Archivio di novembre 2012

Il golfista molto imperfetto

Avevo già sentito parlare (male) di lui, ma poi l’ho visto con i miei occhi e ho capito che lo hanno dipinto meglio di quello che è in realtà.

Alla buca 1 c’era un gruppo di 5 che aspettava di partire e tre di loro hanno fatto in modo di rifilare lui, l’indesiderato, che chiamerò Pinko, con uno di loro. (secondo me hanno fatto la conta per stabilire a chi sarebbe toccato)

I due (l’indesiderato e il malcapitato compagno) erano dietro il mio team e Pinko ci stava alle costole tirandoci addosso, per ben due volte abbiamo visto la sua palla arrivare vicino a noi.

Alla buca 5 decidiamo di farli passare e osserviamo Pinko fare il colpo al green da 140 metri. Bel colpo, ma lungo: acqua. Pinko tira una bestemmia poi dice a voce alta:

– ho tirato il pitch, cosa devo tirare? Il sand forse da 140 metri? Va bene che sono lungo, ma… Nel frattempo, mentre il suo compagno va sulla sua palla, lui mette in terra un’altra pallina e tira di nuovo: ancora acqua. Poi sgomma col cart, passa davanti al compagno e dice: “vado a cercare la mia palla, passo io e tu tiri dopo” Il compagno era visibilmente scocciato, ha dovuto aspettare i comodi di Pinko insieme a noi mentre Pinko in lontananza tirava al green.

Dopo ce lo siamo trovato davanti tutto il tempo e abbiamo visto scene da film: zolle di terra in aria mai riparate, urli e improperi ripetuti, ferro sbattuto sul green… Il compagno finalmente alla buca 9 se l’è potuta svignare e lo ha lasciato solo.

Pinko ha un ego smisurato. Gioca solo per dimostrare quanto è bravo, ruba regolarmente sul punteggio in gara (è già stato squalificato) perché per lui conta DIMOSTRARE e non divertirsi. E’ pieno di invidia, ansioso, incurante del suo prossimo, chiuso in un bozzolo di negatività.

Pinko sembra l’immagine di Trog, un prototipo di golfista che incarna il peggio dei peggiori giocatori e che descrivo nel mio libro cartaceo “Tutti pazzi per il golf”.

Questo piccolo libro, il mio primo libro, sta per FINIRE!  Sì, ne avevo in casa 1000 copie e fra i venduti e i regalati adesso me ne rimangono 180.

Sono sicura che la maggior parte di voi che state leggendo qui avete già in casa una copia del mio libro, quindi se ancora non lo avete aperto leggete per favore la storia di Trog a pagina 47 e commentatela qui.

Voi golfissati delle mie clinic 2012 lo avete TUTTI! Ho scritto il libro nel 2008 e Trog non esisteva realmente. Adesso esiste, ed è un socio del mio circolo, spero solo che non legga questo post e si riconosca…

Non hai ancora il mio libro?

Aiutami a terminare le 180 copie per farmi venire la voglia di scriverne un altro! Lo trovi qui:

Tutti pazzi per il golf

 

 

Gli uomini sono svantaggiati al golf!

Il golf è ancora uno sport tipicamente maschile nonostante il numero di donne professioniste o amatrici sia in aumento.

In ogni campo da golf il tee degli uomini è più lontano di una trentina di metri rispetto a quello delle donne e a volte anche di più. Stai bene attento a cosa sta succedendo a questo pover’uomo che tira dal tee delle donne. L’uomo col megafono lo richiama più volte invitandolo a giocare dai battitori degli uomini, ma lui…

 sta tirando il secondo colpo!!!

Questa cosa può succedere solo ai maschietti. E a te, maschietto che stai leggendo, è mai successo? Dì la verità!

una golfissata speciale

Ho conosciuto Nicoletta quando ha commentato il post sul mio blog “golf e malattia” in cui raccontavo la storia di Angelo, un golfista che sta curando il Parkinson come lei.
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E’ venuta alla mia clinic e si è applicata con entusiasmo per apprendere il più possibile da ogni momento trascorso insieme. Il secondo giorno, giocando con lei, ho avuto l’onore di vederla imbucare con un approccio da lontano, giusto coronamento per chi gioca con senso di divertimento e leggerezza.
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La sua storia di dolore-rinascita ti toccherà il cuore.
Per te che stai passando un momento difficile
Per te che stai curando la depressione
Per te che devi convivere con una malattia
Per te che pensi di avere problemi di vario genere
ma anche per te che sei già felice
Nicoletta ti racconta la sua storia, ti invita a giocare a golf (amando i suoi alti e bassi) e a ritrovare l’entusiasmo di vivere.
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“E’ una bella giornata di aprile del 2009. Un giorno come un altro, quando, tornando dal lavoro, Giuliano, mio marito,  mi comunica l’esito dell’esame cui mi ero sottoposta qualche giorno prima; la diagnosi era Malattia di Parkinson.
La reazione, come prevedibile, non è delle migliori, piango,mi dispero e “rifiuto”, non ne voglio proprio sapere.
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Subito mio marito e i miei figli, con molta pazienza e comprensione cercano di tranquillizzarmi, ma da quel momento comincia un brutto periodo.
Mi documento sulla malattia in modo ossessivo, voglio sapere tutto e naturalmente, venendo a conoscenza di quale potrebbe essere l’evoluzione della stessa, mi costruisco films mentali prevedendo per me lo scenario peggiore.
A questo punto interviene Giuliano e mi fa capire che il problema va affrontato da un duplice punto di vista; quello della terapia farmacologica e dell’assistenza neurologica e quello della fisioterapia per prevenire la rigidità artro-muscolare che rappresenta una seria complicanza della malattia di Parkinson.
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Poichè mio marito da quarant’anni ha uno studio ortopedico associato con un fisioterapista, mi affida alle sue cure per la terapia fisica.
La depressione pia piano mi rende la vita impossibile, sviluppo una forma di “agorà fobia” per cui non riesco più ad uscire in mezzo alla gente, rifiuto i contatti con persone che non siano i miei famigliari, ho paura di vivere.
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Mi sono sempre ritenuta una persona forte, dinamica, sportiva, quasi onnipotente, ma adesso sono fragile, non ho la forza di reagire e devo fare i conti con questa brutta cosa che mi è capitata.
Non posso certo alla mia età (55 anni) vivere in questo modo per cui chiedo a Giuliano di aiutarmi.
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Lui ha un caro amico Psichiatra primario di un grande ospedale milanese, così decido,  io persona “tutta d’un pezzo”, di sottopormi ad una visita, agevolata dal fatto che Teo, lo psichiatra, è anche un mio amico.
Il medico inquadra subito la situazione e mi affida ad un suo collaboratore psicoterapeuta molto bravo di alta professionalità con il quale dopo un primo colloquio mi propone di iniziare presso il suo centro “amici della mente” , un percorso di sedute collettive per una terapia di tipo cognitivo-comportamentale che non prevede supporto farmacologico.
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Gabriele Catania (è il nome dello psicologo) mi aiuta a sviscerare il problema iniziando dal dialogo interiore e con un metodo autoaccuditivo mi porta piano piano a superare le paure indotte da un modo di pensare distorto e disfunzionale acquisendo AUTOREVOLEZZA agli occhi dei convitati e maggior fuducia in me stessa. Ciò significa: Ascoltarsi-comprendere il problema-astenersi dal giudizio-rassicurarsi-valorizzare l’aspetto positivo nelle situazioni negative.
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Dopo circa un anno di questa terapia che comincia a dare i primi risultati, Giuliano ritiene utile fare una verifica della terapia farmacologica del Parkinson, quindi il passo successivo è il Centro Parkinson del CTO di Milano.
Il Professore che mi visita ritiene di aggiungere alla terapia la Levodopa, farmaco principe nella terapia antiparkinsoniana e consiglia molto movimento e fisioterapia.
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Mio marito che da poco ha iniziato a giocare a Golf,mi propone di avvicinarmi a questo sport a sua detta meraviglioso, in quanto
permette di fare movimento coinvolgendo tutti i muscoli e le articolazioni, di camminare all’aria aperta in ambienti bucolici senza peraltro andare mai in debito di ossigeno.
All’inizio sono un po’ scettica, penso di non essere all’altezza, mi sembra uno sport difficile soprattutto dal punto di vista mentale, però dato che nalla vita niente e nessuno mi ha mai intimorita, decido di accettare la sfida.
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In quel bel panorama del golf Acaya nel Salento inizia la mia avventura di golfista.  
Che meraviglia, le prime lezioni con Federico vanno da Dio, le palline si alzano, non vanno molto lontane ma mi piace.
Quando però la posizione si impone, le cose si complicano; momenti sù e momenti giù, ma il golf è così, è veramente una fissazione, ti entra nella testa ma soprattutto nell’anima, come piace ad Alessandra , e non ti molla più. Sbagli, ti arrabbi, ma non vedi l’ora di tornare in campo.
A volte diventa motivo di discussione e anche di litigio con Giuliano, ma anche questo è bello.
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Ad un certo punto però, quando comincio ad andare in campo per prendere l’handicap la situazione si complica: mi sento osservata quando preparo il tiro, ed il tremito alla mia mano sinistra aumenta con conseguente agitazione e disagio.
In questa fase mi sono tornati utili gli insegnamenti del Prof Catania, soprattutto quelli che mi hanno fatto superare i momenti di socializzazione col guppo, tanto che io, taciturna per natura,mi sono spesso ritrovata a tenere banco nelle discussioni.
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Ho trasportato queste sensazioni sul campo da golf, ripetendo a me stessa che se anche ho questa malattia sono e resterò sempre una persona forte, determinata, dinamica che accetta quello che la vita le riserva. Dal punto di vista fisico, i miei trascorsi sportivi, sono maestro di sci, hanno fatto il resto.
Certo la strada è ancora in salita, però ho conseguito l’handicap, e sono soddisfatta per come ho affrontato e superato la situazione.
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Girovagando su internet conosco Alessandra, da subito stabilisco con lei un rapporto di simpatia e di condivisione per il golf e decido con Giuliano e una coppia di amici di partecipare a una delle sue clinic organizzata nella sua residenza di campagna nelle vicinanze di Lucca.
Posto incantavole e compagnia fantastica.
Trascorriamo un bel fine settimana fra approcci tra gli ulivi, consigli tecnici di Lorenzo il maestro molto professionale oltre che professionista.
La parte mentale fatta da Alessandra, mi conferma l’importanza dell’aspetto psicologico, dicome sia fondamentale
“ancorare” i bei colpi, esultare dopo un bel tiro, la necessità di riforzare un bel colpo con la parola associata ad un gesto perchè tutto questo aiuta ad avere fiducia in sé stessi nei momenti negativi dopo una flappa o una rattonata.
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Dopo la clinic ho sperimentato i vari suggerimenti che mi sono stati dati: fissare un obiettivo a lungo termine, trovare il ritmo, ancorare i bei tiri, ascoltare l’audio-golf di Alessandra, guardare e riguardare più volte le immagini del mio swing annotando mentalmente le correzioni da approntare in campo e campo pratica.
Leggere inoltre più volte la frase settimanali cercando di visualizzare la parte finale della situazione descritta.
Per il momento ho riscontrato un miglioramento delle mie performances.
Queste sono le note e le riflessioni di una persona che non si arrende, circondata da una montagna di affetti tra cui ultimi in ordine di tempo ma non ultimi quelli di Alessandra e Lorenzo.
Mio marito, che mi legge per conosceza, ha le lacrime agli occhi ed è orgoglioso di me. Questa non sarà quella di Aristotele o di Oscar Wilde, ma è la mia felicità!
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Grazie Nicoletta di questa tua testimonianza sincera che, ne sono certa, aiuterà tante persone con problemi a riprendere in mano la loro vita e a cercare di valorizzarla al massimo, per berne il nettare quanto più spesso possibile.

Mi rendo conto che il taglio che le mie clinic stanno prendendo è “golf & socializzazione-valorizzazione-entusiasmo-fiducia in sé” e tu, Nicoletta, ne sei un’immagine perfetta. Hai dimostrato che la malattia non ha potere su chi, come te, decide di vivere!

L’ego nel golf. Piacere, non felicità.

Questa foto è un bell’esempio di ego nel golf. Sapevo di essere fotografata, avevo fatto un par che per me è un eccellente risultato, e ho mostrato a tutti il numero 3  con le dita !!! Non mi condanno, né mi sento in colpa né mi esalto, semplicemente mi perdono e mi voglio  bene lo stesso, come quando sbaglio un colpo di golf.

L’ego che rimane “a livelli accettabili” è umano. Desiderare di fare bella figura con gli amici, di vincere una gara, di abbassare di handicap rientra nella naturale ricerca del piacere e soddisfazione nell’uomo. Meno normale eppure frequente è quando vuoi dimostrare di essere bravo a tutti i costi, anche rubando sul punteggio o aggiustandoti la pallina quando non si può. Meno normale è:

dare la colpa a destra e a manca di un colpo sbagliato

irritarsi con i  compagni di gioco e isolarsi da loro

arrabbiarsi vistosamente, sbattendo il ferro per terra e/o alzando la voce ad ogni errore.

provare invidia per chi gioca meglio.

giustificarsi per i propri colpi sbagliati (accusare malesseri ad esempio…)

ignorare le semplici regole del fair play

lasciare il campo zappato dalle tue zolle senza ripararlo

Perché? In tutti questi casi interviene l’ego. L’ego vuole ad ogni costo che tu dimostri il tuo valore verso te stesso e verso gli altri. L’ego vuole che tu dimostri di aver ragione, il torto deve essere di qualcun/qualcosa altro. L’ego vuole che tu metta tutta la tua ansia e preoccupazione nel giocare bene perché devi essere migliore degli altri. All’ego non importa se raggiungi il risultato dichiarando un colpo in meno ad ogni buca, gli basta che tu faccia score e che tu abbia un handicap basso. L’ego vuole DIMOSTRARE, a se stesso e agli altri e CONVINCERTI che è giusto così.

L’ego ti porta via energia sana per soddisfarsi. Quando devi dimostrare il tuo valore a te stesso e agli altri sprechi energia in ansia, dubbio, preoccupazione, paura di non soddisfare le tue aspettative. In queste condizioni è difficile giocare un golf piacevole, sciolto e divertente.

Soddisfare l’ego è un piacere momentaneo, fugace, come costruire un castello di carte. Pensa a tutte le volte che hai vinto una gara: che peso ha sulla tua felicità di adesso? Nessun peso. E’ stata una soddisfazione di un momento. Una bella soddisfazione, non felicità.

Stai attento perché soddisfare l’ego, anche in modo “BUONO” (ad esempio la mia foto in cui dimostro il par) non porta alcuna felicità.

La felicità è qualcosa di più grande, che ha a che fare con l’anima.

Felicità è molto altro, ma non voglio né posso fare qui un trattato sulla felicità. Ne do solo alcune definizioni in base alla mia esperienza, che posso approfondire se sei interessato. La felicità è un modo di essere e può durare tutta la vita, felicità è essere se stessi, esprimere i propri talenti, avere una missione e agire per compierla. Felicità è uno status dell’anima. Felicità è fare un viaggio dentro se stessi per cominciare a voler bene al nostro bambino interiore ferito. Felicità è monitorare i nostri pensieri per scegliere in ogni momento come agire al meglio in ogni situazione, interrompendo gli “automatismi”. Felicità è dare retta all’anima, il nostro “grillo parlante” interiore che ci invita ad amare e perdonare noi stessi e gli altri. Felicità è vivere con leggerezza, umorismo e sorriso.

Ricordi il titolo del libro di Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”? L’essere umano sembra temere la felicità. Di ogni problema ne fa una montagna da scalare, tende a vedere le difficoltà, le malattie, le situazioni negative. Rende pesante il vivere. Non “sostiene” la leggerezza, che è l’essenza della felicità.

Se sei felice, affronti i problemi della vita col giusto approccio. Se sei felice e ti vuoi bene accetti il tuo modo di giocare a golf e poi decidi di migliorare se vuoi.

Le energie convogliate nella felicità a lungo termine portano più sensazioni piacevoli nella vita di tutti giorni, anche nel golf e perfino quando non giochi bene.

Come utilizzare l’energia nel golf?

Decidendo di divertirti e di essere felice. Sbagli un colpo? Ti perdoni dicendo a te stesso “anche se hai sbagliato il colpo ti voglio bene lo stesso Alessandra” Oggi è proprio una giornata no? Ti rassegni alla sconfitta ma fai del tuo meglio ad ogni colpo concentrandoti solo su quello. Non ci riesci e ti senti ansioso? Accetti la tua ansia, guardi il panorama respirando intensamente e ti dici: “oggi la mia ansia fa parte di me, ma io sono così fortunato di essere qui al golf che perfino il colpo sbagliato è una benedizione!” In questo modo fai scattare la leggerezza, affossando il problema.

Tutto questo sarà allenato alla clinic golfissati di novembre, ci sono ancora 4 posti disponibili. Clicca sul link qui sotto, potresti renderti conto che il taglio di questa clinic ti piace un sacco, non pensavi assolutamente che fosse così e ti mangi le mani per non averlo visto prima!!!

clinic golfissati