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Benvenuto rattone!
Per qualche strana ragione il chip (colpo a correre) è un colpo che molti sbagliano, in tutte e tre le categorie a scalare. Sento già le voci di protesta dei giocatori di prima categoria: “Stai dicendo una fesseria! Il chip è un colpo facile, che non sbaglio MAI”
Okay, rettifico. Il chip è un colpo difficile per MOLTI, me compresa. A volte perdo il feeling e per quante prove faccia non riacquisto il controllo. Colpisco la palla troppo in alto provocando un lungo rattone oppure faccio una flappa imbarazzante, che dimostra che la grande palla (pianeta terra) è stata colpita prima della piccola palla da golf!
Quando il dubbio si insinua nella mente poi si arrampica sul grip del ferro, per estendersi alle mani, le spalle, la faccia del bastone e… flappa o rattone è il naturale risultato. Ho provato a correggere ripetendo la tecnica, ho provato tentando di evitare di pensare, con il “pronti-attenti-via-fine” (report “Libera il tuo miglior swing”, lo trovi qui: http://www.golfissazione.com/diecipassi) ma quando il dubbio ormai è avanzato non FUNZIONA NIENTE. O meglio, magari funziona per un breve periodo, poi di nuovo il buio.
La malattia permane!
Ecco il rimedio di Tim Gallwey: accettare il rattone, anzi ringraziarlo. Il rattone è frutto di Sé1, la mente che pensa e ripensa, dà troppe istruzioni e inibisce il naturale swing che Sé2 (inconscio, istinto) è in grado di eseguire. Come tutte le altre manifestazioni di Sé1, i rattoni non si “cibano” della luce della consapevolezza. Il nuovo dialogo interno (è Sé1 che parla) sarà questo:
“Okay, caro Sé2, quando fai i rattoni voglio capire come li fai. Ti analizzerò in piena consapevolezza e senza giudizio.”
Con questa affermazione dichiari che la tua tranquillità non è destabilizzata da un volgare rattone, nemmeno se è avvenuto in un momento inopportuno, ad esempio quando ti fa segnare una x in gara.
Mentre fai il rattone o la flappa dovresti sentire una specie di debolezza nel polso destro, un attimo prima dell’impatto, che impedisce alla faccia del bastone di essere square all’impatto. Ascoltando il rumore del colpo “rattonato” puoi capire se hai colpito la palla sotto, sopra o sull’equatore. Mano a mano che aumenta questa consapevolezza aumenta anche la percentuale di chip solidi.
I golfisti ciechi capiscono subito dal rumore come e dove è stata colpita la palla e quanta strada farà.
Per riassumere: Aumentare la consapevolezza accettando i brutti colpi e cercando di capirli può “curare” a lungo termine.
Lo dice Tim, adesso basta provare!
The inner golf – quanto conta il pensiero
Nelle giornate di grazia, quelle dove la palla vola dritta e lunga, in un paio di colpi-massimo tre sei in green e poi tiri uno o due putt ad ogni buca ti sei mai chiesto a cosa pensi?
Hai presente quando estrai dalla sacca sempre il ferro giusto vai deciso e sicuro a tirare e ti viene un colpo fantastico? Certo che lo hai presente! Magari non succede sempre, o forse ti è successo solo raramente ma di sicuro sai di cosa parlo. Ebbene ti dico io a cosa pensi in questi momenti: a niente. Al massimo pensi ad addressarti bene, poi lasci che lo swing avvenga da solo, senza comandi.
Prendiamo ora il caso opposto, il brutto gioco. Vai sul tee, prendi il legno 3 anzichè il drive perché ultimamente il drive non ti entra, temi di non prenderla bene, fai tre o quattro prove pensando a un mucchio di dettagli tecnici (giro le spalle, mi fermo bassa dietro, scendo veloce, giro i polsi, faccio il finish…) e poi… ti viene un colpo orribile, strappato, rattonato, storto, corto e ti vergogni davanti ai tuoi amici.
Dopo vai sulla palla sperando che il secondo colpo ti venga meglio. Ci ragioni un pochino, valuti cosa hai sbagliato prima e cerchi di rimediare quell’errore ma… anche questo secondo colpo, sebbene un pò meglio del primo, è una schifezza. Va bè, niente è ancora perduto, la buca 1 è un par 5, sei a 220 metri dal green, puoi sempre fare 6 o 7! Il terzo colpo lo fai con prudenza, usi un ferro, ragioni bene su cosa hai sbagliato prima, hai terrore di sbagliare anche questo e invece… E’ andata bene, (che sollievo!) ha volato, ora sei a 100 metri e mettere il quarto in green è facile.
Il quarto colpo lo fai impaurito, è decisivo, devi andare in green per forza, ti è andata bene fino ad ora e non puoi sprecare l’occasione del bogey, se niente niente dopo imbuchi puoi fare anche il par, forza! Non puoi sbagliare, prendi un ferro 7, la bandiera è lunga e fai qualche prova. Giri troppo le spalle? Se scendi veloce fai un buco in terra? L’address andrà bene? L’indecisione ti attanaglia e sbagli. Fai un rattone lungo che attraversa il green e scende vicino alla strada.
Porca miseria, addio par! Niente panico, puoi ancora fare 6 o 7, concentrati. Adesso hai un approccio difficile, sei sul terreno duro e non puoi toccare la palla, ferro 9 a correre o sand a volare? Decidi per un pitch a correre. Fai 6 o 7 prove in preda all’ansia, nessuna delle prove ti soddisfa ma non puoi far aspettare troppo, devi giocare come va va. Altro rattone dall’altra parte del green, no! Ci vuole un altro approccio. Imprechi contro te stesso perchè non hai fatto quanto dovevi: par o bogey, adesso puoi sperare massimo nel 7. Tiri anche questo approccio in preda al nervoso e alla preoccupazione, metti la palla in green lontana dalla bandiera, anche il miraggio del 7 è sfumato. Infatti fai due putt: 8.
Dopo commenti con i tuoi amici che -va bene-, hai fatt0 8 anzi hai fatto x perché alla buca uno hai un colpo solo, ma se non fosse stato il terreno così duro nel primo approccio l’avresti messa in green col quinto e potevi fare 6 o 7.
Trovi giustificazioni, ti lamenti, ti arrabbi con te stesso.
Sai che succede? Ci sono come due persone in te: una che ti dà istruzioni (la tua mente razionale) e una che cerca di ubbidire ai comandi (la tua parte istintuale) ma non ci riesce per due motivi: 1 non capisce l’italiano 2 ha idea di come fare uno swing corretto, ma non ha idea di come lo sta facendo. L’istinto sa bene come il corpo dovrebbe muoversi ma non sa se in realtà si sta muovendo correttamente.
Quello che voglio dire in poche parole è
che la superistruzione rovina lo swing e anche la paura, la preoccupazione e il dubbio fanno la loro parte quando giochi male.
La tua parte razionale, quella che impartisce istruzioni, non ha alcuna fiducia nella tua parte istintuale, così la riempie di istruzioni per poi arrabbiarsi quando sbaglia perchè non è riuscita ad eseguire gli ordini. Ecco cosa succede quando ti arrabbi con te stesso: ti arrabbi col tuo istinto quando non sai che per farlo lavorare bene bisogna ridurre al massimo le istruzioni!|
Senza istruzioni l’istinto è libero di eseguire uno swing rilassato, morbido, abbandonato alla sensazione giusta. Quanto è difficile tutto questo! E invece dovresti (vale anche per me) farlo diventare un’abitudine, distraendo la mente conscia per lasciare libertà all’istinto.
La prossima settimana esce il mio nuovo report: “Libera” il tuo miglior swing.
C’è un esercizio importante su come tenere occupata la mente conscia mentre l’istinto esegue lo swing. Oggi l’ho sperimentato in campo pratica e funziona. E’ difficile, ma quando ci riesco lo swing è davvero libero, è difficile semplicemente perchè mesi e anni di abitudini di un certo tipo non si possono estirpare in mezz’ora di pratica. Devo solo insistere per acquisire ritmo e sicurezza e voglio che provi subito anche tu. Il report sarà il mio regalo per te!
Due magie di golf di inizio anno
Il 3 gennaio, dopo giorni di pioggia, neve, gelo, fiumi straripati (e povera gente sfollata), autostrade chiuse………. i golfisti sono riusciti a tornare in campo per una gara.
Partenza SHOT GUN a lle 11 a causa del campo ghiacciato. Sono in gara con Fuffi, il mitico Fuffi dei miei post sul vecchio blog e Roberto, la cui moglie ci segue a piedi. E’ una giornata splendida, col sole, quasi incredibile tanta fortuna. Parto dalla buca 5 subito con doppio bogey, idem alla 6 e alla 7: forse non è la giornata giusta per lo swing, ma mi gusto la compagnia e parlo piacevolmente con Piera dei nostri figli.
Alla buca 18 il primo miracolo. Dopo la palla in acqua tiro il sesto colpo in rough, lontano una trentina di metri dalla bandiera. Ho il doppio colpo, per fare 8 devo fare approccio e putt. Tiro l’approccio e mi parte un rattone raso terra velocissimo e dritto verso la bandiera, sbatte preciso contro l’asta ed è DENTRO! Sono troppo contenta, non mi sembra vero, è un miracolo, sì che lo è! Non può essere un caso e anche se lo fosse IO LO CONSIDERO UN MIRACOLO. Tu dimmi quante probabilità ci sono che da 30 metri un siluro di rattone sconsiderato entri in buca: secondo me una su 10000000. Quindi: MIRACOLO.
Proseguo le buche col buonumore e finisco con 33 punti, senza infamia e senza lode, o almeno così credevo all’inizio. Un’ora dopo vedo sul monitor che sono PRIMA.
SONO ARRIVATA PRIMA CON 33 PUNTI, ho giocato meglio di tutti gli altri! Il campo era difficile, tutto bagnato con pozzanghere d’acqua dovunque, i green con l’erba alta, è per questo che le persone hanno giocato peggio del solito. Arrivare prima con 33 è il secondo miracolo. E se proprio voglio mettere i puntini sulle “i” ci sarebbe anche un terzo miracolo: anche Marco, mio marito, in prima categoria è arrivato secondo con 33 punti, quindi siamo stati insieme alla premiazione e ce la siamo proprio goduta tanto.
Morale della favola: ogni giorno ci può essere un miracolo nella tua vita e se lo riconosci sei talmente contento che prestissimo te ne ricapitano altri, e poi altri ancora fino a che non vedi l’ora di dirlo agli altri perchè DESIDERI che anche gli altri credano nei miracoli.