Il boom del golf non è sempre apprezzato

C’è un grosso business dietro al gioco del golf e piano piano ce ne accorgiamo anche in Italia.

Qui non ci sono campi pubblici come negli USA o negli UK, per cui per farti socio devi spendere un bel pò di euro, a meno che tu non decida di iscriverti a un campo pratica e poi pagare il green fee per giocare 18 buche, ma anche in questo caso spendi abbastanza.

Ecco quindi che si cerca di organizzare corsi di golf per adulti, invogliare bambini e adolescenti ad iniziare: il business va mantenuto ed alimentato. I bilanci dei campi da golf devono quadrare, i maestri devono guadagnare, i pro shop devono vendere, i produttori di attrezzature devono continuare a produrre…

I vecchi golfisti raccontano di un tempo in cui si pagavano green fee modesti, ci si associava con cifre giuste e si giocava senza ressa. L’erba era perfetta, le zolle rimesse al loro posto, il team davanti ci distanziava di tre buche e quello dietro pure. Non c’erano cart che sfrecciavano, si camminava volentieri con la sacca in spalla o col carrello a mano per fare attività fisica. Non era difficile vincere in gara perchè i partecipanti erano una ventina… Il dono che il golf concede allo spirito è quello dello spazio, e lo spazio un tempo era felicemente e beatamente poco frequentato.

Ma il progresso consente l’avanzata delle orde selvagge di golfisti di ogni tipo. Le quote sociali salgono ogni primo dell’anno e le migliorie si moltiplicano: nuovo pitching green, nuovi bunkers di sabbia ben curati, riempimento di parte del lago che impediva a tanti uomini di segnare la buca. Giovani dirigenti studiano marketing avanzato per far quadrare i bilanci, caddie masters che mettono in carica centinaia di batterie per carrelli elettrici e golf cart,  tutto va per il meglio.

Ma che ne è del golf?  La tecnologia non può sostituire i doni della natura. Il golf un tempo era il modo per riprendere fiato un attimo, oggi invece sempre più diventa una cosa che te lo toglie. Pensiamo ai tornei trasmessi in televisione negli anni 60, con partite scenografiche e con campioni del calibro di Sam Snead, dai nervi rilassati e ma gnifici swing, e confrontiamoli con quelli di oggi: oggi il golf è dominato dal valore di milioni di euro di quel putt imbucato o meno, o da scandali come quello di Tiger, che sempre ha a che fare col denaro.

Non c’è alcun fascino a ridurre il golf a carrettate di dollari, ma che ci possiamo fare?

2 Commenti a “Il boom del golf non è sempre apprezzato”

  • Quanta nostalgia…

  • I DUE LATI DELLA MEDAGLIA

    Gentile Alessandra,

    ecco il mio primo intervento sul tuo blog che ho scoperto di recente.

    Anche io, come tanti altri, appartengo (ahimè per te e per gli antichi golfisti appassionati) a quella orda e schiera di neo giocatori da poco avvicinatisi alla pratica del golf (lo pratico con piacere insieme a mia moglie dallo scorso luglio 2009).

    Una prima iniziale riflessione che mi viene alla mente è quella che anche nel golf varrebbe il detto del “doppio risvolto della medaglia”. Voglio dire che tante volte in “natura” si incontra una novità portatrice insieme di frutti buoni e frutti meno buoni.

    Frutti meno buoni: nel caso specifico siamo noi, orde fameliche più o meno bene istruite su come frequentare senza danni i green ed i fair-way ad incutere i timori da te elencati: lentezza del nostro gioco e spinta alla fretta nel gioco altrui, chiasso, aumento delle quote associative, estrema commercializzazione, deterioramento del buon campo di gioco.

    Riusciremo mai a trovare anche qualche “frutto buono”? Proviamoci: maggiore interesse dei mezzi di informazione a questo sport; sua nuova partecipazione ai prossimi giochi olimpici di Rio del 2016; nuova chance data ai praticanti (nuovi e meno nuovi) di calmare lo stress della vita moderna (sempre più frenetica); nuovi possibili soci interessati al gioco ed all’iscrizione di sempre nuovi circoli in via di ultimazione; possibile argine contro una cattiva gestione individuale nella vita sociale (tali e tante sono le possibilità di “fare torto agli altri” mentre per primi nel golf si è portati al rispetto delle regole e del “savoir-faire” reciproco); infine, non ultimo, il golf riesce a renderci migliori?

    Se soltanto alcuni di questi punti “a favore” potranno trovare conferma nella nostra pratica del golf allora io penso che si potrà ancora rivolgere al domani con nuovo spirito fiducioso lo sguardo “nostalgico” che si percepisce dal tuo scrivere.

    Ciao.

    Marco Don

    P.S.
    Complimenti per il tuo blog.