Che gioia, ho preso l’handicap!

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Fuffi, il protagonista del mio libro, da principiante alle prese col drive

 Fuffi,  principiante a golf,  deve scalare la montagna della “gara dell’handicap”.  Ovviamente Fuffi, nome da cane, è un nomignolo affibbiatogli in seguito dai compagni di gioco per la sua mania di stanare le palline nella melma dei laghi, ma questa è un’altra storia. Prima di arrivare a giocare in gara ha dovuto sudare 7 camicie per allenarsi a dovere, provare e riprovare il suo swing  e spendere un bel pò di euro per pagare il maestro, le centinaia di palline in campo pratica, l’iscrizione annuale a un club … La trafila è lunga ed è questa che ha  scoraggiato diversi suoi amici (che hanno vistoFuffi entusiasta) ad avvicinarsi al golf. “Non ho tempo” – dicevano – e prima di divertirmi un pò passano almeno 6 mesi: chi me lo fa fare?”

Fuffi invece è felice, si è messo in testa di prendere l’handicap entro l’anno in corso e cioè dopo 9 mesì da quando ha iniziato a giocare. Ha già preso una ventina di lezioni col maestro,  di cui tre in campo, e si sente pronto per la prima gara. Le prime volte che cercava di colpire quelle palline era una tragedia, la sua media era del 10%, cioè 10 palle alzate più o meno bene su 100… Le altre 90 palle erano sbucciate, rattonate, flappate, appena toccate. Ma adesso è diverso, ne alza circa il 60%, a volte di più a volte di meno, ed è tutto documentato sul suo diario, con le date degli allenamenti e delle gare.

In campo pratica Fuffi prende un cesto da 100 palline e segna una “x” sul suo diario di golf per ogni colpo preso. A dire il vero conta come “preso” anche un rattone ben fatto, vale a dire una palla che, pur volando bassa, fa un centinaio di metri. Quando la palla fa da 90 a 100 metri conta anche la flappa, lo slice e l’hook. “Cosa vuoi che sia se la palla va a sinistra o a destra dell’obiettivo?” pensa Fuffi – “l’importante è mandarla avanti verso la buca!” In questo modo le sue x sul foglio hanno raggiunto la percentuale giusta per avventurarsi nella sua prima gara.

Ne parla col suo maestro: “Ieri ho alzato 73 palle su 100, che dici avrò speranze di prendere l’handicap domani in gara?”

“Io non mi preoccuperei più di tanto, cerca di giocare tranquillo e rilassato e pensa a divertirti, se domani non è la gara buona lo sarà la prossima”

Fuffi non è soddisfatto della risposta, avrebbe preferito che il maestro gli avesse detto che sì, certamente, lui avrebbe preso l’handicap, bravo com’era vista la percentuale alta di palline alzate.

Il risultato della sua prima gara fu 15 punti, neanche un punto a buca, triplo-bogey-virgola- qualcosa  di media per buca. Che delusione per Fuffi! Forse sarà stata la tensione o forse l’inesperienza, fatto sta che nella sua prima gara Fuffi non si divertì affatto, anzi: alla fine delle 18 buche aveva un mal di testa da scoppiare per la concentrazione e per i suoi tentativi di rimediare i colpi precedenti sbagliati. Il suo cervello lavorò incessantemente per tutte e 5 le ore nel tentativo di trovare il pensiero giusto che gli consentisse di alzare la palla e tutta questa fatica è servita a totalizzare 15 miseri punti…

Anche le quattro gare successive non bastarono per fargli prendere l’handicap: 19, 26, 21 e 27 punti. Però si stava avvicinando alla mèta! La domenica in cui fece 27 punti era al settimo cielo: “ci sono quasi!”

Ma ecco arrivare la gara BUONA. Quella in cui TUTTO va come deve andare e per certi versi anche MEGLIO dell’immaginazione. Primo colpo preso quasi SEMPRE, secondo avanti, terzo nei pressi del green, approccio, due putt: doppio bogey! Alla buca 8 Ugo era sotto di un colpo rispetto all’handicap 36 e il suo cuore esultava di felicità. Si sentiva bravo, abile, sentiva che tutta la fatica degli allenamenti aveva finalmente un senso. Era sciolto, rilassato, innamorato di se stesso e del magnifico ambiente verde in cui era immerso, andava sulla palla senza ansia e anzi non vedeva l’ora di dimostrare ai compagni quanto fosse bravo per essere un principiante, e così fu. Totalizzò 34 punti e prese l’agognato HANDICAP, che gli avrebbe consentito di giocare in tutti i campi da golf del mondo.

Con lo score in mano alla 18, dopo aver controllato con il marcatore, si avviò alla club house camminando a tre metri da terra, immerso in pensieri fantastici di soddisfazione e gioia pura. In macchina, mentre guidava verso casa, pensava solo “ho preso l’handicap!”  Telefonò al maestro, alla fidanzata, ai genitori, ai suoi amici per comunicare la lieta notizia. Non reagirono come si aspettava, solo qualche misero complimento. Eppure questo traguardo per lui valeva di più di una promozione al lavoro, più di aver vinto al totocalcio, più di tutto! Offrì cena ai suoi amici, stappò la bottiglia e pensò a quanta intima soddisfazione avesse tratto dall’aver superato questo difficile obiettivo proprio in un momento in cui gli sembrava quasi impossibile. In questa gara aveva semplicemente “lasciato che accadesse”, era riuscito a rilassarsi e giocare col cuore più che con la testa. Sul diario del golf, quello dove segnava i suoi obiettivi di golf, le date degli allenamenti  delle gare, la percentuale delle palle prese, le istruzioni del maestro ecc.ecc, scrisse:

Primo obiettivo, prendere l’handicap, realizzato un mese prima del previsto. Ho fatto 34 punti così ripartiti: 6,6,5,6,7,5,5,6,x, 5,6,6,x,5,8,6,4,7. Sono TROPPO felice!

Adesso Fuffi conserva gelosamente il suo diario di golf, dove annota anche il numero di palline ritrovate nei laghi, lavate e classificate per marca. E’ diventato un golfissato e ne va fiero!

 

 

 

Il controllo del colpo con il mantra “solo swing”

Noni è una replica all’articolo precedente, anche se lo sembra. E’ solo un utile approfondimento perchè nessun altro gioco come il golf provoca tante tensioni e angosce mentali.

Io voglio che il mio corpo faccia quello che gli comando io per far partire la palla come voglio io: voglio avere l controllo. Ma non è dando ordini al mio corpo che otterrò miglioramenti nello swing: i miei muscoli non capiscono l’italiano e la mia mente mentre pensa alle parole non si focalizza sulla coordinazione occhi-mani-corpo. Quando gioco in campo e cerco in tutti i modi di mettere in pratica la teoria sullo swing che mi ha insegnato il maestro nell’ultima lezione, il più delle volte inibisco il libero movimento del mio corpo e divento scoordinato anzichè migliorare. (quante persone mandano gli accidenti al maestro che “li fa sbagliare” in campo dopo una lezione!)

Allora inizio a bombardare il mio corpo di istruzioni: “Spalle perpendicolari alla linea di tiro… ginocchio destro che resiste nel backswing… braccio destro bene interno nel downswing…”

Il corpo prova ad obbedire a queste istruzioni , ma lo fa controvoglia, in un modo che nega la vera eccellenza. Che effetti disastrosi può avere l’eccesso di istruzione! Quando la mia mente è libera da istruzioni esterne (maestro, video ecc) e interne (mente critica) posso dar libero sfogo alle sensazioni: miglior grip, miglior assetto sulla palla, miglior feeling col mio corpo, cose che portano ad un miglior risultato.

Ecco un’istruzione utile: DIMENTICA TUTTO CIO’ CHE PENSI DI SAPERE SU COME FARE UN COLPO DI GOLF.

Dato che è impossibile dimenticare tutto ciò che davvero SAI sul golf, puoi però cercare di dimenticare tutto ciò che PENSI di sapere e vedrai che il tuo movimento sarà naturale. Capisci la differenza? Ciò che pensi di sapere è nel turbinio della tua mente, mentre ciò che davvero SAI è nel tuo inconscio, è dentro di te.

Spesso non basta un’istruzione per vincere la mente. la mente vuole prevalere, vuole vincere, è furba e supera facilmente gli ostacoli, ma ci puoi provare. Quando sbagli ripetutamente non è colpa del maestro o dell’ignoranza della tecnica. La “colpa” è della mente, che elabora dubbi, paure, tensioni e provoca errori di concentrazione. La colpa è della PRESSIONE MENTALE.

Quando ti accorgi che ti succede questo fai un respiro profondo, allontanati dalla palla, ripetiti nella mente “solo swing, solo swing, solo swing, solo swing, solo swing, solo swing……….” Poi fai più prove di swing senza palla e abbandonati alle sensazioni corporee, senza dare ordini al corpo. Ripetendoti “solo swing” ti sarà impossibile pensare altre cose come “gira le spalle” o quant’altro e puoi lasciarti andare, rilassare i tuoi muscoli e FARE COLPI DI GOLF.

Ciò che ti impedisce di imparare, giocare bene, divertirti e goderti la vita fuori o dentro il campo da golf è la tua mente. Prendi coscienza ed esamina i tuoi pensieri, impara a dominarli e farai un passo da gigante verso la felicità.

Ottima la prova senza palla, colpo orribile con la palla. Perchè?

Questo problema affligge i golfisti meno esperti, ma ci sono giornate NO anche per i più bravi, giornate in cui i colpi partono STORTI, CORTI, STRAPPATI, FLAPPATI, INSICURI. A me succede ancora, nonostante la mia esperienza decennale.

Eppure la prova senza la palla è così fluida! Mentre mi allontano dalla palla per fare la prova sento il mio corpo muoversi correttamente, le spalle girare, sento il bastone che scende e sfiora l’erba, continua avanti e finisco bene, con il bastone dietro la spalla sinistra e le spalle che guardano l’obiettivo.

Adesso mi avvicino alla palla per fare il colpo. Pronti? Via! Il movimento è sconnesso, il corpo rigido, la paura di fallire ha il sopravvento e il colpo è orribile.

PERCHE’? QUAL E’ IL MOTIVO?

Il motivo è che nella prova attraverso la palla (che non c’è, che io non vedo perchè NON C’E’) mentre nel colpo voglio COLPIRLA con tutta me stessa, con tutto il mio essere, fisico e mentale perchè VEDO la palla lì in mezzo e VOGLIO che voli alta, lunga e dritta e lo voglio talmente tanto che anzichè fare uno swing faccio quel tanto IN PIU’ che mi fa sbagliare tutto.

E’ la mente, la qualità del pensiero che consente la riuscita o meno del colpo. Se io penso che questa palla si alzi solo con una botta forte comprometto ogni possibilità di riuscita. Purtroppo anche se SO che solo la tecnica e cioè uno swing corretto e rilassato serve per fare un buon colpo è poi la VISTA di quella palla bianca, immobile sull’erba, che comanda al mio cervello e  ai miei muscoli di picchiarci forte, di fare di tutto meno che un semplice swing, con risultati disastrosi e distruttivi per il colpo di golf, e di conseguenza per la mia autostima.

Quando i brutti colpi si ripetono spesso, e cioè quando non  riesco a fare lo swing corretto sulla palla, significa che metto nel colpo tutte le mie abitudini, i miei modi di pensare negativo, il  “karma” (come ho agito fino ad oggi). Tutte le mie paure vanno a finire in qualche modo nel mio brutto colpo, lo influenzano negativamente.

La soluzione? Tante, eccone alcune, ma funzionano solo quando hai energia.

Fai una prova di swing. Vedi che si tratta solo di lasciar andare? Adesso fai lo swing con la palla. Si tratta di affidarsi all’inconscio, facendo esattamente lo stesso movimento che fai senza palla, dimentica quell’oggetto bianco e rotondo, pensa solo a fare lo swing. Se può servirti, ripeti il mantra “SOLO SWING”, mentre fai la prova e quando sei sulla palla.

Ripetiti mentalmente la frase quando sei in campo e devi tirare. Già mentre scegli il bastone ripetiti “solo swing”, “solo swing”, “solo swing”, “solo swing”….e continua a ripetertelo quando fai la prova e anche dopo, quando devi mettere la palla in green. Calma il tuo pensiero incessante con una mantra, con le parole “solo swing” comandi il cervello di eseguire solo un semplice swing. Funziona! Il mantra serve a farti dimenticare la palla.

Un’altra soluzione.

Quando il pensiero TI COMANDA e quindi agisci inconsapevolmente per te non c’è progresso, sia che si tratti di golf o di altro. Il pensiero VA COMANDATO per ottenere risultati. Mentre col mantra ti abbandoni all’inconscio, lasciandoti andare ad un movimento muscolare che l’inconscio ha già registrato e conosce bene, col pensiero comandato ti obblighi ad agire in quel certo modo. Pensa a qualcosa che ti serva per fare un buon swing. Puoi pensare a partire bene nel backswing con le spalle, a scendere col bastone veloce in avanti, a chiudere il colpo. Basta una cosa sola,  poi lasci che il corpo faccia da solo. Fai delle prove a vuoto, senza palla e osserva i tuoi pensieri da spettatore. Fissa un pensiero, uno solo. Prendi ADESSO un bastone e fai lo swing. Fallo pure in casa, dove hai un pò di spazio e pochi mobili, stai attento ai lampadari perchè io ne ho rotto due. Fai lo swing con quel pensiero diverse volte.

Poi vai in campo e prova lo stesso pensiero senza la palla e con la palla, con la mente fissa su QUEL pensiero, già allenato a casa. La ripetizione aiuta a far dimenticare al cervello che c’è una palla da colpire e a fargli invece capire che c’è una palla da attraversare!

Sii più rilassato possibile, goditi il colpo, preparalo con cura, prova lo swing, sii consapevole. Hai l’incredibile fortuna di praticare un gioco meraviglioso, in mezzo alla natura, e se talvolta sbagli non crucciarti e non prendertela più di tanto: verranno giorni migliori, quelli in cui tutti i tasselli del puzzle si aggiustano da soli e allora infili i putt da lontano, spari drive lunghissimi e gli approcci ti vanno in bandiera. Gli alti e bassi ci sono per tutti! Prova subito il mantra o il pensiero fisso e raccontami i tuoi progressi. Ricordati che è sempre meglio giocare male MA GIOCARE piuttosto che starsene chiusi in casa alla tv…

Rischio la denuncia per “Tutti pazzi per il golf”!!!

A distanza di un anno dall’uscita del mio libro “Tutti pazzi per il golf” ho rischiato una citazione!

Quasi tutti i racconti del libro sono tratti da storie vere, ho preso spunto da persone realmente incontrate o conosciute sul campo da golf a cui ho solo cambiato nome e qualche connotato. Una di loro si è riconosciuta! mentre leggeva il racconto “Il club delle rifatte” ha subito pensato: “Questa Felicia sono IO”!!! 

Felicia è una signora che vedo solo al golf, con cui scambio poche parole. Mi è capitato di fare 9 buche con lei e per lo più abbiamo giocato scambiandoci solo poche battute sul gioco, sul tempo, sul rough più o meno alto, sul green con pendenze difficili, insomma sul generico assoluto.

Ma quel giorno che la vidi così diversa, così “nuova” non resistetti alla tentazione di SAPERE o di METTERLA IN IMBARAZZO, perchè le chiesi: “Cos’è successo, Felicia? Hai degli occhi così…diversi” Lei mi rispose che aveva accompagnato sua mamma in ospedale a Milano e mentre la aspettava aveva fatto dei trattamenti estetici a base di creme, ma io ho subito pensato che avesse fatto un intervento di chirurgia plastica. Il suo viso era tirato e gli occhi erano quasi a mandorla senza più neanche una ruga.

A posteriori ho ragionato -forse per giustificarmi- che non avrei potuto NON DIRLE niente, tanto il cambiamento era evidente. Sarei stata un’ipocrita a fare finta di niente,no? E poi avrei fatto un torto al bravo chirurgo estetico che aveva colpito nel segno: fare in modo che la nuova Felicia fosse notata! Mi sono chiesta a lungo perchè Felicia non mi abbia detto subito la verità, anche perchè se me l’avesse detta non avrei scritto quel racconto sul mio libro “Tutti pazzi per il golf”. Il racconto, infatti, parla di persone che, come Felicia, si ritoccano viso, seno, mani e sedere, ma poi se qualcuno lo nota NEGANO. Allora per chi e per cosa si “rifanno”?

Comunque, questo è il seguito della storia: un anno dopo Felicia compra il mio libro e si RICONOSCE. Anche se le avevo cambiato il nome, il colore della sacca e la città del presunto intervento appena legge il racconto è certa che si tratti di lei e mi telefona. E’ una jena, incazzatissima. Mi fa: “Come ti sei permessa di infamarmi così? Io ti denuncio! Non ho fatto nessun intervento e ora tutti lo pensano!”libro2DEF

All’inizio sono stata sulla difensiva, dicendole che avevo cambiato nomi, colori, situazioni, età e che quindi doveva stare tranquilla, ma poi quando ho visto che non si calmava le ho detto: “Se vuoi denunciarmi fallo pure. Io però scrivo sul blog un nuovo racconto dove specifico bene nomi, cognomi e indirizzi, racconto che mi hai denunciato per calunnia ma hai ammesso di esserti tirata occhi e viso per la modica cifra di 50000 euro. Così ti fornisco il motivo giusto della denuncia!”

Dopo qualche battuta lei si è rabbonita un pò, si è aperta confessando di avere effettivamente fatto un intervento chirurgico di due giorni e poi ci siamo messe a ridere insieme di questa situazione grottesca. E alla fine  si è complimentata con me per il libro e per come ho rigirato fatti, persone e situazioni per tutelare la privacy di tutti. Poi mi ha dato il permesso di scrivere questo post a patto che le rivelassi chi erano le altre due “rifatte” che cito nel libro. Ha insistito per sapere chi fosse Gina, la signora che simula il mal di denti quando va a “riempirsi” le rughe con l’acido ialuronico e ha il viso gonfio! (Gina non si è riconosciuta nel racconto, lo so perchè mi ha fatto i complimenti e non mi ha detto niente, con questo post non rischio niente perchè lei non ha il computer…) Comunque a Felicia non ho detto chi fosse Gina in realtà.

Infine ha comprato 10 dei miei libri per regalarli ai suoi conoscenti che “SANNO” del suo intervento!

Ho promesso solennemente che il suo segreto resterà fra me e lei. A Felicia piace molto il nome che le ho dato, il suo odio iniziale si è trasformato in simpatia per me, è ansiosa di leggere questo racconto che mi ha permesso di scrivere senza condizioni. Tutto è bene quel che finisce bene. Unico neo: non vuole giocare con me a golf per timore di essere riconosciuta!

FELICIA COL TUO NUOVO VISO DIMOSTRI 10 ANNI DI MENO e anche a golf sei migliorata!

Ecco come John è riuscito a giocare 6 di hcp in due anni

resized_DSC00697Sottotitolo: perchè non ci provo anch’io?

John mi ha spiegato di aver raggiunto il successo nel golf in 9 passi, che utilizza anche nella vita. E’ qualcosa che somiglia molto a quello che spiego nei miei “10 passi per imbucare a golf e nella vita”  (http://www.golfissazione.com/10passi) e che io ho già attuato per raggiungere gli obiettivi di golf e di vita che mi ero prefissata. A dire il vero sarà bene che mi rilegga il libro e lo metta di nuovo in pratica per RI-giocare un buon golf!

Ma ecco i 9 passi di John, davvero istruttivi.

Passo n. 1: desiderio. John desiderava intensamente tornare in forma fisica e imparare a giocare a golf , sapeva cosa voleva.

Passo n. 2: convinzione. John era assolutamente convinto di poter arrivare a un ottimo livello golfistico e ha mantenuto la fiducia e l’ottimismo anche di fronte alle avversità. Ha dimostrato una fede incredibile passando all’azione e cioè dedicando del tempo a lezioni, attrezzatura, allenamento.

Passo n. 3: scrittura. John ha cristallizzato i sogni e le speranze su carta, mettendo così il suo impegno nero su bianco, rafforzando i suoi desideri e le sue convinzioni nella possibilità di realizzarli.

Passo n.4: analisi del punto di partenza. Ha stabilito a che punto era (non faceva sport, era pigro e un pò sovrappeso) e a che punto voleva arrivare. Il golf per lui era anche un modo per muoversi e riacquistare forma fisica ed energia. Quindi ha preso delle decisioni partendo da questo punto.

Passo n. 5: fissazione di una scadenza.  Ha scelto una data specifica per quando avrebbe giocato in campo, per quando avrebbe preso l’hcp e per quando avrebbe giocato sotto 10. Quando incontrava delle difficoltà non modificava la data ma si allenava ancora di più, non si è fatto sconfiggere dalla resistenza iniziare a mollare.

Passo n.6: Individuazione delle persone di cui occorre l’aiuto. Ha stilato una lista delle persone con le quali avrebbe potuto collaborare per arrivare al suo obiettivo (amici non golfisti ai quali ha proposto di iniziare insieme e conoscenti golfisti coi quali consigliarsi, maestri di golf a cui avrebbe potuto rivolgersi)

Passo n. 7: pianificazione del progetto. Ora aveva in mano tutti gli ingredienti necessari al piano, come fossero ingredienti di una ricetta, e poteva mettere insieme un piano operativo.

Passo n.8: Visualizzazione. Aveva una chiara immagine mentale di ciò che voleva. Aveva acquistato libri e riviste di golf, guardando il golf in tv e immaginandosi al posto dei campioni. Aveva attaccato la foto di Tiger Woods in ufficio come modello di golfista e di fisico asciutto che voleva ottenere.

Mossa n.9: perseveranza. Non ha mai considerato la possibilità di fallire, è rimasto fedele ai suoi sogni e ha cercato dei modi per superare gli ostacoli. Quando il suo swing non funzionava il maestro glielo cambiava e lui  provava il nuovo swing per ore fino a che non colpiva bene il 95% delle palle. Ha perseverato fino al successo!

Adesso John oscilla fra 4 e 6 di hcp, è in forma fisica ed è felice. Ha cambiato tipo di lavoro adottando queste 9 mosse e la sua vita è completamente cambiata in meglio. Naturalmente pochi arrivano a giocare 6 di handicap, ci vuole anche predisposizione oltre che volontà. Questi 9 passi però sono utilissimi per definire obiettivi di qualsiasi tipo, nel golf potrebbe essere quello di giocare il proprio handicap con regolarità, un obiettivo di tutto rispetto anche se l’handicap in questione è 36!