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una golfissata speciale
Ho conosciuto Nicoletta quando ha commentato il post sul mio blog “golf e malattia” in cui raccontavo la storia di Angelo, un golfista che sta curando il Parkinson come lei.
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E’ venuta alla mia clinic e si è applicata con entusiasmo per apprendere il più possibile da ogni momento trascorso insieme. Il secondo giorno, giocando con lei, ho avuto l’onore di vederla imbucare con un approccio da lontano, giusto coronamento per chi gioca con senso di divertimento e leggerezza.
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La sua storia di dolore-rinascita ti toccherà il cuore.
Per te che stai passando un momento difficile
Per te che stai curando la depressione
Per te che devi convivere con una malattia
Per te che pensi di avere problemi di vario genere
ma anche per te che sei già felice
Nicoletta ti racconta la sua storia, ti invita a giocare a golf (amando i suoi alti e bassi) e a ritrovare l’entusiasmo di vivere.
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“E’ una bella giornata di aprile del 2009. Un giorno come un altro, quando, tornando dal lavoro, Giuliano, mio marito, mi comunica l’esito dell’esame cui mi ero sottoposta qualche giorno prima; la diagnosi era Malattia di Parkinson.
La reazione, come prevedibile, non è delle migliori, piango,mi dispero e “rifiuto”, non ne voglio proprio sapere.
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Subito mio marito e i miei figli, con molta pazienza e comprensione cercano di tranquillizzarmi, ma da quel momento comincia un brutto periodo.
Mi documento sulla malattia in modo ossessivo, voglio sapere tutto e naturalmente, venendo a conoscenza di quale potrebbe essere l’evoluzione della stessa, mi costruisco films mentali prevedendo per me lo scenario peggiore.
A questo punto interviene Giuliano e mi fa capire che il problema va affrontato da un duplice punto di vista; quello della terapia farmacologica e dell’assistenza neurologica e quello della fisioterapia per prevenire la rigidità artro-muscolare che rappresenta una seria complicanza della malattia di Parkinson.
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Poichè mio marito da quarant’anni ha uno studio ortopedico associato con un fisioterapista, mi affida alle sue cure per la terapia fisica.
La depressione pia piano mi rende la vita impossibile, sviluppo una forma di “agorà fobia” per cui non riesco più ad uscire in mezzo alla gente, rifiuto i contatti con persone che non siano i miei famigliari, ho paura di vivere.
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Mi sono sempre ritenuta una persona forte, dinamica, sportiva, quasi onnipotente, ma adesso sono fragile, non ho la forza di reagire e devo fare i conti con questa brutta cosa che mi è capitata.
Non posso certo alla mia età (55 anni) vivere in questo modo per cui chiedo a Giuliano di aiutarmi.
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Lui ha un caro amico Psichiatra primario di un grande ospedale milanese, così decido, io persona “tutta d’un pezzo”, di sottopormi ad una visita, agevolata dal fatto che Teo, lo psichiatra, è anche un mio amico.
Il medico inquadra subito la situazione e mi affida ad un suo collaboratore psicoterapeuta molto bravo di alta professionalità con il quale dopo un primo colloquio mi propone di iniziare presso il suo centro “amici della mente” , un percorso di sedute collettive per una terapia di tipo cognitivo-comportamentale che non prevede supporto farmacologico.
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Gabriele Catania (è il nome dello psicologo) mi aiuta a sviscerare il problema iniziando dal dialogo interiore e con un metodo autoaccuditivo mi porta piano piano a superare le paure indotte da un modo di pensare distorto e disfunzionale acquisendo AUTOREVOLEZZA agli occhi dei convitati e maggior fuducia in me stessa. Ciò significa: Ascoltarsi-comprendere il problema-astenersi dal giudizio-rassicurarsi-valorizzare l’aspetto positivo nelle situazioni negative.
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Dopo circa un anno di questa terapia che comincia a dare i primi risultati, Giuliano ritiene utile fare una verifica della terapia farmacologica del Parkinson, quindi il passo successivo è il Centro Parkinson del CTO di Milano.
Il Professore che mi visita ritiene di aggiungere alla terapia la Levodopa, farmaco principe nella terapia antiparkinsoniana e consiglia molto movimento e fisioterapia.
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Mio marito che da poco ha iniziato a giocare a Golf,mi propone di avvicinarmi a questo sport a sua detta meraviglioso, in quanto
permette di fare movimento coinvolgendo tutti i muscoli e le articolazioni, di camminare all’aria aperta in ambienti bucolici senza peraltro andare mai in debito di ossigeno.
All’inizio sono un po’ scettica, penso di non essere all’altezza, mi sembra uno sport difficile soprattutto dal punto di vista mentale, però dato che nalla vita niente e nessuno mi ha mai intimorita, decido di accettare la sfida.
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Che meraviglia, le prime lezioni con Federico vanno da Dio, le palline si alzano, non vanno molto lontane ma mi piace.
Quando però la posizione si impone, le cose si complicano; momenti sù e momenti giù, ma il golf è così, è veramente una fissazione, ti entra nella testa ma soprattutto nell’anima, come piace ad Alessandra , e non ti molla più. Sbagli, ti arrabbi, ma non vedi l’ora di tornare in campo.
A volte diventa motivo di discussione e anche di litigio con Giuliano, ma anche questo è bello.
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Ad un certo punto però, quando comincio ad andare in campo per prendere l’handicap la situazione si complica: mi sento osservata quando preparo il tiro, ed il tremito alla mia mano sinistra aumenta con conseguente agitazione e disagio.
In questa fase mi sono tornati utili gli insegnamenti del Prof Catania, soprattutto quelli che mi hanno fatto superare i momenti di socializzazione col guppo, tanto che io, taciturna per natura,mi sono spesso ritrovata a tenere banco nelle discussioni.
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Ho trasportato queste sensazioni sul campo da golf, ripetendo a me stessa che se anche ho questa malattia sono e resterò sempre una persona forte, determinata, dinamica che accetta quello che la vita le riserva. Dal punto di vista fisico, i miei trascorsi sportivi, sono maestro di sci, hanno fatto il resto.
Certo la strada è ancora in salita, però ho conseguito l’handicap, e sono soddisfatta per come ho affrontato e superato la situazione.
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Girovagando su internet conosco Alessandra, da subito stabilisco con lei un rapporto di simpatia e di condivisione per il golf e decido con Giuliano e una coppia di amici di partecipare a una delle sue clinic organizzata nella sua residenza di campagna nelle vicinanze di Lucca.
Posto incantavole e compagnia fantastica.
Trascorriamo un bel fine settimana fra approcci tra gli ulivi, consigli tecnici di Lorenzo il maestro molto professionale oltre che professionista.
La parte mentale fatta da Alessandra, mi conferma l’importanza dell’aspetto psicologico, dicome sia fondamentale
“ancorare” i bei colpi, esultare dopo un bel tiro, la necessità di riforzare un bel colpo con la parola associata ad un gesto perchè tutto questo aiuta ad avere fiducia in sé stessi nei momenti negativi dopo una flappa o una rattonata.
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Dopo la clinic ho sperimentato i vari suggerimenti che mi sono stati dati: fissare un obiettivo a lungo termine, trovare il ritmo, ancorare i bei tiri, ascoltare l’audio-golf di Alessandra, guardare e riguardare più volte le immagini del mio swing annotando mentalmente le correzioni da approntare in campo e campo pratica.
Leggere inoltre più volte la frase settimanali cercando di visualizzare la parte finale della situazione descritta.
Per il momento ho riscontrato un miglioramento delle mie performances.
Queste sono le note e le riflessioni di una persona che non si arrende, circondata da una montagna di affetti tra cui ultimi in ordine di tempo ma non ultimi quelli di Alessandra e Lorenzo.
Mio marito, che mi legge per conosceza, ha le lacrime agli occhi ed è orgoglioso di me. Questa non sarà quella di Aristotele o di Oscar Wilde, ma è la mia felicità!
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Grazie Nicoletta di questa tua testimonianza sincera che, ne sono certa, aiuterà tante persone con problemi a riprendere in mano la loro vita e a cercare di valorizzarla al massimo, per berne il nettare quanto più spesso possibile.
Mi rendo conto che il taglio che le mie clinic stanno prendendo è “golf & socializzazione-valorizzazione-entusiasmo-fiducia in sé” e tu, Nicoletta, ne sei un’immagine perfetta. Hai dimostrato che la malattia non ha potere su chi, come te, decide di vivere!