriva di margherite, la voglia di giocare era al massimo e appena entravi nel circolo non vedevi l’ora di calcare la terra rossa dei campi di tennis per poter battagliare con qualcuno.
Sono sempre stato un mediocre giocatore, ma non mi interessava vincere o perdere, l’importante era giocare, sudare e ridere con gli amici.
Ricordo con una certa nostalgia le belle serate di inizio estate, quando venivano organizzati “torneini” a squadre, formate da 4 giocatori di cui uno forte, due discreti e uno scadente (io ovviamente ero di questa categoria ), e si giocavano 2 singoli e un doppio; vinceva la squadra che riusciva a vincere due incontri su tre. Il capitano della squadra aveva un gran daffare per dosare le forze in campo scegliendo chi doveva fare il doppio e chi i singoli.
Doveva consegnare per scritto la formazione al direttore del torneo, senza che la squadra avversaria la conoscesse, decidendo i giocatori che avrebbero giocato come A e B i due singoli e chi invece dovesse disputare il doppio. Il Direttore del torneo convocava i capitani e dava lettura delle formazioni; non sempre le squadre sulla carta più forti vincevano.
Quando si giocava il campo era circondato dagli amici e le battute e le prese in giro si sprecavano; il tifo per un giocatore o l’altro era assordante!
Si respirava un’atmosfera speciale, direi quasi magica sotto un cielo stellato e circondati da quella dolcezza del clima che la campagna toscana sa dare. Finite le partite si restava tutti insieme a cena, la serata finiva sempre in allegria e si lanciavano le sfide per le giornate successive.
Ricordo che una volta un amico che aveva perso una sfida, sentitissima dai contendenti e alimentata con arguzia dagli amici che avevano assistito al lancio della sfida, fu costretto a bruciare sul prato tutta la sua attrezzatura tennistica, racchetta compresa. Quanto sapevano essere cattivi gli amici!
Io, consapevole dei miei forti limiti tennistici, mi ero fatto un’ampia cerchia di avversari al mio livello, quindi le sfide erano infinite e il divertimento continuo.
Dopo qualche anno uno sparuto gruppetto di amici si allontanò dal tennis per darsi al golf. Questi amici più volte mi sollecitarono ad avvicinarmi al golf, ma ero troppo innamorato del tennis e non concepivo cosa ci trovassero di tanto appassionante in un gioco che all’apparenza era statico, per niente veloce né divertente come poteva essere il tennis.

PRIMO CAPITOLO
Come sempre accade gli anni passarono, anzi volarono. Mi trovai, quasi senza rendermene conto, molto vicino ai sessant’anni. Fu in quel periodo che un paio dei miei amici più cari,Terzilio e Giandomenico, iniziarono a frequentare un piccolo campo di golf della provincia ed a prendere lezioni da quello che fu subito definito il Signor Maestro.
Un sabato di fine Settembre, dopo essere rientrati dalle ferie marine, insieme al mio fido amico Rolando, decidemmo di fare una girata in macchina per vedere cosa combinavano Terzilio e Giandomenico.
Lungo il viaggio (tra l’altro piuttosto corto –circa 40 minuti ) dissertammo a fondo sul fatto che probabilmente il golf non era uno sport adatto a noi e che quindi i nostri due amici avevano iniziato un’avventura destinata all’insuccesso.
Ci fermammo sulla strada provinciale a fare una lauta colazione in un bar pasticceria che si rivelò di eccellente qualità, come spesso accade in questi centri piccoli, ma dove sanno vivere molto bene, meglio che nelle caotiche città metropolitane.
La cosa ci mise di buon umore e quando arrivammo al circolo fummo immediatamente attratti dall’ambiente collinare, con vigneti ordinati e la club house piccola ma di buon gusto.
Vedemmo dall’alto i nostri due amici su quello che avremmo poi imparato a conoscere come campo pratica. Passammo buona parte della mattinata a vedere questi amici alle prese con mazze, palline, tappetini verdi di sintetico e soprattutto attenti agli insegnamenti del Signor Maestro.

A un certo punto, sul tardi della mattinata decidemmo – perché no ? – di provare anche noi a colpire qualche pallina.
Dire che restammo immediatamente “folgorati” (anche se non eravamo sulla via di Damasco…) da questa “strano” gioco è dire poco.
Indubbiamente fummo catturati da quel fascino che ha questo gioco. Sembra all’apparenza semplice: che ci vuole a colpire una pallina che se ne sta lì ferma, innocua e aspetta docilmente solo che il nostro bastone la colpisca ?
In realtà appena preso il bastone in mano ci rendiamo conto che tutto si fa difficile; questo attrezzo che sembra un prolungamento delle nostre braccia ci pare subito un corpo estraneo, difficile da gestire e con il quale sembra impossibile poter colpire quella “dannata pallina”. Ma il bello del golf sta proprio in questo: si accende una sfida fra te stesso e la pallina che ti sembra impossibile non vincere; invece è quasi sempre la pallina a vincere, per lo meno nei confronti di noi poveri, comuni, mediocri giocatori di golf
Riflettendo però penso che la stessa sfida la vivano anche quelli che giocano bene, professionisti compresi, perché è una sfida infinita fra te e la pallina e poi anche con il campo.
Come dice giustamente il mio saggio amico Rolando “ il golf deve essere stato inventato dal diavolo, ma in un giorno in cui era particolarmente incazzato” per far patire oltre ogni dire noi poveri mortali!

Appuntamento a martedì mattina per la fine del primo capitolo

Fai il tuo test di fissazione

Verifica quanto sei fissato rispondendo a queste domande:

Quando ti alzi la mattina e ti prepari per andare a giocare a golf ti senti depresso o pieno di energia?

La tua sacca da golf è completa di asciughino per i ferri sporchi?

Se parli con un amico golfista senti l’impulso di raccontargli le tue performances di golf o gli fai finire la frase?

Quando vedi una palla nel lago anche  lontana rinunci immediatamente a pescarla o insisti fino a che non l’hai presa?

Se tocca a te tirare e il compagno fa qualche rumore tiri subito o gli intimi il silenzio?

La pioggia o il brutto tempo ti impediscono di giocare? Ad esempio, se oggi è la tua giornata di golf e pioviscola, scegli di rinunciarci e vai a lavorare?

Se devi scegliere il driver nuovo guardi il prezzo o la sua potenza?

Quando guardi la classifica dopo la gara ti confronti con quelli arrivati prima o quelli arrivati dopo di te?

Ti secca alzarti di una virgola dopo una gara sbagliata o non te ne curi?

Incoraggi tuo figlio a giocare a golf? Con “le buone” o se necessario con “le cattive”?

Cosa provi quando un parente ti invita al battesimo proprio la domenica in cui hai una bella gara e per giunta è bel tempo?

Se sei in anticipo quando c’è una gara ti metti a leggere il giornale o vai in campo pratica ad allenarti?

Quando vinci una gara mantieni il silenzio o lo dici a tutti?

Hai risposto? Bene! Non ho bisogno di mettere i punteggi e i 3 fatidici risultati (1=per niente fissato 2=mediamente fissato 3=fissatissimo) perché sono certa delle tue risposte, anch’io avrei risposto proprio come te!

Come giochi dopo una lezione col maestro?

Maestro, correggimi il backswing!

Maestro, correggimi il backswing!

Dopo mesi di flappe, rattoni, hook, Mario si decide a fissare una serie di lezioni. E’ allergico ai maestri perché sa che deve passare ore in campo pratica prima di poter giocare in campo totalmente sciolto e rilassato.

Ma almeno, pensa, riuscirà ad evitare brutte figure come quella di ieri. Ieri al par 3 di 150 metri ha dovuto tirare il drive da tanto che ha accorciato i suoi tiri, e non è nemmeno arrivato in green. Al par 4 col lago davanti ha messo ben due palle in acqua e alla fine delle 18 buche  si sentiva talmente spossato e umiliato che non è riuscito a godersi la bella giornata di sole e la compagnia dei suoi amici. Ormai sono mesi che ha alti e bassi, con grande predominanza di bassi.

Vuole migliorare, così investe e va dal maestro. 

 Cosa si aspetta? Naturalmente si aspetta che il maestro veda i suoi errori e vi ponga rimedio. Vuole allungare i suoi colpi, vuole riacquistare la fiducia e la scioltezza di un tempo, vuole GIOCARE BENE. Mario paga e vuole un risultato.

Però è come quando vai dal dottore: tu paghi anche se lui non ti assicura il risultato.
Il maestro è bravo e disponibile, individua subito l’errore di Mario e gli fa fare un esercizio per aiutarlo a capire come scendere internamente con le braccia per non andare addosso alla palla.

Dopo tre lezioni Mario è stufo del campo pratica e si avventura in campo con un amico. Non alza la palla e dice:

“Tutta colpa del maestro. Mi ha cambiato lo swing, il grip, mi fa fare esercizi stupidi e ora gioco peggio di prima!”

 Per tutte le 9 buche non ha fatto altro che inveire contro il povero maestro, secondo lui un incapace. 

Ma il golf non si insegna: si impara.

Caro Mario, gli dice il maestro dopo che ha saputo dei suoi improperi, devi metterci tanto di tuo se vuoi migliorare, il maestro non basta, anzi, è solo una scusa per darti davvero una mossa. Passa ore in campo pratica, sul putting green e diventa consapevole di cosa funziona e cosa non funziona nel tuo swing. Cerca di fare quello che ti dico io usando la testa, stando all’erta, mettendoci tutto te stesso. E’ così che migliorerai. Se mi dai la colpa tu resterai sempre lo stesso e non ti sforzerai mai di migliorare. Se ci metti la voglia e la passione arriverai lontano.

I soldi che hai speso nelle lezioni sono ben spesi se migliori, no? Li hai spesi per un impegno che prendi CON TE STESSO, non con me.

Ma Mario non è convinto e vuole il rimborso. Soddisfatto o rimborsato, è così che dovrebbero lavorare i maestri.

Dichiarazione di un neo-giocatore fissato

Ti racconto questa buca perchè ne vale la pena:
Domenica 29 novembre ore 11 e 20  hole 14 tiro dal tee il ferro 6 ( par 3  di  160 mt )

Toc! e passo il tee delle donne di circa un metro ( e intanto non pago da bere )

ore 11 e 25  circa secondo tiro con ferro 5 .

Toc! e faccio un animale scavatore di almeno 40 cm di erba. Distanza percorsa sì e no 50 mt. Cominciano a partire alcuni chiamiamoli improperi e qualche fuki .
Ore 11,40  precise  terzo tiro con PICCE (termine toscanaccio per il pitch) E MENTRE TIRO PENSO MA VA AFFFFF (ALLA PALLINA ) QUESTA DOVE VA ?

ORE 11 40 MINUTI 6 SECONDI E LA PALLA E’ IN BUCAAAAAAAAAAAA!!!
MORALE = ACCIDENTI AL GOLF (accidenti in senso positivo: due colpi sbagliati su 3 e ho fatto il par senza pagare neanche da bere)

Storia vera, firmata Alessio.