ancora sulle vacanze di golf!
Questo è il simpatico racconto di Antonio. Prendi spunto dalla sua tattica “attira-moglie-non golfista-al-golf”
Io sono un dilettante, gioco da meno di un paio d’anni, ma il virus mi ha contagiato molto forte, soprattutto dopo aver letto il libro “La consapevolezza del giocatore di golf” di Gay Hendrix. Imparo molte più cose sulla vita e sul mio lavoro tirando una pallina da golf che sui molti libri che leggo…
Quella che ti racconto è una giocata fatta in vacanza. Io vado in Sardegna, vicino Olbia e Portorotondo, da tantissimi anni e a luglio scorso, per la prima volta, sono andato, con il mio “gemello del golf” (persona con cui gioco sempre) che stava con la famiglia insieme alla mia, al Pevero Golf Club di Cala di Volpe. Campo meraviglioso, almeno per noi che non abbiamo (ancora) girato molto. Gli armadietti di legno che sembrano usciti da uno di quei film sul golf della fine del secolo scorso, i fairways e i green perfettamente rasati, una giornata, il 15 luglio, bellissima. Alle 8 di mattina eravamo in campo: praticamente solo noi. Io ho giocato abbastanza male, il mio compagno molto meglio, ma la sensazione, quella natura, quel paesaggio con il golfo e il meraviglioso mare della Sardegna davanti… BELLISSIMO! (scegli tu la o le foto, io sono quello con la maglietta bianca)
Un’altra “vacanza di golf” che posso raccontare è in realtà la preparazione ad un fine settimana. Questo mese è stato il compleanno di mia moglie (che non gioca a golf) e io le ho regalato un biglietto: “Buono per un fine settimana con un gran fico in una meravigliosa architettura circondata da verdi prati ben rasati, con beauty center e centro massaggi”.
Domanda di un amico:
– “Il gran fico chi sarebbe?”
– “Io naturalmente”
– “Ma i verdi prati sarebbero un campo da golf?”.
– “Vedi, questi posti , per darsi un tono, scrivono sul sito di avere un campo da golf, ma in genere lo fanno solo per scena, non ci gioca quasi nessuno…”.
– “E tu ti porti le mazze?”
– “Mah, spazio nel bagagliaio c’è, magari ci butto la sacca… non si sa mai”.
– “E mentre tua moglie sta al Beauty center, in palestra, sauna e bagno turco tu che fai?”
– “Magari vado a fare una passeggiata nei dintorni…”
I golfisti fanno anche questo…
Antonio
Ecco adesso il bellissimo racconto di Massimo:
Uscendo dal Golf Club Musselburgh lo sconforto e la stanchezza si sono impadroniti improvvisamente di noi. Purtroppo, nonostante il gioco sia stato all’altezza dell’evento, il risultato non ci è stato favorevole: qualificazione per le local qualifying dell’ Open Championship mancata.
Bisogna fare qualcosa per risollevare il morale.
“ E se andassimo a giocare al Musselburgh Old Golf Course ?”
“ Perchè no.. a patto che giochiamo con i ferri di cento anni fa..” “ Andata!”
Mentre stiamo cercando un taxi ecco il primo episodio che comincia a farci capire che la giornata sta cambiando nel verso giusto.
Si ferma un anziano signore su di una Punto rossa modello di 20 anni fa (….probabilmente l’unica rimasta in Scozia) vede la sacca di Alfredo e ci chiede se vogliamo un passaggio. Dopo un attimo di titubanza ,e valutando che in eventuale scontro fisico saremmo 2 contro 1,gli spieghiamo il nostro progetto e si offre con grande entusiasmo di accompagnarci al campo.
Una volta partiti la domanda di prassi “ Where are you from?” nello scoprire che siamo italiani il nostro amico ci assicura che adora l’Italia “ Vedete ho anche un’ auto italiana..” (non gli abbiamo detto che, visto il mezzo, non l’abbiamo considerata una nota di merito) e, come spesso mi succede da italiano all’estero, ci tratta come dei vecchi amici raccontandoci la storia della sua vita. Fortunatamente il tragitto è breve e, dopo essersi assicurato che avessimo il tee time, l’amico ci saluta calorosamente e con un sorriso. Anche questa è Scozia.Guai se noi amassimo il nostro paese come lo amano gli stranieri……
“Musselburgh Old Course Links” è un campo 9 buche che si sviluppa all’interno ed intorno all’ippodromo di Musselburgh, ….si avete capito bene l’ippodromo.
Qui la Regina di Scozia ha giocato a golf nel 1567 quasi 500 anni fa. Qui è nato il primo vincitore dell’Open: Willie Park senior. Qui il golf è molto più di un gioco: è storia, è tradizione ,è uno stile di vita.
Il campo è un vero link: non faccio fatica a credere che una volta ci pascolavano le pecore e non mi stupirei se lo facessero ancora…
50 sterline per 2 giri di 9 buche più noleggio dei ferri ed inizia l’avventura….
I ferri sono: brassie, sammy, mushie, blaster,putter che Alfredo mi dice dovrebbero corrispondere ad un drive, ferro 5, ferro 7, sand e putt. Non so se essere divertito dal fatto di dovere usare degli attrezzi così insoliti, o disperato per il fatto che non so se riuscirò ad alzare la palla.
Tee 1. Par 3. Alfredo la mette in green ed io miracolosamente la prendo e la metto a destra nel rough.
Vi risparmio il racconto dei colpi e lo score per una questione di amor proprio, non so proprio come qualcuno abbia potuto giocare sotto par qui e con questi ferri, ma il giro è stato veramente una piccola passeggiata nella storia di questo gioco fantastico.
Tante sono le cose da raccontare in poco spazio.Per esempio, quando la palla si è fermata sul percorso ippico alla domanda “ e durante le corse dei cavalli?”risposta semplice e banale “ …suonano una campana, ci si ferma,si guarda la gara e dopo che i cavalli sono passati si ricomincia a giocare”. Sul green della 4 ci si può fermare alla “ buvette” che non è altro che il pub del paese e una volta “parcheggiati” i ferri fuori si entra per una pinta di birra.
Mentre cammino nel campo nel tentativo di fare un giro decente non posso fare a meno di pensare a 200 anni fa quando un gruppo di amici si trovavano per giocare e si inventavano le regole al momento. Si narra, per esempio,che la dimensione della buca non è basata su calcoli matematici ma è la dimensione di uno pezzo di scarto di una grondaia trovata nella ferramenta adiacente al campo.
Francamente in tutto ciò non ci vedo niente di così esclusivo o “ snob” come molti credono o vogliono far credere.
Si certo anche qui esistono club esclusivi ma le origini non vengono tradite perché sono l’essenza di questo gioco fantastico ed è un peccato che ancora tanti non lo sappiano o non se ne siano accorti.
Grazie Antonio e Massimo, sono due racconti fantastici!
Vacanze di golf
La vacanza di golf è una vacanza doppiamente piacevole: si unisce la passione del golf al piacere di scoprire nuovi posti. Se poi ci mettiamo anche la goduria di mangiare fuori, dormire in albergo, lasciare a casa lavoro, preoccupazioni e abitudini, la vacanza di golf diventa FANTASTICA. Ti racconto la mia di tre giorni in costa azzurra, a Sainte Maxime, anche se risale all’anno scorso. Non ha importanza il luogo o il tempo, l’importante è lo spirito con cui si “affronta” una vacanza di golf.
Primo: mollo tutto. Dove sono le preoccupazioni mentre saliamo in macchina, sacche ben sistemate in bauliera, trolley con il necessario da golf e tanta voglia di andare a giocare? E’ come se automaticamente l’autostrada, la musica e il telepass scuotessero ogni residuo di pensiero inutile. C’è solo da guardare il panorama, fermarsi per un caffé e rilassarsi. I nostri amici sono dietro di noi, ogni coppia ha dovuto prendere la sua macchina per l’ingombro delle sacche e delle valigie, pazienza, ma la presenza delle due automobili dietro non fa che aumentare la sensazione di benessere condiviso, preludio dei bei momenti che ci aspettano.
Secondo: scopro posti nuovi. Entrata in Francia, mi incuriosisce l’autostrada con i viadotti alti, parecchi metri sul livello del mare, mi affascinano di nomi di città da sogno come Monte Carlo, Nizza, Cannes, Antibes. Siamo quasi arrivati, l’uscita dell’autostrada mostra una stradina pulita, ben asfaltata, con una candida striscia della mezzeria… filiamo verso il golf!
Terzo: la curiosità di calpestare un nuovo campo da golf mette le ali ai piedi. Nessuna perdita di tempo, l’albergo può attendere, sbrighiamoci a pagare ‘sto green fee e corriamo sul tee della uno. Qualche esitazione su come giocare: tre uomini e tre donne? Oppure quattro+ 2 persone? Alterneremo, intanto inforchiamo il cart e corriamo sul tee, prima le donne.
Quarto: è marzo, eppure c’è un bel sole e tutto va per il verso giusto. Un giro completo di 18 buche vissuto con intensità, brezza leggera e profumo di fiori, un saliscendi spettacolare e squarci di mare, del vicino Saint Tropez. Il campo è perfino FACILE, lo swing viene da solo senza fatica! Non c’è competizione fra noi, vogliamo solo dire ai signori uomini che siamo più brave di loro, così ci impegnamo per bene e poi il risultato non è controllabile…
Quinto: a cose normali nel mio campo gioco meglio, invece qui mi sono superata! Il campo è FACILE e corto, ma questo a volte non vuol dire niente, ho sentito un sacco di persone che mi confermano di giocare meglio nel loro campo, ti risulta?
Sesto: buon ristorante, ottimo albergo e compagni di viaggio in forma smagliante. Per forza, dopo una giornata di golf all’aria aperta in un campo nuovo, con poca gente e ben curato, con lo swing al meglio e il morale alle stelle non si può pensare che la compagnia non sia piacevole. E adesso, raccolgo racconti di vacanze di golf con commenti sul gioco: giochi meglio in vacanza o nel tuo campo? E quanto può essere stata piacevole una tua vacanza di golf? Raccontamela!
Vacanza di Paolo
La vacanza golfistica si è svolta a Tenerife -a metà gennaio – temperatura media 25/28°, abbastanza vicina all’Italia – campi belli, uno più dell’altro (un paio troppo cari per giocare). Ho giocato al golf del Sur, 9+9+9, buche ampie ma inclinate (la maggior parte) quindi tiri di precisione. Ostacoli naturali di canaloni, boschetti, pietraie. Personale educato e disponibile. Allego alcune foto.
Grazie per l’opportunità.
Con stima P. Ferrario
p.s. sul mio campo, Castelconturbia, sono mediocre e approssimativo. sul golf del Sur, concentrato quasi preciso e buoni risultati
Risultato, non metodo…
Quest’inverno ho davvero giocato POCO. Eppure se guardo questa foto non posso frenare la MERAVIGLIA di vedere un campo verdissimo, inondato dal sole, e la mia faccia sorridente all’idea di imbucare un putt facile.
Questa bella giornata di gennaio mi ha portato una grossa novità di comprensione: ho capito che nel backswing non giravo le spalle, ma le alzavo verso l’alto. La mia faccia rimaneva incassata all’interno del braccio e il mio bastone svettava in alto prima di scendere verticalmente con un colpo stanco e sfibrato sulla pallina, con risultati che non sto a descrivere. In questa bella giornata di gennaio, invece, ho semplicmente provato a fare un movimento “rotondo”, cioè a ruotare lentamente le spalle tenendo il bastone basso dietro e mantenendo la distanza fra il mio mento e la spalla sinistra .
Tutta un’altra storia! I colpi partivano a razzo! Ma era così semplice? Mi sono chiesta. Era davvero tutto qui?
Sì, ma solo per quel giorno. Quel giorno ho giocato bene, con il metodo in testa, l’assoluta concentrazione sulla rotazione delle spalle tout court. Ma il golf non funziona come le fiabe a lieto fine. Quello che funziona oggi non vale più domani, chissà per quali strani motivi… Adesso,per quanto mi affanni a cercare una rotazione lenta e corretta, i colpi di quel giorno me li sogno.
Sono dunque arrivata a una conclusione drastica: il metodo non conta. Conta il risultato. Quanto riesco a giocare al meglio delle mie possibilità? 20? 25? 36? Devo solo fare una valutazione onesta e stabilire qual è il giusto handicap per me, poi giocarlo e cercare di stare sempre nel range, senza eccessi. I metodi passati da altri, scopiazzati, letti sulle riviste o imitati dai campioni della tv funzionano una volta sola… almeno per me!
Semina oggi per raccogliere dal 2011 in poi
Sono circondata da inquinamento acustico: Tommaso suona il piano non proprio come un professionista, Sara e un’amica giocano alla Wii che fa un rumore ripetitivo e alienante e io in queste condizioni dovrei scrivere qualcosa di buono? Eppure oggi ho qualcosa da dire, ci provo nonostante l’incremento di rumore.
Siccome desidero un’esistenza felice, cerco di seminare in ogni istante semi di felicità con un processo decisionale cosciente. Adesso per esempio avrei potuto scegliere di urlare “Sara abbassa il volume, Tommaso smettila di suonare!” e invece ho scelto di lasciare i miei figli in pace e partire proprio dal loro rumore per iniziare questo scritto. E dato che il mio desiderio è che questo scritto lasci qualcosa a ME e a Te che mi leggi, cerco di fare in modo che il rumore FELICE che fanno i miei figli mi sia d’aiuto anzichè di intralcio! Sono appena tornata dalla stanza dove i tre ragazzi si divertono e fanno casino e ho stampato a tutti e tre un bacio sulla guancia, come per dire: “continuate pure, andate bene così come siete”
Sto imparando l’importanza di SEMINARE continuamente semplicemente decidendo COSA dire o fare ogni volta che agisco. Chiamo mia figlia per mettere a posto? Decido coscientemente cosa dirle e COME dirglielo per ottenere che metta a posto. Se senza pensare e in preda al nervoso le dico urlando che lascia sempre la stanza in disordine, non ne posso più e deve correre a metterla a posto cosa ottengo? Ottengo il suo odio! Magari mette a posto ma la allontano da me perchè l’ho fatta sentire inadeguata rimproverandola per così poco. Allora magari le dico sorridendo: “amore andresti a mettere a posto la tua stanza? Dopo ti lascio guardare in pace la tv” E’ difficile che mi dica di no, la sua risposta tipica in genere è: “dopo“. Allora insisto: “dopo quando? Ora sono le dieci, facciamo alle dieci e venti?” Lei negozia: “no, alle dieci e mezzo”. “Okay, vada per le 10 e mezzo. Vediamo se rispetti l’orario, io non ti chiamo, sincronizziamo gli orologi e scommetto che non ce la farai a spaccare il secondo” Questo tipo di contrattazione mi porta un risultato molto più positivo dell’arrabbiatura perchè io rimango serena e felice e lei anche! Non funziona sempre, devo cambiare strategia spesso però evito emozioni negative di rabbia e risentimento!
Semino anche quando preparo il pranzo. Scelgo sempre cosa cucinare, a pranzo e a cena (di questa “investitura” a volte farei volentieri a meno…) Scelgo piatti variati, che contengano verdura cruda o al vapore, a volte cuocio la pasta nell’acqua delle verdure per far mangiare a mia figlia una pasta con sali minerali delle verdure!
E poi a volte mi mangio i semi che ho in mano. A volte NON semino perchè sono UMANA e mortale e ho voglia di mandare tutti a quel paese! Ad esempio quando mia figlia mi risponde “metto a posto dopo” ricorro al ricatto e all’intimidazione e invece di cucinare sano scongelo una pizza!!!
Un altro momento giusto per seminare è quando mi verrebbe voglia di criticare o quando sento qualcuno che critica altri. Fermo immediatamente il pensiero e mi riprendo perchè se critico è come se dicessi “io vado bene e tu no” e quando un’amica mi racconta un pettegolezzo su un’altra amica comune invece di assecondare la sua critica cerco subito di minimizzare e ammorbidire. Una volta Gina mi ha raccontato che Laura, un’amica comune, ha parlato male di mia figlia, ha detto che è viziata, perdigiorno e ruba i soldi alla nonna per comprarsi oggetti firmati. In un’altra vita sarei rimasta sconvolta, sarei andata da Laura e avrei chiesto spiegazioni, litigando e rompendo i rapporti anche perchè non credo alle sue parole. Stavolta invece ho seminato. Ho detto a Gina che non avrebbe dovuto dirmi una cosa del genere perchè sicuramente ha promesso a Laura di non dirla e perchè potrebbe offendermi. (ritengo di avere seminato rendendo Gina consapevole delle conseguenze di quello che dice) Poi non ho riferito a Laura di aver saputo del suo “stalking”, anzi ho provato compassione per lei che fa paragoni con sua figlia che guarda caso ha le stesse caratteristiche che critica nella mia… Chi spettegola trova nell’altro NEGATIVITA’ che appartengono anche a lui!
Quando da piccola qualcuno mi offendeva con una parola tipo “stupida” rispondevo: “Chi lo dice lo è” Dicevo una grande verità! Chi dice stupido a qualcun altro è perchè ha sperimentato la stupidità e vorrebbe condividerla con l’altro, invece appartiene a lui! Se Laura ha una figlia viziata che le ruba i soldi regolarmente niente per lei è più consolante del pensiero che anche mia figlia faccia la stessa cosa! Chi lo dice lo è!
Semino quando con uno sforzo cosciente decido di far felice qualcuno con un complimento, un abbraccio, un apprezzamento, un invito, un saluto caloroso. Con questo tipo di semina raccolgo immediatamente! L’altra sera ho avuto un moto di affetto verso Laura, sì, proprio lei che parla male di mia figlia. Era seduta, sono andata dietro di lei, l’ho abbracciata e le ho fatto un massaggio sulle spalle. Mi ha preso le mani e non me le mollava più, dimostrandomi il suo affetto, è stato un momento intenso, partito da un impulso semplice. Le prime volte è uno sforzo cosciente, poi diventa naturale e spontaneo.
Ogni volta che interrompi un automatismo pensando a scegliere cosa dire, cosa fare, cosa pensare e come agire ottieni la padronanza di te stesso e crei la vita come la vuoi tu, non come la vogliono gli altri. Ti accorgerai piano piano che la tua vita diventa più lieta, più prospera e più degna di essere vissuta. Seminando amore otterrai l’amore, seminando generosità otterrai abbondanza economica, seminando felicità otterrai felicità. E’ facile tutto questo? No, per niente. Quante volte mi sorprendo ad utilizzare i vecchi meccanismi con i figli, con mio marito, con gli amici e a mangiarmi i semi che ho in mano! Dopo la caduta però riconosco l’errore e mi rialzo più forte pronta per la prossima sfida. Per seminare, dunque, ci vuole il controllo della mente unito a spensieratezza, allegria, creatività. Nel 2011 inizierai a recepire la vita come espressione miracolosa della divinità e negli anni seguenti questo processo non sarà più saltuario, ma continuo. Ti auguro un 2011 di continua SEMINA di amore, compassione, gioia, letizia, condivisione, il tutto col controllo delle tue scelte. Il raccolto, vedrai, sarà abbondante.