Bubba Watson è il mio nuovo eroe!


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Bubba Watson non ha mai preso lezioni di golf, non ha un coach, ha uno swing che è contrario a ogni regola tecnica, un modo di approcciare contrario ad ogni libro di strategia mai scritto eppure… HA VINTO LUI!

La sua strategia? Dice Watson: “Io attacco sempre la palla. Cerco la bandiera in ogni circostanza. So che il mio swing è buffo, ma in qualche modo FUNZIONA” Ecco perché LUI è il mio nuovo eroe!  

Sì, perché è una solo convinzione il fatto che il tuo swing non sia corretto: lo è! Quando funziona è la dimostrazione che è corretto, altrimenti non funzionerebbe!!!

Quindi cosa possiamo imparare da Bubba? Il suo talento? Ha più talento di Tiger o di Phil? Forse no, ma sa come vincere. Lui crede nel suo swing e nel suo gioco. Ecco cosa possiamo imparare.

Non esiste un golfista perfetto, né uno swing perfetto. Ognuno di noi deve trovare il proprio swing e crederci.

Bubba ci fa un altro dono quando afferma: “Non mi sono neanche accorto cosa è successo nelle seconde nove buche, da quanto ero nervoso. nervoso su ogni colpo, ogni putt, ogni approccio, nei play-off. A un certo punto dal bosco ho fatto uno strano colpo così come lo avevo immaginato nella mia testa e adesso sono qui a rilasciarvi un ‘intervista con addosso la giacca verde…”

Era nervoso!

Si può giocare bene anche se si è nervosi, questa è la buona notizia!

E per finire, Bubba ci dà una lezione di felicità. Non importa se giochi basso o alto di handicap, se vivi in una casetta o in una mega villa… ti abitui a tutto e non  gioisci più. Solo le prime volte che conquisti qualcosa sei felice. Solo quando senti che c’è una crescita, un miglioramento, una conquista. Lui, Bubba, ha conquistato il master e noi lo abbiamo colto in questo suo primo momento di senso di crescita e di miglioramento, che gli ha dato una grande felicità (oltre ai soldi 🙂 )

 

21 Commenti a “Bubba Watson è il mio nuovo eroe!”

  • Mariagrazia:

    Gran bella lezione di vita, oltre che di golf.

  • Andrea:

    Ciao, condivido quanto hai scritto. Sapevo che Bubba e’ autodidatta, quindi lo avevo eletto a mio idolo prima che vincesse. Gioco per il 3* anno a golf e sono a 14di hcp, e sono autodidatta a mia volta, spero di diventare hcp a una cifra entro la fine di quest’anno.

  • Ciao Alessandra.
    Sono rimasto incollato davanti alla tv per vedere che succedeva negli straordinari ultimi colpi del Master di Augusta.
    Mi sembrava di essere in campo a un certo punto. Meraviglioso.
    Non sono un grandissimo del golf. Anzi.:):)
    Ho iniziato da poco, neppure un anno, anche se sono sceso velocemente in quanto a handicap ( ma credo capiti a tanti al’inizio).Mi è piaciuto tantissimo il tuo riferimento allo swing prendendo spunto da quello di Bubba Watson, così strano, così “fuori range” per così dire.
    E mi è balenato nella mente un post che ho scritto tempo fa nel mio blog, che non parla assolutamente di golf.
    Il tema era tratto da quel maestoso film che anche tu avrai visto e che è “La Leggenda di Bagger Vance”.
    Parla di campo, del posto nel cuore e del “colpo” che ognuno di noi deve trovare dentro di se’.
    il colpo perfetto, la scelta perfetta e quindi anche lo swing perfetto, quello solo nostro, quello che non è di nessun altro.
    Proprio come quello straordinario di Bubba !!!
    Se lo consenti ti lascio il link
    http://www.investisutestesso.com/blog/sviluppo-personale/vedere-la-via-e-lasciare-che-accada/
    Penso piacerà.
    grazie
    Roberto

  • ettore giuseppe:

    credo che persone cosi autentiche nello sport dove tutto è programmato ,
    fanno riscoprire il vero compito dello sport, cioè prima cosa divertirsi e se poi vengono le vittorie ben venga grazie bubba

  • Condivido la tua ammirazione e sono sicuro che ne trarrai degli ottimi spunti.

  • angelo:

    quando un giocatore vince non si discute.
    BUBBA e’ un talento.
    Al Master di Augusta gli e’ andato tutto (possiamo dire )bene.
    Tutta la mia ammirazione per un autodidatta (sinistro).
    Bravo Bravo Bravo.

  • Marco:

    Bravo Bubba ma ricordiamoci che quello swing è stato acquisito probabilmente dall’età di 6 anni e consolidato in 20 anni di gioco o giù di lì. daccordo con il fatto che il golf debba divertire ma la domanda è si arriverà ad avere la sensazione di colpire una palla? Saluti e un grazie ad Alessandra per questa possibilità di parlare del gioco più bello del mondo.

  • Massimo:

    ciao Alessandra , si è vero è un eroe …ma fino ad ora non era un grande giocatore secondo Voi? visto gioca da anni nel tour maggiore?
    sul fatto che si arrangi da solo nella pratica e nella tecnica da sempre… ci credo poco ….comunque è molto bravo sa vedere il colpo prima di colpire la palla e questo è un vantaggio per un golfista…ciao

  • Alessandro:

    Ciao Alessandra,

    penso che l’Augusta di quest’anno sia stato fantastico e abbia mostrato tutti gli aspetti del (nostro) gioco più bello del mondo.
    Bubba è un’artista e penso che se lo sia strameritato questo master, non si puo’ non dimenticare l’espressione del suo volto, la sua determinazione (vedi soprattutto nella prima buca di spareggio quando Oosthuizen non ha imbucato, anche se poi non l’ha fatto nemmeno lui) : VOLEVA a tutti i costi quel torneo !!
    Louis invece ha sbagliato solamente alla seconda buca di spareggio, sentendo secondo me la pressione, l’ansia di un torneo che aveva in mano ( è quasi sempre stato al comando).
    Il mio idolo invece, Phil, ha perso la testa al par 3 della buca 4, quando il primo colpo, per sua grande sfortuna, ha colpito la ringhiera della tribune ed è finito nei cespugli del vicino bosco. Invece di tornare sul tee di partenza e di accontentarsi di un bogey (che secondo me gli avrebbe fatto vincere il torneo), ha cercato di colpire la palla col ferro rovesciato SENZA NEMMENO ASPETTARE il parere del suo caddy e per ben due volte ha rischiato la penalità perché la palla gli è passata vicinissima alle gambe. Quarto tiro in bunker, uscita e putt:totale 6 anzichè 4 ( i due colpi che lo avrebbero mantenuto in testa).
    Ma il bello del golf è proprio questo : tutti noi, indipendentemente da handycap, caddy, coach, tecniche, possiamo raggiungere dei traguardi impensabili come Bubba, e penso che tu qui sul blog abbia splendidamente chiarito come raggiungerli !!

    Un buon golf a tutti,

    Alex

  • tiziana:

    certo!certo! viva bubba!
    vuol dire che c’e’ posto per tutti! bisogna crederci! anche se penso che non basti assolutamente….crederci….ci vuole anche TANTO TANTO allenamento…e se non ricordo male bubba e’ nel giro da tantissimo tempo…..
    beh…comunque bravo!

  • Massimiliano:

    …e bravo il nostro Gerry (il suo vero nome!!!) “Bubba” Watson! Ha vinto contro tutto e tutti.Anche se ha sempre trovato la palla perfettamente giocabile in tutti i boschi che ha visitato (e ne ha presi molti ad Augusta!)…Mi spiace per Oosthuizen che considero un giocatore del “nostro ” European tour, con uno swing e gioco eccezionale…ma Bubba ha proprio pescato il jolly al Masters! Dopo le dichiarazioni poco carine sull’european tour in generale (campi di m…, mangiare di m….) lo scorso anno dopo l’open di Francia, mi stava un po’ antipatico! Ma la sua reazione dopo l’ultimo putt alla seconda di spareggio, ha commosso anche me. Dunque, viva Bubba!!!Viva il gioco estroso e istintivo!!!Abbasso i maestri (come dice lui, rovinano i giocatori!!!) e la tecnica…e ricordiamoci che chi vince ha sempre ragione! P.S. Tiger ti prego fai un po’ come Bubba, dimentica sta benedetta tecnica….
    Ciao, Max.

  • Fabio:

    Mi dispiace ma non riesco a provare ammirazione per uno che definisce l’europa un posto di merda dove si mangia di merda…. anche se vince un master!
    Non per ragioni di campanilismo ma solo perchè lo trovo stupido e indice di una mentalità veramente limitata.
    Sulla necessità o meno di avere un maestro sono invece d accordo con chi a commentato prima. Se inizi da bambino e sei portato per questo sport forse non ti serve nessuno oltre la determinazione e la forza di volontà!

  • marco:

    ciao ale,speriamo tutti di esere come babba,anche io ho preso 4 lezioni all’inizio due anni fa,poi mai niente,sono diventato 16 di handicap,spero anche io come andrea di diventare a una cifra entro la fine dell’anno,il mio unico problema e il lavoro che nn posso mai allenarmi,infatti le ultime tre gare,sono andate a rotoli,ma da ora voglio colpire la palla come dico io e nn come si sente sui campi da tutti,cioè confusione totale,ognuno sa come il propio corpo puo interagire con la mente,e viceversa,per cui .BASTA CREDERCIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
    ciao un bacione a tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
    cmq. e propio un gioco affascinante,che dal momento che provi nn puoi piu farne a meno.
    ciao marco

  • admin:

    Fabio, non ho sentito questo brutto commento di Bubba che certo poteva evitare… Io penso che anche se ha iniziato da bambino, il fatto che abbia vinto un master senza maestro è indice di un equilibrio corpo mente altissimo, di una forza mentale e un focus sull’obiettivo superiori a chiunque altro.
    Sì, il suo commento sul cibo europeo non gli fa onore e non quadra col suo equilibrio.

  • lorenzo bosisio:

    Subito dolo l’affermazione di Bubba il mondo golfistisico professionista si è spaventato. Giustamente.
    Io sono un professionista maestro e condivido in pieno l’affermazione di bubba.
    E’ vero i grandi guru con i loro metodi rovinano spesso i dilettanti (con i loro pro lavorano in maniera diversa) a causa dell’unicità del movimento che insegnano.
    Mi spiego, tutti o la stragrande maggioranza dei maestri vedono lo swing in un unico modo, il loro e cosi insegnano quello, nn lo swing che andrebbe bene al dilettante. dieci dilettanti dieci lezioni un solo swing.
    E’ ora di dire basta a questa cosa, dieci dilettanti, dieci swing diversi.
    Ma come si può fare una cosa del genere, facile. Noi maestri nn dovremmo fermarci a quello che ci insegnano a scuola, ma dovremmo imporci di seguire per un certo periodo tutti i grandi maestri e i loro metodi, andando da loro e umilmente imparare cose diverse. Avremmo cosi più possibilità di insegnare con il metodo più corretto che vada bene all’allievo che abbiamo davanti.
    Ma questo è solo l’inizio. La cosa migliore che si dovrebbe fare è leggere, capire e far nostro quello che c’è scritto in un vecchio libro di golf.
    The Golfing Machine.
    Questo libro se capito, permette di insegnare a chiunque a giocare a golf indipendentemente dal movimento che uno esegue.
    E’ il lbro di golf più difficile in assoluto, solo pochissimi maestri al mondo sono accreditati nel l’insegnamento.
    La mia fortuna è che quando Chuck Cook (uno dei pochi insegnanti arrivati al terzo e più alto livello) mi chiamo alla sua corte mi regalò The golfing Machine, era il 1993 e il mio mondo cambiò.
    Quello che credo sia corretto dire è che tra avere una pessima lezione di golf e nn averla è meglio la seconda possibilità.
    Dire che a volte mi viene da ridere osservando alcune lezioni di miei colleghi è la pura e semplice verità.
    State lontani dai maestri o sceglietene uno che sia effettivamente capace ma come riconoscerlo? beh dai primi 5 minuti, qualsiasi hcp abbiate il maestro deve prima guardare il vostro grip posizionandosi fronte a voi, poi la postura stando al vostro lato e in base a questo costruirvi una lezione su misura dove su, su misura intendo una lezione che vi porti ad avere square la faccia del bastone, nn un movimento giusto. La faccia del bastone square e solo quella.

  • admin:

    Lorenzo vorrei prendere una lezione da te! Sono refrattaria alle lezioni, mi sembra di essere un’asina o una dislessica, per questo le evito e sopravvivo senza. Tu però mi dai l’idea di un grande rispetto di ogni allievo che ti si presenta davanti. E di certo il fatto che insegni ai disabili ti aiuta in questo.
    Inviterò alle tue clinic con Chuck Cook tutti i miei lettori!

  • admin:

    Questo è un articolo di Guido Caneo, professionista.

    Bubba Watson ha vinto il Masters di Augusta, e io ho avuto un gran da fare al mio circolo. Il motivo è semplice: Watson ha più volte dichiarato di non aver mai preso lezione da un maestro, dice di essere un autodidatta. Non bastasse, ha scherzato dicendo che ritiene che per lui sia una buona cosa il fatto che ci siano molti maestri in giro sul Tour, così lui potrà vincere ancora molte gare. Ha perfino criticato ciò che Sean Foley sta facendo sullo swing di Tiger Woods. < < I maestri ti fanno sempre fare la cosa sbagliata>> ha detto Watson in una intervista.

    Di fatto, Watson ha uno swing davvero poco ortodosso, non rispetta i dogmi scritti sui libri di tecnica, non applica i concetti che generalmente vengono insegnati dai maestri. Insomma, un bel disastro per chi, come me, di mestiere fa proprio il Maestro. Stupitevi pure, ma tra i miei giocatori preferiti c’è proprio Bubba Watson, ma anche Jimenez e Furik, utilizzando un eufemismo si potrebbe dire che non siano i 3 swing più belli del tour. Ma gli swing belli, a me, non son mai piaciuti, mentre ho sempre avuto un debole per gli swing efficaci, di sostanza.

    Ma andiamo con ordine. Nel golf l’autodidatta non esiste. Esistono metodi differenti per imparare a giocare a golf che non sia la tradizionale lezione col maestro. Un giocatore che vuole imparare a colpire la palla, anche senza affidarsi a un maestro, non eviterà di guardare altri giocatori; non eviterà di leggere riviste di golf, di reperire informazioni sul internet o parlare con altri golfisti (che fanno lezione). I bambini, soprattutto, hanno molto sviluppata la capacità di imitazione: guardano, osservano e copiano molto bene. La maggior parte dei bambini è capace di imparare lo swing senza prendere alcuna lezione, ma semplicemente guardando dei bravi giocatori in azione, anche in tv, e sperimentando col bastone ispirati dalle immagini visive catturate precedentemente. Proprio come facevano i caddie una volta. Oggi, poi, con le moderne tecnologie si possono reperire informazioni anche molto accurate attraverso le riviste di golf, i libri, internet o persino ascoltando dei giocatori che chiacchierano davanti a un bicchiere di birra al bar. Insomma, per molti bambini, incluso il piccolo Bubba, non fu certo difficile imparare lo swing senza prenotare una lezione col maestro di club. Per un adulto, invece, le difficoltà sarebbero decisamente superiori, perchè la capacità di “assorbire”, di visualizzare e di imitare vengono represse dalla parte razionale del nostro cervello, che ci fa preoccupare maggiormente di “capire” quello che stiamo facendo e non di “sentirlo”.

    Ora torniamo a parlare dello swing poco ortodosso di Bubba Watson. Credo che non sia necessario che io vi convinca che non esista uno swing perfetto. O almeno, non esiste uno swing perfetto per tutti. Decine di giocatori, nella storia di questo gioco, hanno vinto esibendo swing molto differenti tra loro, alcuni più gradevoli esteticamente, come quello di Ben Hogan e Nick Faldo, altri un pò meno, come quello di Sandy Lyle, Craig Stadler e appunto Bubba Watson. Cosa hanno però in comune tutti questi giocatori, a parte il fatto che ognuno di loro ha vinto almeno una volta la giacca verde? Hanno in comune l’essere riusciti a trovare il loro swing perfetto, quello che il loro corpo e la loro mente era in grado di riprodurre con efficacia e continuità nel tempo, e sotto la pressione che i grandi tornei inevitabilmente portano ad avere. Se Stadler avesse fatto lo swing di Faldo e Faldo quello di Hogan, sicuramente nessuno di loro avrebbe mai vinto un Major. I loro fisici erano differenti, il loro carattere pure, il loro modo di immaginare i colpi anche. La sostanza è che non esiste uno swing corretto che vada bene per tutti i giocatori. Non esiste un solo modo giusto per
    vincere le gare.

    Da bambino sentivo spesso dire che i campioni avevano tutti swing diversi tra loro, ma al momento dell’impatto con la palla erano tutti uguali. Da maestro ho cominciato ad analizzarne tanti, fino a scoprire che nemmeno questo era vero. Anche al momento dell’impatto con la palla erano differenti, ognuno la colpiva in modo diverso, anche se impercettibilmente, e ognuno faceva volare la palla con traiettorie diverse. C’è chi ha vinto tirando la palla molto corta, come Corey Pavin, che però aveva una eccezionale regolarità e precisione, e chi, come Ballesteros, aveva un grande gioco di recupero ma con un driver impreciso. C’è chi ha vinto giocando in draw, e chi in fade, ma tutti avevano trovato il loro “sistema” corretto, quello che gli ha permesso di mandare la palla in buca con meno colpi degli altri nelle gare importanti. Dunque, in questo scenario, dove si colloca il maestro? Qual’è il suo ruolo nella vita di un giocatore? Quello di aiutare il giocatore a trovare il suo swing, quello “autentico” come diceva Bagger Vance, quello che, mantenendo inalterate le naturali predisposizioni sia in grado di essere efficace e ripetibile quanto più possibile, lavorando sugli aspetti tecnici imprescindibili, che tutti i grandi campioni nel loro swing hanno rispettato, perchè si basano su concetti di fisica e biomeccanica che non sono opinabili. E i maestri sanno quali siano.

  • Marco:

    L’articolo di Caneo mi sembra correttissimo, mi sembra però che il golf in televisione ci faccia più male che bene dal punto di vista “imitazione”, dovremo accontentarci di mandare avanti una palla più che colpirla davvero e godere di quelle 4 o 5 volte in un giro che riusciamo a stupirci con un colpo che non sembra tirato da noi e godere di quello quando ci chiederanno in club house “come è andata?” ………. ” Ho tirato 4 colpi fantastici ancora ci penso per il resto ho puttato male…..” forse in questo modo riusciremo a godere davvero di una giornata di golf in special modo se segnamo 80 colpi sullo score. Saluti alla compagnia.

  • willy:

    Letti e apprezzati gli articoli dei due maestri, Bosisio e Caneo…. BRAVI, speriamo in una diffusione crescente di questa capacità di analisi della pedagogia golfistica. Speriamo sopratutto in un’evoluzione del modo di insegnare ai dilettanti che incrementi il numero degli appassionati.
    Sull’utilità/efficienza delle lezioni, si possono fare molte considerazioni ma come sempre, la Verità dipende dal contesto. Dipende dalla capacità del maestro di cogliere le attese del singolo allievo e di utilizzare i suoi obiettivi per motivarlo.
    Una mia amica prende da anni due o tre lezioni alla settimana, partecipa ad un paio di clinics all’anno e, salvo ciclone o tornado, fa un paio di gare alla settimana. Tutto questo per plafonare intorno ad un handicap di 18. Fino qui, niente problema se lei fosse felice di giocare al suo livello. Purtroppo, gioca con rabbia, esprime frustrazione, cambia maestro alla ricerca della soluzione alle sue sofferenze golfistiche, …..
    Un giorno le ho chiesto cosa si aspettava dal gioco del golf e, dopo un momento di silenzio, mi ha semplicemente risposto:”non lo so, che domanda, nessuno me l’ha mai fatta”.

    E qui, ritorno all’insegnamento del golf e alla necessità, per i maestri che si vogliono efficienti, non solo di osservare i loro allievi ma, prima ancora, di ascoltarli, di capirne i mecccanismi mentali, di aiutarli a definire i propri obiettivi golfistici. Di imparare a fare le domande giuste, quelle che indirizzano, fin dalla prima lezione, l’allievo verso le sue MOTIVAZIONI. Quelle che lo aiutano a focalizzare sul positivo, sulla soluzione piuttosto che sull’analisi del perchè il colpo era sbagliato, sul presente anzichè sul passato…. Parlo del Golf Mentale.

    Purtroppo, è molto più facile accontentarsi di insegnare la meccanica dello Swing, dedicando le lezioni ad una interminabile serie di correzioni… e basta. L’insegnamento del Golf presenta un challenge interessante: come scoprire il giusto mix tra il lavoro sulla meccanica dello swing e il golf mentale? La risposta non può venir dall’allievo dilettante mentre, i professionisti possono scegliere il coach (i più bravi lo fanno benissimo) che corrisponda alle sue aspettative.

    Per i dilettanti, iniziative come quella di Alessandra sono, per ora, la strada giusta alla scoperta delle proprie strategie mentali di motivazione, di apprendimento, di rilassamento, di focalizzazione,…. Brava Ale! Continua e speriamo che vengano coinvolti in questa ricerca molti maestri. Il gioco del Golf ne ha bisogno!

  • admin:

    Grazie Willy!
    In questo senso non penso sia un caso che io abbia attratto due professionisti come Lorenzo e Guido. Se leggi “L’Eccellenza nel golf” le loro biografie hanno in comune la dedizione e l’amore verso il gioco e verso le persone. Entrambi hanno il dono di saper guardare in profondità, lavorando sia sulla tecnica che sui bisogni psicologici dell’allievo.
    Grazie per questo tuo commento interessante, la storia della tua amica che non è contenta ma non sa cosa vuole può essere di aiuto a molti come lei.

  • lorenzo:

    Quello che si conosceva sul golf mentale era dal libro di Bob Rotella, poi arrivò Richard Coop che con il suo libro Mind over Golf nel quale approfondisce molte variabili sia dei medi giocatori che di quelli bravi, fece capire l’importanzadella parte psicologica aiutando cosi moltissimi giocatori.
    Psicologia dell’insegnamento e psicologia dell’apprendimento due piedistalli che sorreggono il mio modo di insegnare.
    Mr Coop mi risolse molti problemi di concentrazione e mi insegnò a capire che tipo di insegnamento dovevo scegliere per ogni giocatore.
    Alcuni “trucchi” li vedo ancora oggi durante le riprese video dei vari open usate da alcuni giocatori.
    In ogni mia lezione c’è una parte di psicologia sia essa esplicita o nascosta e mi diverto a vederne i risultati positivi.
    lorenzo