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Eccezionale: secondo capitolo INTERO del racconto di Alfredo

Finalmente svelato il volto di Alfredo, il bancario-scrittore (come me!)

Finalmente svelato il volto di Alfredo, il bancario-scrittore (come me!)

In questo secondo capitolo le parole e le allusioni si fanno più incisive, tipico dei toscani a cui piace COLORIRE le storie che raccontano. Buona lettura, grazie Alfredo!

Secondo capitolo.

Quando ero in viaggio per andare a fare le gare non pensavo ad altro che agli insegnamenti che mi avevano dato: gira le spalle, attraversa la pallina e non cercare di colpirla, fermo con la tesa, non la girare prima del tempo,  peso sulle cosce, sedere un po’ indietro, impugna bene il bastone, deciso nella presa senza serrare troppo, fai conto di aver in mano un passerotto, tienilo fermo per impedire che voli via, ma senza stringerlo troppo altrimenti soffoca.

C’erano tante cose da ricordare e ogni volta che le riepilogavo ne dimenticavo qualcuna.

In ogni caso mi auto convincevo che quella era la giornata buona per far risultato.

Entravo nella club house tutto allegro e pimpante, salutavo tutti e parlavo con gli amici ed alla consueta domanda: “Oggi ti senti in forma ?” rispondevo invariabilmente “ Tutto OK, Sento il movimento !! Oggi lo sento!”  In effetti la notte precedente la gara prima di addormentarmi ripensavo allo swing e nella mia mente cercavo di risentire la sensazione giusta dell’apertura e chiusura del movimento,  sentivo il rumore della pallina colpita, “ciaff”, quasi fosse una sinfonia di Beethoven  e questo dolce pensiero mi conciliava il sonno.

Diversi anni prima altri erano  i pensieri e le sensazioni che mi frullavano per la testa prima di addormentarmi, altro che golf !! Chissà se avessi conosciuto il golf da giovane ? Sarebbe stato un aiuto come anticoncezionale ?

La sera, dopo la giornata di gara, con la mente ricostruivo tutti i colpi tirati durante la gara, arrabbiandomi con me stesso per gli errori che avevo fatto, ripromettendomi che il giorno dopo sarei andato al campo pratica per riprovare i colpi che avevo sbagliato.

Quelle rare volte che mi capitava di fare una bella gara al momento di addormentarmi mi lasciavo pervadere da quella piacevole sensazione di calma e di felicità che un buon risultato di golf sa dare.

Ovviamente quando la gara andava bene fra le prime cose che facevo c’era quella di mandare sms agli amici con il punteggio che  avevo fatto.  Quando non ero io ad inviare gli  sms,  erano i miei amici a chiedermi, sempre  tramite sms  “Come è andata ?” e dopo averli informati del  mediocre risultato ottenuto mi rispondevano: “Non te la prendere, anche questa volta hai beccato il virgolone; farai meglio la prossima volta”.   Sapevo che dentro di loro gongolavano, non per cattiveria o invidia ma per quella competizione che il golf scatena anche fra le amicizie più salde e durature.

Quando partivo con il primo colpo dal tee della buca uno riuscivo quasi sempre a fare un buon tiro e alla gente che assisteva alla partenza e si congratulava,  io rispondevo “ Il problema non è il primo colpo, il vero problema sono gli altri 99 colpi che devo ancora fare  !!”.

Le giornate in cui riuscivo a fare risultato, sentivo subito dentro di me che poteva essere una giornata buona; giocavo con calma, non pensando ad altro che alla correttezza del movimento e mentre mi avvicinavo alla pallina pensavo al ferro che avrei utilizzato: andavo sulla pallina con calma, tiravo e il colpo andava dove pensavo arrivasse. E’ una sensazione unica: ti senti sicuro di tutto quello che fai, sul putt vedi subito la traiettoria che deve fare la pallina, come se sull’erba ci fosse disegnata la stradina da percorrere. Sugli approcci senti la giusta forza che devi attribuire al colpo:  in pratica riesce tutto (o quasi)

Non ho ancora capito quali sono i fattori che determinano queste giornate  di grazia: ogni tanto capitano e sono sensazioni magnifiche, anche se, purtroppo per me, rare.

Quando potevo, durante la settimana, andavo in campo pratica.

Spesso trovavo i  miei amici; tutti giochiamo quasi allo stesso livello, il migliore è Giandomenico che riesce ad avere un grado di concentrazione superiore al nostro, ed è migliore anche sotto l’aspetto tecnico. Ha quell’aria sorniona e furba, da finto svagato, ma sempre concentrato e attento; uno di quei classici tipi che, come si usa dire fra noi, “Lo sa lui dove ha la tana il polpo “.

Terzilio quando pratica, ma anche quando gioca sia in gara sia in allenamento, è  sempre preoccupato di andare “Over” cioè aprire più del dovuto. In realtà giocherebbe bene, meglio di tutti noi. Ha una biblioteca fornitissima di trattati di golf e di video su lezioni, ma è sempre alla ricerca di migliorare i suoi colpi, per questo dà retta a tutti quelli che gli danno i consigli:  il risultato è che non riesce a standardizzare il suo movimento.    Quando gioca con noi ad ogni colpo si gira verso  e ci chiede: “Sono andato over ?”, e noi “Ma no Terzilio, sei andato proprio bene” e lui si tranquillizza, per poi, al colpo successivo, rifare la stessa domanda:  brutta cosa la vecchiaia  !!!!

Un giorno facevamo una partitella fra noi:

Rolando sbagliò il primo colpo  alla partenza della buca 1 ed io prontissimo gli dissi::

“Rolando fai come ti dice la tu’ moglie quando siete a letto ”, e lui:

“ Cosa dice la mi’ moglie ?”

“Rolanduccio. Rolanduccio mio, fai la mulligan, perché la prima non ti è venuta  un granché bene  !!!”.

Durante una partita amichevole, ma corroborata da tanto agonismo e voglia di vincere, Giandomenico, sempre con quella sua aria, giocava  piuttosto bene e si avviava a vincere la sfidetta fra noi.  Non sapevamo come farlo distrarre, le barzellette e le battute non servivano a niente; avevamo esaurito tutto il nostro repertorio, ma lui imperterrito non demordeva.

Ad un certo punto ebbi un’intuizione e, sperando di farlo distrarre, gli dissi “ Senti, ma se io vado a letto con tua moglie diventiamo parenti ?” e  lui pronto mi gelò “ Parenti no, ma saremmo pari.” .

Capii che quel giorno avrei dovuto pagare  io la bevuta.

Fu in quell’occasione che successe un fattaccio.

Eravamo quasi alla fine del percorso.

Con noi giocava un altro amico, uno spilungone alto e magro.

Avevamo tirato tutti il primo colpo e c’incamminammo per tirare il secondo.

Quest’amico si avviò allargandosi sulla destra per  cercare la sua pallina, ben fuori sulla linea di tiro.

Dopo circa 40 –50 metri si fermò per guardare se riusciva a vederla.

In quel momento uno di noi tirò il secondo colpo: ne venne fuori uno slice mostruoso verso la destra. Nonostante i nostri urli d’avvertimento, lo spilungone non riuscì a scansarsi e fu colpito in pieno alla testa.

Sentimmo uno schiocco sinistro.

Con una macchina lo portammo di volata al pronto soccorso, preoccupatissimi.  Gli fecero tutti gli esami di rito comprese radiografie, tac.

Per fortuna il responso fu ottimale: non c’era niente di rotto né di grave. Per cui potemmo

tornare al circolo, per prendere un bel the rilassante.

Quando eravamo tutti tranquillamente felici d’averla scampata bella, Terzilio tirò fuori la pallina che aveva incocciato la testa dello spilungone: era incrinata.

Da quella volta nessuno di noi si avventura in avanti prima che tutti abbiano tirato.

Intanto aveva incominciato a giocare a golf anche un altro degli amici storici: Alfonso. Era stato per molti anni restio a passare al golf; ma, dopo averlo “asfissiato” con le nostre avventure golfistiche, alla fine, non potendone più, cedette.

Gran bridgista, suona la chitarra e canta bene come pochi altri

Le sere d’estate quando attacca con le sue canzoni anni ’60 le donne, complice qualche bicchiere  di frizzantino ben fresco, si perdono, romanticamente, fra le spire delle sue note musicali,mentre gli uomini tentano, malamente, di imitarlo.

Giocava solo da pochi mesi ma, come tutti gli artisti, aveva una piccola debolezza: si sentiva in dovere di dare consigli golfistici a chiunque giocasse, in allenamento, con lui.

Lo chiamavamo, per questo, “ O’ Professore “: qualunque fosse l’handicap del compagno di gioco  gli veniva spontaneo dare consigli su tecniche, movimento, apertura, impugnature e quant’altro gli capitasse di occhieggiare.

Non che dicesse cose sbagliate, anzi, con quel suo bonario, cordiale e altruistico modo di fare, diceva (quasi) sempre cose giuste; ma dopo un po’ la calma svanisce e non  diventa facile fare un percorso con uno accanto che ti suggerisce cosa devi fare: in quelle occasioni  capii   esattamente come doveva sentirsi Pinocchio quando perse la pazienza col Grillo Parlante, e  pensai bene di rivalutarlo (Pinocchio s’intende).

Per un periodo Alfonso aveva preso a giocare, tra gli altri, anche con una signora che non giocava malaccio, soprattutto quando faceva la prova del colpo.

Quando si gioca con gli amici è consuetudine, da gentiluomini come siamo, “dare”  per buono il colpo quando la pallina è vicinissima alla buca ed è praticamente impossibile sbagliare il putt.

Una volta Alfonso aveva messo la pallina a pochi centimetri dalla buca.

Poiché la signora stava zitta, lui gli disse: “Me la dai ?”.

Gliela avrà data ?   Non gliela avrà data? La risposta alla prossima puntata.

“Dartela? Dartela? Ma io  non ci  penso proprio a dartela! Figurati che non la do più nemmeno tanto spesso a mio marito! E dovrei darla a te? Ma  chi ti credi di essere? Ti sei guardato allo specchio?”.

Il povero Alfonso, imbarazzato e con gli orecchi ciondoloni, non sapeva cosa rispondere e anche gli altri compagni di gioco, interessati e con un mezzi sorrisetti stampati sulle facce, aspettavano di sapere come sarebbe andata a finire; allora con un filo di voce sussurrò:  “ Ma io intendevo se mi davi la pallina per buona !” e lei  tranquilla “Per principio non la do, quindi non ti do neanche buona questa pallina. Gioca, gioca e fai meno il furbino con me! “.

 

Lunedì mattina la terza e ultima puntata del racconto,  da pubblicare eventualmente in due tempi a seconda di quanto è lunga. A presto!