Archivio di settembre 2010
Se Tiger è in crisi posso esserlo anch’io…
In un momento di “malattia golfistica” ho avuto un’illuminazione consolatoria e voglio condividerla con tutti gli ammalati come me.
Il morbo da brutto gioco si è insinuato nel mio swing in maniera subdola, una goccia per volta, tanto che per molto tempo non mi accorgevo di averlo addosso. Mi dicevo: “sì, il mio drive si è un pò accorciato, i legni da terra mi volano bassi, però tutto sommato riesco a giocare quasi il mio handicap e mi interessa di più la passeggiata all’aria aperta che il risultato” Ma alla fine non potevo più nascondere a me stessa di aver bisogno del medico, e anche di un medico BRAVO, che sapesse motivarmi e farmi ritrovare uno swing vincente. E sapevo bene che oltre al medico dovevo mettere in ordine la mia VITA attuale, con impegni a destra a sinistra, dove il golf entrava solo di sfuggita nei ritagli di tempo. Quando giocavo pensavo a finire presto per potermene tornare alle mie occupazioni, il mio gioco era contaminato da troppi pensieri.
Comunque, in questi giorni di riposo per malattia (…) ho letto su Euro sport news che Tiger Woods nel 2010, dopo il caos delle vicende personali, ha fatto 11 rounds consecutivi in MAI meno di 70, raggiungendo il secondo peggior risultato della sua carriera di professionista. Se farà altri 5 rounds con più di 70 batte il record.
In conclusione, il più grande golfista del mondo non è immune ai problemi mentali che gli causano confusione nel gioco del golf. Se lui ha problemi posso averli anch’io!!!!!
La seconda riflessione consolatoria, fatta dopo due giri di 18 buche in un campo “fuori casa” (sempre nel periodo di malattia aggravata) è stata la seguente: “perchè mai molti golfisti come me fanno risultati migliori nel proprio campo che nei campi nuovi? Lo swng dovrebbe essere lo stesso, in casa o fuori casa. Forse anche questa è una malattia mentale!
La nostra percezione delle cose diventa una varietà di pensieri che penetrano nei muscoli e causano interferenza. Se siamo in un campo diverso da quello a cui siamo abituati, ci immaginiamo pericoli che non ci sono e inquiniamo il nostro swing. Noi abbiamo miliardi di neuroni che lavorano tutto il tempo e quando mettiamo l’intenzione su qualcosa questi neuroni seguono degli schemi per raggiungere questo qualcosa. Tiger e io abbiamo creato interferenze nella nostra rete neuronale, quella che ci indicava la strada del buon swing e della vittoria. Ogni volta che io e Tiger pensiamo ai nostri problemi attiviamo l’interferenza e creiamo un doppio ascolto:
emozioni———————————————————————————————————————–swing corretto,
quando invece l’ascolto e l’attenzione dovrebbe essere uno solo.
Adesso che ho paragonato il mio problema a quello di Tiger mi sento molto più leggera, vedo la mia “malattia” come transitoria, vedo l’handicap 18 in avvicinamento, così come Tiger vede in avvicinamento un giro in 62… da malata mi sto trasformando in visionaria!
l’amante
Louis amava il golf sopra ogni altra cosa. Era una magnifica ossessione, provava gioia pura nel vedere la pallina alzarsi in volo da terra, faceva gare su gare e portava a casa parecchi premi. E che liberazione, dalla noia del lavoro! era dirigente in una piccola azienda di elettrodomestici, lavorava 8 ore al giorno per uno stipendio da fame, appena sufficiente a pagarsi la quota del golf e delle gare domenicali.
La moglie era stufa di dover economizzare sulla spesa quando Louis buttava i suoi soldi nel golf, per fortuna non avevano figli. Il golf era stata la rovina del loro rapporto, Louis aveva cominciato a lasciarla sola per interi sabati e domeniche, noncurante delle sue lamentele, così lei lo aveva lasciato.
Finalmente libero! Libero di giocare a golf, libero di organizzare il suo tempo, libero di tornare a casa tardi, di guardare le partite… Nessuno più a controllare quante ore sta al golf, nessuno che telefona nel mezzo di una gara, finalmente L I B E R O.
Il mese scorso però, la mazzata. Una mazzata in testa non con il legno 3, ma con la lettera di licenziamento. L’azienda era in crisi da tempo, Louis continuava a prendere lo stipendio con poco dispendio di energie, non pensava che ci sarebbe stata la parola FINE, sperava in un intervento da parte dei soci, così come avevano sempre fatto in passato. LICENZIATO, senza cassa integrazione, con la liquidazione da riscuotere chissà quando.
E il golf? Fra due mesi doveva rinnovare la quota, 2000 euro, dove li avrebbe trovati? L’unico lato positivo era che non avrebbe più pagato le 400 euro al mese alla sua ex moglie, doveva correre in banca a bloccare il bonifico.
Con gli amici del golf si era sempre vantato di essere un adone, un donnaiolo… Adesso era il momento di dimostrare che aveva ragione. Sandrona, la nubile mai-sposata del club, gioca 14 di handicap, è un’imprenditrice agricola piena di soldi, ha vigneti sparsi in tutta Italia ed esporta il suo vino e olio in tutto il mondo. Ha un solo, piccolo difetto: ama mangiare, pesa più di 100 kg. ed è alta 1,65. Oggi Louis ci prova, ha urgentemente bisogno di una “sponsor” per il suo golf e i suoi vizietti come gare, cene fuori…
Il mese prossimo Louis e Sandrona festeggiano al golf la loro unione, hanno invitato un centinaio di persone a cena dopo la gara sponsorizzata dall’azienda di Sandra.
LOUIS HA TROVATO LA GALLINA DALLE UOVA D’ORO, IL PROBLEMA ECONOMICO E’ SCONGIURATO, LA QUOTA ANNUALE DEL GOLF RINNOVATA, MA…
ma la notte
ma la notte
ma la notte NO!
le stimmate del golfista
Per la prima volta in tanti anni so cosa vuol dire frequentare un campo pratica. Cambio un biglietto di 10 euro in monete e riempo due cestini fino all’orlo di palline gialle con due striscette nere. Metto la pallina sul tappetino, faccio una prova o due senza la palla pensando a cosa sto facendo. Il maestro mi ha detto di curare il triangolo mani-braccia-spalle quando faccio il backswing e tenere ferma la gamba destra sforzando solo la parte superiore del corpo. Mi sforzo di seguire queste istruzioni nella prova e poi provo lo stesso movimento sulla palla, valutandone l’effetto. Il tiro è dritto? La palla si è alzata bene? Ha fatto la distanza che avrei voluto? Il mio finish è rimasto fermo fino a che la palla non è atterrata?
Una pallina dietro l’altra, uno swing dietro l’altro per memorizzare una SENSAZIONE, per far sì che il mio corpo sappia muoversi con la MEMORIA. So cosa sbaglio, so cosa devo fare e ogni volta che consumo due cesti di palline acquisto un centimetro di sicurezza per il mio futuro gioco. Sento l’errore, sento il movimento giusto, noto le differenze, ascolto le sensazioni, acutizzo i miei sensi. Le mie mani portano le STIMMATE, ossia i calli sull’indice sinistro e la sbucciatura sul pollice destro. A casa faccio 10 minuti al giorno di swing senza palla.
Cosa mi ha spinto a TUTTA QUESTA SOFFERENZA? la frustrazione. Ho sempre saputo che per migliorare bisogna praticare, ma non l’ho mai fatto prima! Amo passeggiare in campo, questo per me è lo scopo del golf.Ma se mi pongo obiettivi che posso raggiungere facilmente e faccio gesti che sono abituata a compiere non cresco, ma mi TENGO OCCUPATA. Pensa a qualcuno che non fa che ripetere tutto il giorno e tutti i giorni gesti abituali: una casalinga che fa la spesa, cucina, pulisce la casa e accudisce i figli, oppure un impiegato delle poste che sta alla cassa e quando torna a casa guarda la televisione. Queste persone NON CRESCONO. Crescere vuol dire superare le difficoltà, fare cose “difficili”, apprendere concetti nuovi. All’inizio, quando ci diamo nuove sfide o impariamo qualcosa di nuovo non capiamo, le cose non tornano, riflettiamo e rimuginiamo, ma poi tutto diventa chiaro e afferriamo il concetto. Quel concetto diventa nostro per tutta la vita, ci arricchisce per sempre e siamo cresciuti! Nel golf ero in zona comfort, pensavo: “gioco benino, mi piace tanto passeggiare e non mi interessano risultatoni”.
Che mega bugia mi sono raccontata negli ultimi anni! In realtà anche nel golf non volevo crescere, ma TENERMI OCCUPATA. Avevo la mia routine, passeggiando in campo con un’amica che gioca peggio di me, due volte a settimana più la gara del sabato mattina. Erano rare le volte in cui riuscivo a giocare pari col mio handicap, sia in gara che fuori gara, ma non me ne curavo più di tanto: assorbivo la frustrazione come fosse una naturale parte integrante del gioco del golf. In parte è così, anche i campioni hanno giornate di basse performance e quindi frustranti, ma quando il giocar male diventa un’abitudine abbiamo tre vie: smettere, continuare a giocare male o cercare di migliorare.
Eccomi qui dunque con le “stimmate” alle mani, quasi fossi una santa che vuole conquistare il paradiso, ad allenarmi con quella stupida pallina che non vuole saperne di volare dritta, alta e lontano.
E’ pazzia? Certo! Ma tra le controindicazioni del golf c’è proprio la fissazione, che in alcuni casi può evolvere in pazzia…